Tra i tanti draghi che popolano la storia del cinema, Sdentato è certamente uno dei più amati. Si è affacciato per la prima volta dal grande schermo nel 2010, nel film d’animazione targato DreamWorks “Dragon Trainer” e con la sua storia ha immediatamente conquistato pubblico e critica, insieme al suo amico umano -e coprotagonista- Hiccup: entrambi sono nati però sulla carta, dalla penna della scrittrice inglese Cressida Cowell, che a partire dal 2003 ha iniziato a pubblicare una fortunata serie di libri per ragazze e ragazzi basata sulle avventure dei due improbabili eroi.
A distanza di 15 anni dall’esordio cinematografico, arriva nelle sale dal 13 giugno la versione live action di questo “nuovo classico” dell’animazione, che ha avuto due seguiti al cinema -Dragon Trainer 2 (2014) e Dragon Trainer. Il mondo nascosto (2019) -, e conta anche due cortometraggi e due serie animate ambientate nel medesimo universo narrativo. Col tempo, dunque, i protagonisti di “Dragon Trainer” sono cresciuti, così come i fan della saga della prima ora, e la versione live action rappresenta l’occasione per un nuovo inizio, che non mancherà di attirare nuove generazioni di appassionati, firmato dal regista Dean DeBlois, lo stesso che ha diretto i film d’animazione insieme a Chris Sanders.
Tra racconto di formazione e inno alla diversità, intesa come valore che arricchisce l’individuo e la società, “Dragon Trainer” proietta tra le pieghe di un’avventura mozzafiato la storia di un’amicizia basata sull’abbattimento degli stereotipi: due personaggi che la tradizione vorrebbe nemici, il giovane drago Sdentato, della letale genia dei “Furia Buia”, e il vichingo quindicenne Hiccup (Mason Thames), più incline a progettare nuove invenzioni nella bottega del fabbro che non a cacciare i temuti sputafuoco, stringono un legame che cambia la loro vita. Sfortunatamente, Hiccup è anche figlio del rinomato uccisore di draghi Stoick l’Immenso (Gerard Butler, che già doppiava il personaggio nei film d’animazione), capo del villaggio dove si svolge la vicenda e convinto che suo figlio debba dimostrare pubblicamente il proprio valore uccidendo un drago.
Prima della fatidica prova di coraggio, però, il destino fa incontrare Hiccup e Sdentato: ben presto a terrore e diffidenza si sostituiscono amicizia e condivisione: che il figlio del capo Stoick possa intaccare con il suo esempio l’idea che i draghi siano solo dei nemici da abbattere per i vichinghi? A sostenere Hiccup nella sua “rivoluzione”, legata anche alla demolizione della retorica di guerra, sono i fidati amici Astrid (Nico Parker) e Gambedipesce Ingerman (Julian Dennison), oltre al fabbro del paese Skaracchio Ruttans (Nick Frost), ma l’originalità di questa epopea, pur ricca di ironia, risiede proprio nel non edulcorare la situazione vissuta da Hiccup, né come emarginato dai coetanei e da suo padre in quanto “diverso”, né come vittima della brutalità della guerra, che si dimostra sempre e comunque una soluzione insensata.








Per celebrare degnamente l’arrivo nelle sale del live action, che vanta nel cast tecnico anche l’italiano Alessandro Bertolazzi nel ruolo di Makeup Designer, Sky Cinema ha scelto di dedicare il canale Family ai film d’animazione targati DreamWorks: dal 7 al 15 giugno, dunque, sarà possibile immergersi nelle atmosfere del villaggio vichingo di Berk e ripercorrere le avventure di Sdentato e Hiccup con l’intera trilogia di “Dragon Trainer”; sono inoltre in programmazione le serie di film dedicati ai personaggi di Shrek, Kung-fu Panda, i Croods e Baby Boss, oltre al recentissimo “Il robot selvaggio”.
In attesa del ritorno di Sdentato e Hiccup sul grande schermo “in carne e squame”, non resta dunque che tuffarsi nelle avventure di altri personaggi amatissimi, che forse, com’è nella cifra stilistica dei film d’animazione DreamWorks, non rispecchiano le caratteristiche fisiche o caratteriali tipiche di eroi ed eroine, ma in cui è molto facile riconoscersi. Le loro storie sono preziose soprattutto perché ricordano ai bambini e alle bambine di ieri e di oggi il valore della diversità, dell’accettazione di sé e del rispetto per “l’altro”. Principi che, viste le cronache di questi tempi, non passano mai di moda.
































