“Sardegna Archeofilm Festival”: “I leoni di Lissa” di Nicolò Bongiorno vince la prima edizione

A consegnare il premio il giornalista Paolo Mieli, il presidente della Fondazione Mont’e Prama Anthony Muroni e il direttore di Archeologia Viva Piero Pruneti

Premiazione "Sardegna Archeofilm Festival": Paolo Mieli, Anthony Muroni e Piero Pruneti. 📷 Nicola Castangia

Paolo Mieli, Anthony Muroni e Piero Pruneti. 📷 Nicola Castangia

È “I leoni di Lissa” di Nicolò Bongiorno, il film vincitore della prima edizione del “Sardegna Archeofilm Festival. A consegnare il premio – un Gigante di Mont’e Prama, il pugilatore, riprodotto in scala dalla Soprintendenza – sul palco il giornalista Paolo Mieli, il presidente della Fondazione Mont’e Prama Anthony Muroni e il direttore di Archeologia Viva Piero Pruneti.

“Grazie al pubblico del Sardegna Archeofilm per questo importante riconoscimento, mi sento davvero onorato – ha dichiarato Bongiorno. – Sono rimasto davvero ispirato dall’incanto della Sardegna ancestrale e ho potuto vivere ed ammirare il lavoro sul campo, la professionalità e le grandi sfide che la Fondazione Mont’e Prama sta portando avanti nel contesto delle espressioni culturali in Sardegna, e nel mondo intero. Il mio riconoscimento e gratitudine vanno all’esploratore subacqueo Roberto Rinaldi senza il quale questo film non sarebbe stato possibile, all’archeologo navale Francesco Tiboni per la consulenza scientifica, a Piero e Giulia Pruneti, ad Anthony Muroni, ad Archeofoto Sardegna (Nicola Castangia), al popolo sardo e alla comunità di Cabras con cui ho passato dei momenti bellissimi e mi hanno molto istruito in questi giorni del festival. Grazie anche…ai Giganti!”

Ma ieri, per l’ultima giornata del “Sardegna Archeofilm Festival” sul palco anche il giornalista Paolo Mieli, così introdotto dal presidente della Fondazione Mont’e Prama Anthony Muroni: “Ero un giovane cronista quando Mieli era direttore del Corriere della Sera per la prima volta; sono diventato direttore di un quotidiano locale quando lui è tornato nella stessa carica. Ma perché invitarlo a questo festival? Perché, credo, l’esigenza di inquadrare chi, cosa, come, dove e quando che appartiene al giornalismo, è di fatto un’esigenza condivisa dalla storia, dall’umanità tutta”.

“Ci illudiamo che conoscere storia serva ad evitare errori – ha affermato Mieli. – Cerchiamo nella storia le risposte del perché commettiamo costantemente gli stessi errori, ma la verità è che la storia non ci insegna quasi nulla, o non staremmo vivendo in un tempo in cui in Europa è tornata una guerra. La vera essenza della storia allora è, in un’idea che la rende simile alla psicanalisi, guardarsi dentro. Un messaggio di speranza però ci viene dai suoi stessi percorsi e cicli: quando si combinano pandemie e guerre, in genere, ci si prepara poi a salti di civiltà inimmaginabili”.

Prima del noto giornalista, sul palco, altri divulgatori della storia: Simona Scioni e Nicola Dessì. “Si parla poco nei festival di tv e divulgazione – ha dichiarato la giornalista. – Un grazie quindi ha chi ha pensato di dedicare questo momento al lavoro delle piccole emittenti, che lavorano con risorse limitate ma con grande energia, per porre un tassello che sia di aiuto ai nostri figli e alle amministrazioni, per guardare avanti, cogliendo una pagina di economia nella storia”.

Dedicato invece alla divulgazione in lingua sarda e per i più piccoli, l’intervento di Dessì: “È stato originariamente complesso applicare la lingua all’archeologia, poiché esistevano pochi termini. Alcuni li abbiamo quindi creati, mediando dall’italiano, dal greco o dal latino – ha spiegato. – È stato un progetto importante, come importante credo sia quanto facciamo nel raccontare l’archeologia ai bambini sardi. Spesso i più piccoli hanno sete di conoscenza: vedono i monumenti a breve distanza da loro e sentono la necessità di approfondire le proprie origini storiche”.

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