Ha preso il via anche a Sassari il mese della prevenzione e diagnosi della sindrome dell’occhio secco, promosso dal Centro Italiano Occhio Secco (CIOS), in collaborazione con la Clinica Oculistica dell’Università dell’Insubria di Varese, sotto il patrocinio del Ministero della Salute, della Regione Lombardia, del Comune di Milano e della Società Italiana di Oftalmologia (SOI). A Sassari sarà la Clinica oculistica dell’Aou di Sassari, diretta dal professore Francesco Boscia, a svolgere screening gratuiti alla popolazione.
Si tratta di una patologia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito “tra i più sottovalutati disturbi della società moderna” e in Italia colpisce il 90% delle donne in menopausa e il 25% della popolazione over 50. Tra le molte cause vi è il drastico cambiamento delle condizioni climatiche del globo. Le ondate di calore, la siccità ormai quasi perenne, la desertificazione di aree sempre più prossime alla città hanno causato un aumento dell’incidenza della secchezza degli occhi e un peggioramento dei suoi sintomi, come hanno certificato molteplici studi scientifici.
“La malattia dell’occhio secco, dry eye disease o DED, è una delle più frequenti patologie oculari a livello mondiale – afferma il dottor Stefano Dore della Clinica oculistica di viale San Pietro – e anche in Sardegna è considerata un problema di salute pubblica in aumento che richiede l’attenzione dell’oftalmologo. Soprattutto nelle forme moderate o gravi, la DED ha un forte impatto sulla qualità di vita del paziente, con ripercussioni notevoli sul benessere psico-fisico e sulle attività lavorative”.
“Non
sorprende quindi – prosegue lo specialista – che negli ultimi
anni la DED sia stata oggetto di grande attenzione da parte dei ricercatori”.
I pazienti con DED generalmente riportano fotofobia, secchezza oculare,
bruciore, prurito, sensazione di corpo estraneo o “sabbia negli occhi”, dolore
puntorio, talvolta anche iperlacrimazione nelle fasi iniziali. I segni sono
spesso aspecifici. Frequentemente si manifestano iperemia, disturbi della
visione, intolleranza alle lenti a contatto e, occasionalmente, secrezione
mucosa. Si possono notare ispessimenti ed altre anomalie palpebrali, o
blefarite. “Sono molti i fattori di rischio, generali o locali – riprende
Stefano Dore – che possono compromettere l’omeostasi del sistema
superficie oculare, innescando la cascata di eventi patogenetici tipica della
DED”. Oltre a età, sesso, etnia, e malattie autoimmuni, sono stati
costantemente associati al rischio di DED la carenza di androgeni, l’utilizzo
di videoterminali, il trapianto di cellule staminali ematopoietiche e condizioni
ambientali sfavorevoli.
Secondo lo specialista, infine, “meritano particolare attenzione i
fattori di rischio iatrogeni: l’uso di lenti a contatto, la chirurgia del
segmento anteriore, la terapia farmacologica sia locale che sistemica. L’iter
diagnostico si basa sulla raccolta dei dati anamnestici, sull’esame obiettivo e
sull’esecuzione di test diagnostici. La terapia è basata fondamentalmente
sull’uso di colliri come sostituti del film lacrimale”.
L’iniziativa prevede, fino al 14 giugno, visite oculistiche gratuite presso diversi Centri di eccellenza universitari e ospedalieri su tutto il territorio nazionale. A Sassari gli interessati potranno recarsi, a partire lunedì 20 maggio, presso le Cliniche San Pietro dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari, in Viale San Pietro, 43. Per usufruire dello screening è necessario prenotare la visita attraverso il sito www.centroitalianoocchiosecco.it L’equipe di specialisti guidata dal professor Francesco Boscia sarà a disposizione per diagnosticare la presenza della patologia e suggerire le opportune terapie.