Sassari. Un anno di Covid ma non solo, in primo piano ci saranno anche le attività istituzionali, con i numerosi percorsi diagnostico terapeutici, quindi il ruolo dei medici specializzandi, della ricerca e le sfide che dovranno essere colte. A raccontare queste esperienze sarà la Pneumologia clinica e interventistica dell’Aou di Sassari, di recente riconvertita a reparto Covid. Lo farà con una serie di registrazioni video che, con la partecipazione di tutto il personale medico della struttura, costituiranno la base del corso “La Pneumologia dell’Azienda ospedaliera universitaria si racconta…”.
Dodici filmati per dodici relazioni che, a partire dal 1 maggio al 31 dicembre di quest’anno, saranno disponibili sulla piattaforma fad.fisioair.it per coloro che vorranno formarsi e acquisire i crediti formativi (sono 3 quelli previsti). Il corso è rivolto a medici di Pneumologia, Allergologia e immunologia clinica, Geriatria, Medicina del lavoro e sicurezza degli ambienti di lavoro, Medicina dello sport, Medicina generale, Medicina interna, Pediatria, Pediatria di libera scelta.
Proprio questa vasta platea di medici ai quali si rivolge, in particolare a quelli di Medicina generale, apre le porte all’attività di telemedicina, la vera scommessa per il futuro. «Questa diventa la modalità di consultazione rapida con gli specialisti – afferma il rettore professor Gavino Mariotti nella registrazione di apertura – e diventa un elemento portante per quelle attività di ricerca, didattica e consulenza che contraddistinguono la nostra università».
Quello svolto sul territorio quindi, per l’unità operativa diretta dal professor Pietro Pirina, è un indiscusso ruolo centrale, anche per la presenza di professionisti di altro profilo. «Nel momento di maggiore crisi – aggiunge il commissario dell’Aou di Sassari Antonio Spano – la Pneumologia si è messa a disposizione dell’Azienda, dando un contributo fondamentale nella gestione della pandemia e dei tanti pazienti che sono stati curati all’interno della struttura»
«Siamo stati centro Covid nella primavera e nell’autunno dello scorso anno – racconta il direttore della Pneumologia professor Pietro Pirina –. Il coronavirus ci ha impegnati in maniera totale. Una situazione che ci ha condizionato e che ci ha messo a dura prova.» «È stata – prosegue – un’esperienza molto forte che abbiamo vissuto in silenzio, nella convinzione che quello che stavamo facendo andasse oltre la semplice assistenza». La Pneumologia, proprio in questi giorni, è tornata a essere un reparto Covid.
Alcuni numeri possono rendere in parte l’idea dell’attività realizzata: nel 2019 la Pneumologia ha effettuato 954 ricoveri ordinari e 749 broncoscopie. Nel 2020 (anno Covid) la struttura ha effettuato 248 ricoveri di pazienti Covid, nella quasi totalità affetti da grave insufficienza respiratoria trattati con alti flussi di ossigenoterapia e/o ventilazione non invasiva. Ha realizzato, inoltre, 469 broncoscopie. A questa attività si aggiunge quella ambulatoriale con 6mila visite all’anno, 3mila spirometrie.
La ricerca riveste allora un ruolo importante per gli specialisti della struttura al terzo piano delle stecche bianche. «Abbiamo realizzato una grande attività nel periodo pre Covid – afferma il direttore della scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato respiratorio, professor Alessandro Fois – in particolare sulla fibrosi polmonare idiopatica. Ma sono davvero tanti anche i lavori sul Covid, in particolare anche di follow up dei pazienti che adesso vengono richiamati per nuovi esami e visite».
E se è vero che il Covid ha rappresentato la massima espressione delle attività svolte dalla Pneumologia, la struttura diretta da Pietro Pirina racconta un’esperienza ricca di attività. In primo luogo i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta): quello per i tumori del polmone che vede in campo un’equipe multidisciplinare aziendale, quello per la broncopneumopatia cronica ostruttiva in collaborazione con l’Ats, così come quello per la Sla. E ancora, quello per l’asma grave, per le malattie interstiziali polmonari, per la diagnosi e il trattamento delle apnee ostruttive nel sonno, per la disassuefazione dal fumo. A questi si aggiunge l’attività di fisiopatologia respiratoria, di endoscopia bronchiale che fa di Sassari il primo centro della Sardegna, dotato di tutte le strumentazioni per la diagnostica con il sistema Ebus.
Quindi le sfide per il futuro. Tra queste l’accreditamento per otto posti letto di sub-intensiva respiratoria con monitoraggio in telemetria, l’accreditamento dell’endoscopia bronchiale toracica di secondo livello, capace di dare risposte adeguate all’utenza, e la realizzazione di percorsi dedicati con la medicina del territorio.