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Pasquale Chessa e Fabio Isman ad Alghero per le anteprime del festival Dall’altra parte del mare

di Redazione
7 Agosto 2019
in Alghero
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Giovedì 8 agosto Pasquale Chessa e Fabio Isman saranno i protagonisti di una nuova anteprima del festival Dall’altra parte del mare. Alle 21:30, nello spazio all’aperto della Libreria Cyrano, partendo dai loro ultimi libri, “1938. L’Italia razzista (F. Isman – Il mulino) e “Il romanzo di Benito: La vera storia dei falsi Mussolini” (P. Chessa – Utet) converseranno di due tra i momenti più difficili e controversi della storia d’Italia.

Fabio Isman e Pasquale Chessa sono due giornalisti che si sono più volte confrontati con il mondo dei libri. Fabio Isman è stato per molti anni inviato del «Messaggero». Con il Mulino ha pubblicato «Andare per le città ideali» (2016) e «L’Italia dell’arte venduta» (2017). Pasquale Chessa ha cominciato con i programmi culturali di Radio Rai, poi con la sezione cultura dell’“Espresso”, ha diretto la cultura dell’“Europeo” ed è stato vicedirettore di “Epoca” e “Panorama”. Ha scritto Rosso e nero, libro intervista con Renzo De Felice (Baldini & Castoldi 1995); Guerra civile 1943-1945-1948. Una storia fotografica (Mondadori 2005); Italiani sono sempre gli altri (con Francesco Cossiga, Mondadori 2007); Dux. Benito Mussolini. Una biografia per immagini (Mondadori 2008); L’ultima lettera di Benito (con Barbara Raggi, Mondadori 2010) e L’ultimo comunista. La presa del potere di Giorgio Napolitano (Chiarelettere 2013). Vive fra Roma, Parigi e Alghero, dove è nato.

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FABIO ISMAN – 1938, L’Italia razzista. I documenti della persecuzione contro gli ebrei La tragedia della Shoah rischia spesso di lasciare sullo sfondo le altre gravissime persecuzioni che hanno colpito gli ebrei italiani dal 1938 al 1945. Le leggi razziali, precedute da un subdolo censimento che era in realtà una vera e propria schedatura e anticipate da una violenta campagna antisemita, esclusero gli ebrei dalla scuola, dal mondo del lavoro, dalla vita civile. Dal 1938, oltre 400 provvedimenti di crescente gravità: alla fine, gli israeliti non potevano possedere una casa, un’impresa, un lavoro, neppure degli oggetti. Una spoliazione sistematica e minuta, confische equivalenti a oltre 150 milioni di euro odierni. Gli archivi restituiscono le vicende di questa Grande razzia, e storie, spesso ignote, di vita e, purtroppo, anche di morte. Il nostro Paese le ha indagate soltanto dal 1998, costituendo una Commissione presieduta da Tina Anselmi. Ma troppo resta ancora sconosciuto. Le stesse restituzioni agli originari proprietari sono state tardive e soltanto assai parziali. Come gli indennizzi, e i riconoscimenti a chi è stato perseguitato. Con una capillare ricerca tra i dati e gli allegati al Rapporto Anselmi e in numerosi archivi, negli ottant’anni dalla più importante tra le leggi razziali che furono l’anticamera della Shoah, Fabio Isman racconta vicende spesso ancora ignorate o troppo poco esplorate, che ci restituiscono lo spaccato di un’Italia non sempre composta da «brava gente».

PASQUALE CHESSA – Il romanzo di Benito. La vera storia dei falsi Mussolini «Tutto è successo a notte fonda, alla fine di una giornata d’autunno, nel 2002. Le agende erano tutte lì, impilate sulla scrivania di un notaio di Bellinzona. La cassaforte da cui erano state prelevate era ancora aperta.» Renzo De Felice, massimo storico del fascismo, aveva avvertito Pasquale Chessa: di tanto in tanto, dall’ombra riemerge qualche perduto diario del Duce, e allora bisogna cercare l’errore. Perché l’errore del falsario c’è sempre.

In questo caso l’errore era più di uno: quelle agende non solo tracciavano l’improbabile ritratto di un Mussolini pacifista e antitedesco, persino contrario alle leggi razziali, ma erano anche piene di goffe incongruenze. Nonostante questo, pochi anni dopo, sarebbero giunte rocambolescamente alla pubblicazione.

La vicenda di quei diari è in realtà solo l’ultima della miriade di fake news e leggende mussoliniane che ha attraversato carsicamente l’Italia del dopoguerra: le molte morti del Duce, i suoi mille possibili assassini, ognuno con almeno due o tre vere identità, e gli innumerevoli segreti e complotti, dal malfamato oro di Dongo al famigerato carteggio con Churchill.

Chessa le racconta una a una, ne intreccia genesi e filiazioni, rivela inedite connessioni e autentici scoop storici, distribuendo meriti e colpe tra una degna schiera di comprimari e comparse: gerarchi redivivi e partigiani fedifraghi, spie fasciste, sedicenti nobili e veri baronetti inglesi, signore di provincia dalla grafia dannunziana, giornalisti d’assalto, storici incauti, mafiosi e “dongologi” di ogni risma.

Il romanzo di Benito mette ordine in una trama intricata dove resoconti fantasiosi intessuti di piccole verità si sovrappongono a racconti verosimili che ingarbugliano il quadro, tra giornali e rotocalchi, pamphlet più o meno clandestini e pseudo-testamenti morali. Ognuna di queste fonti ci restituisce un diverso Mussolini, un po’ vero e un po’ falso, ora piagnone ora indomito, “buonuomo” o pusillanime, statista o psicotico, tutti inverosimili. Ed è in questa moltiplicazione incontrollata che i nostalgici trovano finalmente un qualche scampolo di epica per il loro romanzesco Duce.

D’altra parte è grande la «forza del falso», per citare Umberto Eco: dalla donazione di Costantino ai protocolli dei savi di Sion, i falsi storici hanno influito sulla realtà, pronti a diventare Storia se non li si smaschera in tempo. Leggendo la vera storia dei falsi Mussolini, resta il dubbio che in questo caso sia forse già troppo tardi.

Tags: Algherolibri
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