Dolci sardi: un patrimonio della tradizione da gustare tutto l’anno

Un percorso tra i sapori antichi della Sardegna, le cui ricette vengono tramandate di generazione in generazione

Tiricche. ? Depositphotos

Tiricche. ? Depositphotos

Nel mese di novembre sia le festività dei Santi che le giornate uggiose e malinconiche offrono la possibilità di trascorrere qualche pomeriggio comodamente a casa, in pieno relax e magari dilettandosi ai fornelli da soli o in compagnia. È questa un’ottima occasione per cimentarsi nella preparazione di alcuni fra i più tradizionali dolci sardi che in questo periodo decorano molte tavole con i colori e le forme più invitanti.

Si tratta di dolci dal sapore antico, preparati per lo più con ingredienti poveri ma gustosissimi, in passato facilmente reperibili dalla coltivazione dei campi e dalla pastorizia e le cui ricette vengono tramandate di generazione in generazione da tempi immemorabili. In particolare, parleremo dei dolcetti tradizionali per eccellenza: papassini, tiricche e copulette.

Fra questi tre, i papassini sono forse i più conosciuti e hanno sicuramente una lunga tradizione come accompagnatori di numerose feste. Nati come dolci tipici dei Santi, vengono oggi declinati in numerose forme e tipologie per un consumo che dura tutto l’anno in aggiunta alle occasioni di festa come il Natale, i giorni del carnevale e della Pasqua. Le due varianti più comuni sono quelle con o senza la glassa bianca di zucchero, la cappa, a sua volta ricoperta con diavolini colorati o argentati. Sono anche disponibili con o senza uvetta (papassini deriva dal sardo “pabassa”, cioè l’uva passa) e sotto forma quadrata, romboidale o di piccoli bastoncini rettangolari.

Accanto ai papassini troviamo poi le tiricche, o “tilicas” in dialetto; delle morbide strisce di sottile pasta ripiena con il mosto di vino cotto (la “saba”) o, in alternativa, con un impasto di miele e aromi e modellate nella classica forma rotonda o a spirale. Anche questi dolci, diffusi soprattutto durante le festività pasquali, vengono oggi preparati tutto l’anno e godono dell’apprezzamento di numerosi consumatori.

Infine, le copulette, o “copulettas” in dialetto, sono originarie della zona di Ozieri e, come le tiricche, caratteristiche dei giorni pasquali. In realtà hanno però una lunga tradizione soprattutto come dolci matrimoniali e battesimali. La loro stessa forma bombata, con la sottile pasta ricoperta dalla dolce glassa zuccherata e ripiena di miele, mandorle e scorza di limone finemente tritate, ricorda una bomboniera sulla quale si usa, a seconda del luogo, incidere sopra le iniziali dei festeggiati in segno di buon auspicio.

Tra gli altri dolci tipici della tradizione ricordiamo infine le “pardulas” o “casadinas” che si possono riempire con il formaggio fresco, la ricotta e l’immancabile uvetta; le seadas, i mostaccioli, e i biscotti sardi.

Come preparare i papassini in casa

Preparate 1 kg di farina con cui amalgamare 5 uova, 250 g di strutto, 350 g di zucchero, 2 bustine di lievito, un bicchiere di latte e della scorza di 1 limone tritata. Se l’impasto è troppo secco aggiungete una piccola quantità di acqua. Mescolate l’uvetta con il tutto e lavorate il composto a mano. Dall’impasto tagliate poi piccole strisce spesse circa un centimetro e disponetele in teglia per farle lievitare un’oretta (se preferite potete scegliere la forma quadrata o romboidale).

Infornate la teglia e fate cuocere a circa 190° per 12 minuti.

A piacere è possibile aggiungere la glassa ai biscotti. Mescolate, prima di infornare, dello zucchero con albume di uovo e spalmate il tutto sui papassini. Buon appetito!

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