La pandemia da Covid-19 ha fatto emergere una serie di criticità del sistema scolastico italiano, in parte già note, in parte latenti, e ha posto sotto i riflettori l’interrelazione esistente tra l’istituzione scolastica nel suo complesso e gli altri livelli del sistema.
Il passaggio, improvviso e obbligato, dal tradizionale modo di fare scuola alla Didattica a distanza, resosi necessario per dare continuità educativa e formativa ai bambini e ai ragazzi che hanno vissuto la terribile esperienza di veder le loro vite stravolte in un tempo brevissimo, ha esacerbato numerose fragilità e disuguaglianze già presenti nella nostra organizzazione scolastica.
I problemi di equità, di accesso ineguale alle risorse materiali ed educative che ostacolano la partecipazione, quelli legati ad una imperfetta e incompleta formazione del corpo docente, i problemi strutturali che storicamente impediscono un reale progresso della scuola italiana, hanno messo in luce in tutta la sua drammatica portata ed attualità una forte fragilità educativa, resa ancora più acuta dalla crisi sanitaria.
Nonostante tutti gli ostacoli, la scuola è stata capace di reagire con grande prontezza, rivoluzionando in breve tempo – pur con molti limiti ed ampi margini di perfettibilità – un sistema didattico che appariva cristallizzato nella sua inamovibilità da diversi decenni.
La ricerca Eurispes
La ricerca realizzata dall’Eurispes ha dovuto far fronte ai vincoli imposti dalla difficile situazione pandemica e, anche in ragione di ciò, si è optato di investigare il fenomeno attraverso uno strumento di indagine agile, utilizzando una metodologia di tipo quantitativo (questionario strutturato e standardizzato). Questo approccio ha consentito di raggiungere un campione rappresentativo e ha offerto la possibilità di espandere l’analisi e di approfondire la comprensione del fenomeno oggetto di studio.
Il questionario ha coinvolto 694 studenti sardi (435 studentesse, pari al 62,7% del campione e 259 studenti, pari al 37,3% del totale degli intervistati) ed è stata condotta in un numero selezionato di Scuole Secondarie di I e II grado.
Interrogati riguardo alla regolarità della propria frequenza scolastica nei periodi di attivazione della DAD, quasi due studenti su 10 hanno visto diminuire la propria presenza alle lezioni, organizzate secondo la nuova modalità online. Soltanto per il 50% del campione le assenze, durante la DaD, sono rimaste invariate rispetto alla frequenza in presenza; il 30% circa dichiara una loro diminuzione, mentre il 21% sostiene siano aumentate. Un più significativo indicatore di drop out è rappresentato dall’interruzione della frequenza scolastica che – nel primo periodo di attivazione della DaD, durante il lockdown – ha interessato almeno uno o più alunni all’interno delle classi frequentate dai ragazzi intervistati: il 36,4% del campione dichiara che almeno uno o due dei propri compagni hanno smesso di frequentare le lezioni online durante la prima ondata della pandemia e il 21,2% indica che sono stati diversi i compagni che hanno sospeso la frequenza nel medesimo periodo. Durante le lezioni in DaD, il 26,8% degli studenti intervistati, quasi tre su dieci, con diversa intensità e frequenza, ha pensato di abbandonare la scuola: il 12,2% è stato sfiorato da questo pensiero qualche volta, il 10,4% spesso, mentre il 4,2% ha avuto questa tentazione soltanto una volta.
A fronte di tutte queste difficoltà, il rendimento scolastico ha subìto una flessione per il 23,8% dei ragazzi, non ha subìto cambiamento per il 39,3%, mentre è addirittura migliorato per il 36,9%. Il rapporto con gli insegnanti non ha subìto contraccolpi nella percezione del 53% degli studenti, si è invece trasformato in senso peggiorativo in ragione della DaD per il 23,8%, mentre il 24,7% ritiene sia migliorato. La qualità delle amicizie non è stata intaccata per il 50,3% dei giovani, il 28,8% ritiene invece che la didattica a distanza abbia influito negativamente sulle stesse, mentre il 20,9% ha rilevato un cambiamento positivo. Soprattutto lo stato d’animo è stato interessato negativamente dalla mancanza di interazioni dirette: il 55,3% degli studenti rivela infatti che la mediazione dello schermo ha influito negativamente sul proprio stato psicologico, per il 27,1% dei ragazzi la DaD non è stato un fattore di destabilizzazione né di miglioramento del proprio stato d’animo, mentre il 17,6% ritiene che abbia rappresentato una circostanza positiva. Le relazioni con i familiari hanno avuto ripercussioni negative per il 18% dei ragazzi, non sono cambiate per il 56,1%, mentre sono migliorate per il 25,9%. Sul fronte della salute, i giovani rilevano come la Didattica a distanza abbia rappresentato un elemento negativo nel 33,1% dei casi, non le riconoscono un ruolo capace di spostare il proprio equilibrio nel 47,1% dei casi, mentre ha avuto delle ricadute favorevoli per il 19,8% del campione.
I giudizi espressi dai giovani intervistati riguardo alla propria esperienza scolastica svolta in DaD si distribuiscono in maniera abbastanza equilibrata intorno ai due poli positivo/negativo (46,1% a fronte del 53,9%), pur con delle differenze segnate dalle diverse gradazioni degli indicatori proposti: solo per il 13,5% degli studenti sardi la DaD è stata un’esperienza nettamente positiva, mentre per il 32,6% lo è stata “abbastanza”. Più di due ragazzi su dieci (20,8%) hanno espresso una valutazione decisamente negativa e il 33,1% ha vissuto le lezioni online con un certo disagio.
In conclusione, il quadro che è stato rappresentato dai risultati del sondaggio, fotografa una percezione sostanzialmente negativa della Didattica a distanza da parte dei giovani.
La crisi, sempre nell’ottica della resilienza, può rappresentare un’occasione di riflessione profonda, innanzitutto sulla nostra “cultura scolastica”, sul modo di intendere l’insegnamento, sul ruolo periferico ascritto agli studenti nei processi di apprendimento e sui processi di innovazione necessari alla scuola per entrare definitivamente nel terzo millennio ed allinearsi, quindi, con gli obiettivi che l’Agenda 2030 propone per la formazione di cittadini consapevoli, competenti e responsabili.