La Sardegna nel 2023 si è confermata tra le prime cinque destinazioni regionali in Italia per vacanze lunghe (4 giorni e più). L’Isola era, infatti, al quinto posto anche nel 2022.
Per ciò che riguarda le presenze turistiche, l’Isola è 14esima in Italia, con 3,2% di tutte le presenze italiane. In testa il Lazio con il 10,2%, la Campania con il 4,6% e la Sicilia con il 3,7%. Nel paragone con il 2023 il nostro territorio registra un calo del 3,4% delle presenze rispetto al 2022 mentre rispetto al 2019 il calo è del 6,2%, contro il +17,2% del Lazio, il +8,9% della Puglia e l’8,8% della Sicilia, con una media nazionale del +2,4%.
I dati del 2023 dicono anche che nell’Isola le presenze sono state 14milioni e 700mila, di cui 8milioni sardi e 6milioni e 700mila del resto d’Italia e stranieri.
Lo dicono i dati del dossier “Verso l’estate 2024”, predisposto dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, che ha rielaborato i numeri dell’Istat della passata stagione turistica.
L’analisi del turismo nel 2023 dice anche come nel “totale delle vacanze in Italia”, la regione più frequentata sia l’Emilia Romagna (12% dei turisti), seguita da Toscana (9%) e Trentino (8%). Tra quelle dove si trascorrono “vacanze lunghe 4 o più notti” la classifica è aperta sempre dall’Emilia Romagna (11%), seguita da Puglia (8,9%), Trentino (8,5%), Calabria (8,5%) e dalla nostra Isola al quinto posto con l’8,2%. Tra le mete per le “vacanze corte 1-3 notti”, apre l’Emilia Romagna con il 14,8%, seguita dalla Toscana con il 12,7% e il Veneto con il 10,4%.
Nelle presenze turistiche straniere, la Sardegna, con il 48%, occupa il 9° posto, con una media italiana del 52,4%. Apre la classifica Bozano con il 70,5%, il Veneto con il 69,3% e il Lazio con il 63,7%.
Il turismo esperienziale rappresenta un’evoluzione necessaria per un settore in continua trasformazione. Non solo un nuovo modo di viaggiare, ma un’occasione per valorizzare i territori, creare nuove opportunità lavorative e promuovere uno sviluppo sostenibile. Un’avventura resa possibile solo dalla sinergia di tutti gli attori del settore: enti locali, operatori turistici, comunità e viaggiatori. Insieme, creano un ecosistema di ospitalità autentica e sostenibile, nel rispetto dell’ambiente e delle culture locali.
Secondo le ultime analisi dell’ENIT, il 75% dei circa 35 milioni di Italiani che viaggiano affermano di essere mossi da motivazioni turistiche non convenzionali, (culturali, sportive, enogastronomiche, spirituali e di benessere in generale) che generano un indotto importante, con una spesa media di circa mille euro per viaggio, che può durare tra i 2 e 6 giorni. Un contributo fondamentale per il settore turistico del nostro Paese, con enormi potenzialità di crescita e di ricadute benefiche per quei territori non inclusi nei circuiti del turismo di massa.
Secondo l’indagine ogni esperienza di turismo non convenzionale, il 60% della quale avviene in periodi diversi da quello estivo, corrisponde a una vacanza di 5-6 giorni per cui si è disposti a percorrere in media circa 350 km, spostandosi al di fuori dai confini della propria regione o di quelle immediatamente adiacenti, e a spendere mediamente oltre 850 euro. Quello che emerge è il profilo di un viaggiatore che fa della multidimensionalità la sua caratteristica distintiva. Un turista, insomma, che combina almeno 3,5 esperienze diverse l’anno e replica più volte questi viaggi perché è mosso da una molteplicità di motivazioni.
In media ogni turista si riconosce in almeno tre motivazioni differenti che lo portano a sperimentare varie tipologie di viaggio, tra cui spiccano il “dedicarsi a sé stessi” (47%), la possibilità di sperimentare esperienze mai provate e scoprire luoghi mai visitati (43%, in particolare per il turismo enogastronomico), e la socializzazione.
Dato ulteriormente significativo – e che rispecchia una sensibilità sempre più condivisa rispetto al turismo esperienziale – è l’esistenza di un 20% di viaggiatori potenziali interessato a questa nuova modalità di visitare luoghi e che trova spazio soprattutto tra i giovani.