Il Comitato UNESCO, riunito il 12 luglio a Parigi, ha ufficialmente inserito le domus de janas nella Lista del Patrimonio Mondiale. Il riconoscimento arriva al termine di un percorso avviato nel 2018 su iniziativa del Centro Studi “Identità e Memoria” (Cesim), con il coinvolgimento della Regione Sardegna, dell’Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura e di numerosi comuni sardi, con Alghero come capofila.
Le domus de janas, letteralmente “case delle fate”, sono tombe scavate nella roccia risalenti al Neolitico e all’Età del Rame. Se ne contano circa 3.500 in tutta l’isola, con una concentrazione maggiore nel centro-nord. Di queste, 210 presentano decorazioni simboliche che testimoniano credenze e pratiche rituali della civiltà prenuragica sarda, rendendole un unicum nel panorama archeologico del Mediterraneo.
L’iscrizione dell’UNESCO si riferisce al sito seriale intitolato “Arte e architettura della Sardegna preistorica. Le domus de janas”, curato dal Cesim con la direzione scientifica della professoressa Giuseppa Tanda. Ne fanno parte 17 aree archeologiche distribuite in diverse zone dell’isola: necropoli di Anghelu Ruju ad Alghero, necropoli di Puttu Codinu a Villanova Monteleone, necropoli di Monte Siseri a Putifigari, necropoli di Mesu e Montes a Ossi, necropoli di Su Crucifissu Mannu a Porto Torres, domus de janas dell’Orto del Beneficio Parrocchiale a Sennori, domus de janas della Roccia dell’Elefante a Castelsardo, Parco dei Petroglifi a Cheremule, le necropoli di Sant’Andrea Priu e Sa Pala Larga a Bonorva, necropoli di Los Forrighesos ad Anela, necropoli di Ispiluncas a Sedilo, necropoli di Mandras ad Ardauli, necropoli di Brodu a Oniferi, necropoli di Istevene a Mamoiada, Parco Archeologico di Pranu Mutteddu a Goni e la necropoli di Montessu a Villaperuccio.
Per la presidente della Regione Alessandra Todde, l’inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale rappresenta un risultato che valorizza la profondità dell’identità culturale sarda. La presidente ha evidenziato come il riconoscimento sia frutto di un lavoro condiviso tra Regione, Ministeri competenti, Rappresentanza italiana presso l’UNESCO, Cesim e amministrazioni locali. Si tratta di un passo che potrà stimolare lo sviluppo di forme di turismo culturale sostenibile, generare nuove opportunità occupazionali e favorire la valorizzazione delle aree interne dell’isola.
Anche l’assessora regionale dei Beni Culturali, Ilaria Portas, ha sottolineato la rilevanza di questo traguardo, considerandolo l’atto conclusivo di un lungo impegno istituzionale che restituisce centralità alla storia antica della Sardegna. L’assessora ha ricordato come, solo poche settimane fa, le domus de janas siano state protagoniste di una presentazione all’Esposizione Universale di Osaka, un’occasione importante per promuoverle a livello globale.
Per sostenere la tutela e la valorizzazione dei siti riconosciuti, la Regione ha stanziato 15 milioni di euro destinati ai Comuni coinvolti. I fondi saranno utilizzati per interventi di messa in sicurezza, miglioramento dell’accessibilità e potenziamento della fruibilità. L’obiettivo è garantire che questi beni archeologici possano continuare a raccontare, anche alle future generazioni, una delle fasi più significative della civiltà sarda.
































