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Marco Bazzoni, una risata ci salverà

di Daniele Dettori
11 Aprile 2020
in People, Sardegna
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Qualcuno lo identifica con l’indimenticato lettore multimediale 4.0. Per altri è Gianni Cyano, il divo del “CAnto”.

Per tutti è BAZ, al secolo Marco Bazzoni, classe 1979, sassarese e un’esperienza invidiabile maturata tra villaggi turistici, scuole di recitazione, palcoscenici nazionali e internazionali. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente appena sceso dal treno, di ritorno a casa dopo uno dei numerosi viaggi che hanno fatto da sfondo alla tournée del suo ultimo spettacolo, La verità rende single.

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«È lo show che fino ad ora mi ha dato più soddisfazioni», racconta. «Non parlo tanto dei numeri quanto del risultato che ha sul pubblico, perché è uno spettacolo diverso dagli altri e le persone lo percepiscono. A fine serata mi dicono che non si aspettavano assolutamente qualcosa del genere. In senso positivo, naturalmente (ride, ndr)».

Ecco, questo è Marco Bazzoni: il sorriso da eterno ragazzo e la battuta sempre dietro l’angolo. Facciamo allora un passo indietro nel tempo e cerchiamo di capire come dovesse essere il BAZ ante-litteram, ai tempi della scuola. «Sono sempre stato un ca… un rompiscatole, questo si può scrivere, dai. Andavo a scuola vicino a casa perché da Latte Dolce allo Scientifico erano due minuti a piedi. In generale sono partito bene fin dalle elementari, ho mantenuto alle medie e, anche se la voglia di studiare non mi ha mai troppo caratterizzato, ho finito regolarmente lo Scientifico. All’Università ho mollato. Quella che volevo fare io non potevo permettermela: era il DAMS ma si trattava di andare fuori. Così ho ripiegato su un qualcosa di più vicino e i ripieghi non sono mai la scelta giusta».

Poi arriva la svolta: i villaggi turistici. «I villaggi sono stati un inizio, utilissimo per smaliziarmi e anche per capire cosa volessi fare perché, in realtà, lì ricoprivo qualsiasi ruolo di cui ci fosse bisogno. La cosa di cui soprattutto mi sono accorto, però, è che mi piaceva stare sul palcoscenico. Successivamente ho capito che fare l’animatore non vuol dire fare il comico. La vera formazione in questo senso è arrivata quando sono fuggito a Milano per studiare recitazione, improvvisazione, e mi sono trovato a battere i locali, le bettole anche… sempre salendo un pochino di livello con il passare degli anni e con la preparazione. Lo studio è qualcosa che non deve mai terminare. Smettere di prepararsi per stupire il pubblico probabilmente vuol dire anche smettere di farlo ridere».

  • Foto Claudia Casciani
  • Foto Claudia Casciani

Ci viene una curiosità: provenendo da una famiglia dove non c’erano precedenti in questo senso, come è stata accolta, in casa, l’idea di Marco di voler intraprendere la carriera dello spettacolo? «Avevo 19 anni quando sono andato via per iniziare a lavorare nei villaggi. All’inizio i miei genitori non ne volevano sapere. Quando però mi hanno visto sul palco – l’occasione è stata l’ultima mia stagione turistica in Egitto – hanno detto: “Forse stai seguendo la tua strada”. Subito dopo sono andato a Milano e, di nuovo, erano un po’ combattuti. Mio padre diceva ridendo a mia madre: “Fallo andare, che tanto fra sei mesi torna”. Però devo riconoscere che, al di là dei comprensibili dubbi e delle ansie che ha ciascun genitore, mi sono stati sempre molto vicino. Ricordo che mio padre non riusciva a vedere i primi dieci minuti dei miei spettacoli. Entrava sempre dopo perché temeva, soprattutto i primi tempi, che sbagliassi qualcosa nell’attacco. L’inizio di uno spettacolo è il momento più difficile dell’esibizione. Quando poi vedeva che era tutto a posto, allora entrava in sala».

E dopo Milano è la volta dell’America. «Sì, trovo che lì i comici siano molto più valutati e che dietro la loro figura ci sia uno studio maggiore. Per contro, gli manca qualcosa che invece abbiamo sviluppato di più qua in Italia: noi siamo figli della commedia dell’arte. Loro distinguono molto la famosa stand-up comedy (il monologo, diciamo) dagli sketch con i personaggi, che vengono relegati invece a improvvisazione. In Italia, spesso c’è più commistione fra questi due aspetti».

Marco confessa che stava per ripartire alla volta degli Stati Uniti quando è arrivata la chiamata, alla quale non ha saputo dire no, di RDS. «Siamo una grande famiglia dove le cose più divertenti succedono a microfoni spenti. Rossella già la conoscevo, Ciccio solo un pochino ma dal primo giorno c’è stato grande affiatamento. Considera che quando sono arrivato a RDS erano state programmate due settimane di prove per poter arrivare, diciamo, a un ideale feeling radiofonico. Il Direttore, dopo aver sentito la prima ora del primo giorno, ha detto: “Siamo a posto così”».

A proposito di giornate, quando chiediamo a Marco come trascorre di solito le sue scopriamo che ha una tabella di marcia abbastanza fitta. «In buona parte è coperta dalla radio perché mi alzo prestissimo, vado in studio e preparo le cose anche per il giorno dopo. Ma dipende dai periodi. Adesso, per esempio, conclusa la tournée dedicherò gran parte della giornata proprio alla ricerca e alla scrittura per un nuovo spettacolo. Ci vorrà almeno un annetto tra prove e composizione delle musiche. Poi mi dedico allo sport e sono malato di tecnologia. Per svagarmi, nel tempo libero scelgo solo film e serie tv che mi interessano».

E in cucina? «Sono campione europeo di carbonara. Sia a prepararla che a mangiarla».

Tags: BazcomicitàMarco BazzoniRDSSassarispettacolo
Daniele Dettori

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🎭 È proprio a questa straordinaria vitalità che la Cooperativa @teatroeomusica dedica la nuova edizione dei Salotti culturali del Teatro Verdi di Sassari. Quattro appuntamenti, dal 9 ottobre al 5 novembre, porteranno sul palco capolavori di Corelli, Stradella, Bach, Händel, fino alle riletture di Bloch, Bacalov e Schnittke, mostrando come un genere nato più di tre secoli fa riesca ancora a parlare al presente. 
Ogni concerto sarà introdotto da autorevoli voci della critica musicale – Andrea Ivaldi, Antonio Ligios, Maurizio Salvi e Sandro Cappelletto – che guideranno il pubblico nell’ascolto, insieme alla Teatro Verdi Chamber Orchestra e agli ospiti solisti. 🎻 
📰 Scopri di più sulla rassegna, tutti i dettagli sono nell’articolo completo su SHmag.it
  • 🦉🌙 Tra rapace notturno e strega, “Sa Stria” attraversa i secoli della tradizione sarda con un profilo ambiguo: presagi, cure popolari, paure collettive e un lessico di gesti codificati nel tempo. 
👁️‍🗨️ Le prime tracce affiorano già in età romana; nell’isola, la creatura entra nella cronaca orale: un verso acuto come avvertimento, lo sputo rituale per scongiurare la sventura, l’ombra sui tetti dei villaggi di pietra. 
🧵☕️ Attorno a lei ruotano diagnosi e protezioni: la “Sa Striadura”, il filo da imbastire che confronta apertura delle braccia e statura, le piume ridotte in cenere mescolate al caffè, il fumo che accenna una croce sul malato all’ultimo quarto di luna. 🌘 
🌸 Tra Gallura e Sassarese, la leggenda converge sulla donna-strega: unguenti di peonia, trance, metamorfosi, voli notturni che traducono l’inspiegabile in rito e linguaggio condiviso, tra brebus e antiche paure del malocchio. 🧿 
Un mosaico di mistero e memoria, dove la comunità tenta di ordinare l’ignoto con narrazioni, simboli e piccoli gesti apotropaici. Ce ne parla Chiara Medinas: l’articolo completo continua sul nostro sito web SHmag.it 👆🏻
  • 🌊 La Gallura torna protagonista mondiale del nuoto in acque libere! Per la terza volta consecutiva, Golfo Aranci ospita la Coppa del Mondo, organizzata da Acquatic Team Freedom in collaborazione con FIN Sardegna. Atleti da tutto il mondo sfideranno resistenza e tecnica in gare di 10 km, staffette e knockout, con paesaggi naturali mozzafiato e la fauna marina ad accompagnarli. 🏊‍♂️✨ 
📺 L’evento sarà trasmesso in diretta Rai, un’occasione unica per vivere da vicino lo spettacolo delle acque libere e scoprire la forza di uno sport che unisce l’agonismo alla promozione del territorio sardo. 
Scopri tutti i dettagli e le storie dietro questa grande manifestazione sul nostro sito ➡️ SHmag.it
  • 🏺🌿 Al MAP di Perfugas la conoscenza prende forma attraverso la sperimentazione. Il Museo Archeologico e Paleobotanico, gestito dalla cooperativa di servizi didattici Sa Rundine, è un punto di riferimento per la valorizzazione del patrimonio dell’Anglona e della Sardegna. Qui storia e natura si incontrano in un percorso che abbraccia milioni di anni: dalla foresta pietrificata risalente a 18 milioni di anni fa ai reperti archeologici che raccontano la vita dell’uomo dal Paleolitico al Medioevo. 
👩‍🏫👨‍🎓 Cuore pulsante del museo è l’attività didattica rivolta alle scuole. Un ricco calendario di laboratori trasforma gli studenti in protagonisti: dallo scavo simulato alle tecniche paleolitiche, dalla manipolazione dell’argilla alla tessitura, fino alla gamification con Escape MAP e giochi interattivi. Ogni esperienza diventa così un ponte tra passato e presente, capace di unire studio e divertimento. 
📸 Oltre alle esposizioni permanenti, il @map_perfugas ospita due mostre fotografiche: “La Sardegna oltre al mare” di @aless_arda e @fabrizio_bibi_pinna, e “Preziose Architetture del Paesaggio a bassissima entropia” di Giovanni Andrea Paggiolu. Racconti visivi che arricchiscono lo sguardo sul territorio e i suoi paesaggi. 
Un museo che non si limita a custodire la memoria, ma la rende viva e condivisa. 👉🏻 L’articolo completo su SHmag.it approfondisce tutte le attività e i progetti in corso.
  • 🌍 Nel cuore di Bari Sardo c’è un luogo dove arte, memoria e comunità si incontrano: il MAB – Centro d’Arte Contemporanea, nato nel 2024 e già punto di riferimento in Ogliastra. Qui la ricerca dialoga con il territorio, tra pratiche partecipative, linguaggi digitali e una rete di relazioni che unisce locale e globale. 
🖼 Dopo un anno di mostre e incontri – dalla fiber art di “Intricato” alla retrospettiva “Michele Mulas. Ritorno a Gardalis”, passando per “CIBARTI” e “Orizzonti – Impressioni dall’isola” – il @mabcentroarte presenta “Archeologia del presente – Corpo, materia, memoria”. Un percorso collettivo che intreccia scultura, pittura, fotografia e digitale per sondare i segni arcaici che abitano il contemporaneo: ferro, pietra, legno e cenere diventano tracce vive, mentre il digitale trasforma l’eredità in visione. 
🗣️ «La cultura è un mezzo di sviluppo delle comunità» afferma la direttrice artistica Nicoletta Zonchello, «vogliamo un luogo vivo, in cui arte e territorio si trasformano reciprocamente». 
📅 Inaugurazione: sabato 4 ottobre, ore 18:30. Visitabile dal martedì alla domenica, h 18–20. 
Scopri di più e leggi l’articolo completo su SHmag.it
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