Un ronzio che si avverte da lontano, un’ombra che volteggia nell’aria e si avvicina: ha il corpo giallo e nero, ali trasparenti e un pungiglione pronto a colpire. C’è chi si agita, chi fugge o resta immobile, ma per tutti il sentimento comune è la paura. Questa è la reazione che suscitano gli imenotteri aculeati, meglio conosciuti come vespe, tra gli insetti più temuti nella percezione comune.
Nel mondo esistono circa 5.000 specie di vespe appartenenti alla famiglia dei vespidi. La maggior parte è sociale, cioè capace di formare colonie e di pungere facilmente se disturbata. Negli ultimi anni, in Italia si osserva un’espansione continua di questi insetti. Alcune specie sono autoctone, originarie del territorio, altre sono alloctone o invasive, arrivate da altre parti del mondo.
Tra le regioni più colpite c’è la Sardegna. Qui destano particolare preoccupazione tre specie: il “calabrone europeo” (Vespa crabro), il “calabrone orientale” (Vespa orientalis) e il “calabrone asiatico”, meglio noto come Vespa velutina.
La Vespa crabro rappresenta il più grande vespide autoctono presente in Europa e quindi anche in Italia. Pur essendo diffuso su gran parte del territorio italiano, in Sardegna non era segnalato fino al 2010, quando fu individuato a Cannigione, nel comune di Arzachena. Oggi è ancora distribuito soprattutto nella parte settentrionale dell’Isola. Può raggiungere i 4 cm e si riconosce per il corpo bruno, l’addome e la fronte giallo chiaro e alcune bande nere.
All’ottobre 2021 risale invece il primo avvistamento della Vespa orientalis nell’Isola, a Cagliari, dove è tuttora presente. Originaria di Africa settentrionale, Europa meridionale e Asia sud-occidentale, è storicamente diffusa nel sud Italia e si sta espandendo verso il centro e il nord. Leggermente più piccola del calabrone europeo, si distingue per il colore bruno-rossiccio e una banda gialla sull’addome, oltre a una macchia gialla sul capo, tra gli occhi, che ne facilita l’identificazione.
Ma è nell’estate 2025 che si registra l’arrivo della specie di calabrone più temuta e invasiva, la Vespa velutina. La prima segnalazione è giunta da Ilbono, in Ogliastra, dove un apicoltore ha notato alcuni insetti sospetti attorno alle sue arnie. La presenza è stata poi confermata dai ricercatori del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, che hanno attivato un piano di monitoraggio straordinario, utilizzando radiotrasmettitori per seguire gli insetti fino al nido, prontamente individuato e distrutto. Altre segnalazioni sono giunte da varie parti della Sardegna: nel capoluogo è stata disposta la chiusura temporanea del Parco dell’ex Vetreria di Pirri, per permettere interventi urgenti a tutela della sicurezza pubblica.
Originaria del Sud-est asiatico, la Vespa velutina è stata segnalata per la prima volta in Europa nel 2004, in Francia, e oggi è presente in diverse regioni italiane. Di dimensioni inferiori rispetto ad altri calabroni, si distingue per il corpo nerastro, le zampe gialle e una banda giallo-arancione sull’addome.



La diffusione delle vespe nei nostri territori è dovuta ai cambiamenti climatici, ai traffici commerciali internazionali che ne favoriscono l’introduzione e all’assenza di predatori naturali. La crescente aggressività di questi calabroni rende, inoltre, la loro presenza sempre più allarmante. Mentre un tempo le api riuscivano a conviverci, oggi non ne sono più in grado. Il risultato sono apiari decimati e alveari al collasso, con gravi ripercussioni sul settore dell’apicoltura e sulla produzione nazionale di miele.
Rilevanti sono anche i rischi per la salute delle persone. Pur non essendo generalmente aggressive, le vespe possono pungere, soprattutto per difendere i loro nidi.
Nel caso si venga punti, è importante mantenere la calma. In un adulto sano, la puntura provoca generalmente solo dolore, gonfiore e prurito. In questi casi è consigliabile lavare la zona con acqua fredda e applicare del ghiaccio per rallentare la diffusione del veleno. Se compaiono sintomi più gravi – dermatite estesa, nausea, vomito, vertigini, difficoltà respiratorie o confusione -, è necessario rivolgersi subito a un medico che somministrerà farmaci cortisonici o antistaminici. Solo in una minoranza di individui particolarmente sensibili la puntura può provocare una reazione violenta, come lo shock anafilattico, con esiti potenzialmente fatali. In questi casi è fondamentale l’uso dell’autoiniettore di adrenalina, il farmaco salvavita di cui i soggetti a rischio dovrebbero essere sempre muniti per prevenire reazioni gravi in attesa dei soccorsi.
Per contrastare la presenza in aumento di questi imenotteri è necessario il contributo di tutti. Fondamentale è l’intervento delle istituzioni, con piani di monitoraggio e contenimento, e degli apicoltori, che devono proteggere gli alveari con trappole mirate. Ma anche le persone comuni possono contribuire, segnalando tempestivamente la presenza di nidi senza tentare di rimuoverli autonomamente.
In uno scenario che evidenzia il delicato equilibrio tra uomo e natura, resta forte la preoccupazione su come convivere con queste tre specie di calabroni, proteggendo al tempo stesso salute pubblica, agricoltura e biodiversità. L’auspicio è di scongiurare almeno l’arrivo della Vespa mandarinia, nota come “calabrone giapponese”, il più grande vespide al mondo, originario dell’Asia orientale.
































