Sì al significativo ampliamento proposto dai partner per l’areale di alimentazione del Grifone in Sardegna. L’ha deciso l’assessorato regionale dell’Ambiente con una determinazione che accoglie l’istanza avanzata dal Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari, capofila del progetto LIFE Safe for Vultures, finanziato dal Programma LIFE dell’Unione europea, che ha tra i suoi obiettivi quello di ampliare l’areale di distribuzione del grifone in Sardegna, così da favorire la ricolonizzazione degli areali storicamente occupati dalla specie in tutta l’isola. Tra le minacce alla sopravvivenza del grifone, in questo caso è la disponibilità di risorse alimentari sicure quella che intendono mitigare i partner del progetto: oltre all’Università, si tratta dell’Agenzia Forestas, del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Sardegna, di E-Distribuzione e della Vulture Conservation Foundation.
Considerato tra le altre cose che il grifone è una «specie di fauna selvatica particolarmente protetta», per cui la Regione «adotta provvedimenti prioritari atti a istituire un regime di rigorosa tutela dei loro habitat», che «la Sardegna ospita l’ultima popolazione autoctona di grifone in Italia» e che «il grifone è un necrofago obbligatorio», l’assessorato ha avvallato l’istanza dei promotori di aggiornare l’analogo provvedimento con cui il 13 maggio 2014 lo stesso Servizio Tutela della Natura – facendo proprie le volontà espresse dalle associazioni ambientaliste sarde – aveva individuato l’area geografica di alimentazione del grifone nella Sardegna nord-occidentale in favore delle attività sperimentali di alimentazione condotte col progetto LIFE Under Griffon Wings.
L’areale individuato da quel provvedimento comprendeva la piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali, la costa e l’entroterra tra Bosa, Suni e Montresta, Capo Caccia, con l’IsolaForadada e l’Isola Piana, e Punta Giglio, la valle del Temo, l’entroterra e la zona costiera tra Bosa, Capo Marargiu e Porto Tangone, l’altopiano di Campeda, Lago Baratz e Porto Ferro. Ora che LIFE Safe for Vultures intende esportare le buone pratiche e gli ottimi risultati conseguiti nel nord ovest Sardegna anche nel resto dell’isola, l’areale si espande enormemente, sino a comprendere il Monte Limbara, la piana di Ozieri, Mores, Ardara, Tula e Oschiri, il campo di Ozieri e le pianure tra Tula e Oschiri, CampuGiavesu, la catena del Marghine e del Goceano, l’Isola dell’Asinara, il Monte dei Sette Fratelli, il Sarrabus, Monte Albo, il Supramonte di Oliena, Orgosolo e Urzulei, Su Sercone, il Golfo di Orosei, i Monti del Gennargentu, Monte Linase il Marganai, Monte Arcuentu e Rio Piscinas e l’area tra Piscinas e Rio Scivu.
Forte anche del parere favorevole espresso dall’Ispra rispetto all’adozione della “Proposta di massima per l’espansione e l’incremento della rete delle stazioni di alimentazione in Sardegna allo scopo di ampliare l’areale di distribuzione del grifone” e in ossequio alla normativa sanitaria che disciplina l’alimentazione del grifone all’esterno delle stazioni di alimentazione gestite direttamente da Forestas, il via libera dell’assessorato dell’Ambiente permetterà a nuovi operatori zootecnici isolani a dotarsi di una struttura che consente loro di aderire al percorso di ripristino di una condizione ecosistemica che appartiene al territorio sardo e di cui il grifone, per questo definito anche come “spazzino”, è protagonista. Per gli allevatori il vantaggio non è solo ambientale, ma anche economico e sanitario, dato che la disponibilità di un carnaio aziendale snellisce le procedure, riduce i tempi e abbatte i costi di smaltimento delle carcasse animali.
«Le azioni portate avanti dal progetto dimostrano come le sinergie intelligenti tra ambiente e mondo delle campagne portino vantaggi per tutta la comunità», sottolinea l’assessore regionale dell’Ambiente, Gianni Lampis. «Si tratta di un enorme passo avanti per la conservazione della specie, che in passato era stata erroneamente additata come predatrice di agnelli e quindi combattuta fino quasi all’estinzione – prosegue – oggi questa maggiore consapevolezza e una migliore conoscenza della specie, con il coinvolgimento attivo degli allevatori nelle attività del progetto, ha permesso di far capire che il grifone è un alleato del mondo pastorale e non un antagonista».
Un’alleanza che si concretizzerà a patto che il carnaio sia realizzato nel pieno rispetto delle procedure autorizzative recentemente adeguate e aggiornate dall’assessorato regionale della Sanità, anche in questo caso accogliendo le istanze promosse dai partner di LIFE Safe for Vultures. Si tratta di una «autorizzazione in deroga all’uso di talune categorie di sottoprodotti di origine animale per l’alimentazione di uccelli necrofagi in carnai aziendali». In sostanza il provvedimento licenziato su impulso dell’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, fissa le modalità per ottenere l’autorizzazione e indica le caratteristiche del carnaio, la cui presenza costituisce un punto forte per le aziende zootecniche anche nell’ottica della costruzione di un percorso regionale di turismo green fondato su attività come il birdwatching e la valorizzazione delle biodiversità avifaunistiche isolane, di cui il grifone è storico e iconico rappresentante.
Come spiega a nome di tutto il partenariato la professoressa Fiammetta Berlinguer dell’Università di Sassari, responsabile scientifica del progetto, «nel Nord Ovest Sardegna questo tipo di intervento ha già avuto un significativo riflesso sull’incremento demografico e sul radicamento di una popolazione di grifoni sempre più ampia». Non solo, perché secondo Berlinguer «anche sul piano della salute pubblica, abbiamo conferma che sia una buona prassi far andare di pari passo, in maniera sinergica, le politiche sanitarie e quelle di conservazione delle specie e delle biodiversità».