«Il lusso non è soltanto estetica. È esperienza, è atmosfera, è dettaglio. Ma soprattutto, può essere opportunità». Claudio Rotunno, deus ex machina tra gli imprenditori sardi nell’allestimento dei grandi eventi a livello internazionale, è riuscito a fare dell’accoglienza una vera arte scenica, “reinventando il concetto di evento esclusivo, mescolando eleganza, visione e rispetto del territorio”. Il suo nome compare tra le ventisette personalità inserite nel libro “Costa Smeralda” di Fausto Farinelli, che racconta il “sogno dell’Aga Khan” attraverso le voci di chi lo ha vissuto e ne custodisce l’eredità.
Il volume, edito dal Gruppo Editoriale, vuole essere un viaggio nella memoria e nell’identità del territorio, ma anche spunto per guardare al futuro facendo tesoro dei suggerimenti di chi conosce bene il contesto, e ha fatto della sua attività nel mondo del turismo d’èlite il proprio marchio di fabbrica.
Per Rotunno lavorare in Costa Smeralda è una “sfida della perfezione”. L’imprenditore sassarese è riuscito a portarsi ai massimi livelli del proprio settore partendo umilmente da Sassari per crescere sempre più fino a concentrare la sua attività fra Porto Cervo, Milano, Monte Carlo e persino New York.
«In Costa la clientela è di fascia altissima – ha spiegato nel libro –. C’è chi investe persino un milione di euro in una singola serata, e non ammette errori. Puoi avere una sola opportunità: se riesci, la fama cresce; se sbagli, rischi di sparire. La posta in gioco è molto alta e servono strutture perfette, cura dei dettagli e grande diplomazia con ospiti molto esigenti». Insomma, non si può mai dire no, anche quando arrivano richieste particolari, come un trasporto last minute, la pretesa di un artista specifico o un oggetto raro. Ma quando tutto funziona, la soddisfazione è enorme.
Il vero cruccio è quello di allungare la stagione. «Ma – per Rotunno – non c’è nulla di impossibile quando si possiede il brand Costa Smeralda, strutture da sogno e un mare leggendario. Non manca il fascino del luogo né la richiesta di un certo tipo di turismo». Occorre un dialogo costante e costruttivo fra operatori, istituzioni e investitori, come quello che il Consorzio ha già avviato, per tracciare un calendario più ampio di respiro internazionale: «È la formula che permette a Monte Carlo di restare viva tutto l’anno – e aggiunge – nel mio lavoro vedo numerosi investitori pronti a scommettere sul progetto Costa Smeralda».
Gli attori da coinvolgere sono appunto gli imprenditori, la Smeralda Holding e la Qatar Holding (a cui appartengono gli asset principali), il comune di Arzachena, la Regione Sardegna e il Consorzio Costa Smeralda. Gli ingredienti ci sono, occorre mescolarli al meglio e dare un pizzico di pepe, come la possibilità di «ospitare grandi eventi culturali o sportivi, un festival cinematografico estivo, gare motoristiche, sfilate di design o di alta moda». Organizzare eventi di lusso avrebbe poi un altro vantaggio: «Quello di attrarre una clientela che scopre la Sardegna e, magari, si innamora anche dell’interno, con un beneficio diffuso».
L’importante è mantenere la propria identità, come sosteneva l’Aga Khan, e non spegnere le luci finita la stagione estiva. Il pensiero va quindi al principe ismaelita scomparso a Lisbona lo scorso 4 febbraio: «Se potessi ancora parlarci gli direi innanzitutto grazie, per aver acceso i riflettori su questo territorio e averlo preservato con regole ferree. Vorrei che si ricucisse il filo con quel progetto iniziale, completando l’idea di una destinazione fiorente per dodici mesi, con collegamenti migliori e grandi eventi internazionali».