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La via dell’ossidiana: l’oro nero di Sardegna

Da pietra preziosa dei nuragici a simbolo della Sardegna, l'ossidiana è una pietra dalle mille sfaccettature

di Alba Marini
26 Ottobre 2018
in Ambiente & Natura
🕓 3 MINUTI DI LETTURA
723 7
Monte Arci, sentiero in ossidiana. Foto Claudio Saba

Monte Arci, sentiero in ossidiana. Foto Claudio Saba

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L’ossidiana è l’oro nero della Sardegna. Si tratta di una pietra rara, nera ma cangiante e utilizzata dagli antichi nuragici per la fabbricazione degli utensili. Seguendo la sua storia lunghissima, da quando si formò dalle colate laviche fino ai giorni nostri, in cui adorna i gioielli moderni ma anche quelli della tradizione, è possibile ripercorrere la storia delle genti di Sardegna e, specialmente, dei popoli nuragici che abitarono nei pressi del Monte Arci.

Il viaggio nella vita dell’ossidiana inizia con la sua nascita. L’oro nero di Sardegna è un vetro vulcanico. La sua formazione è dovuta al raffreddamento rapido della lava a seguito di un’eruzione vulcanica. L’ossidiana si presenta di colore nero, ma non si tratta di un nero uniforme: osservata alla luce la pietra brilla di diversi colori, dal nero al grigio fino al marrone bianco. Ad accorgersi delle potenzialità di questa pietra, particolarmente tagliente, furono i nuragici. Se siti di estrazione di ossidiana si trovano anche a Lipari e a Pantelleria, è fuor di dubbio che i più ricchi giacimenti si trovino nell’area del sardo Monte Arci, nell’entroterra del Golfo di Oristano, nella parte centro-occidentale dell’isola. I nuragici furono i primi a scoprire la via dell’oro nero nel Neolitico, utilizzando questo vetro naturale per la fabbricazione di armi e strumenti da taglio e preferendolo alla selce. L’ossidiana in questo periodo divenne perfino perno dei commerci con gli altri popoli del Mediterraneo.

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Il Monte Arci si erge fiero accanto al piccolo paese di Pau, abitato da appena 300 abitanti. Oggi è un pacifico “treppiedi” costituito da tre torrioni basaltici di origine vulcanica, ma in un tempo lontano era un vulcano attivo e quel territorio era l’inferno di fiamme e lava dove l’ossidiana ebbe origine. Nel susseguirsi dei secoli, la via dell’ossidiana è passata dal fuoco alla pace, dalle frecce per colpire gli animali ai gioielli che nella tradizione ornavano i copricapi e i vestiti delle donne sarde.

La pietra di fuoco ha assunto presto la forma di gioielli che scacciano il malocchio. Tra gli amuleti il più famoso è Su Coccu. Secondo una tradizione dell’antica Sardegna, ma viva ancora oggi, la pietra nera era sacra ed era per questo incastonata in una base di lamina o filigrana d’argento per dar vita a un portafortuna. Su Coccu è ancora un fiore all’occhiello dell’oreficeria sarda: tramandato generalmente di madre in figlia, rappresenta il dono della protezione materna. Spesso viene appuntato nelle culle dei neonati per scacciare il malocchio e per vegliare su di loro. Come un attento cacciatore, Su Coccu avrebbe il potere di catturare gli occhi invidiosi posatisi sul bambino. Una sola la condizione affinché Su Coccu sia efficace e non si rivolti a danno di chi lo possiede: che venga ricevuto in dono.

L’ossidiana può essere incastonata in una spilla, in una collana o in un bracciale. Il modo più antico di portare l’amuleto è la spilla, generalmente apposta sul corpetto o sul velo indossato dalle donne, nel rispetto del vestito tradizionale sardo. Su Coccu – che assume nomi diversi a seconda della zona della Sardegna, come Sebegia o Pinnadellu – è l’arma perfetta per scacciare animali velenosi e persone negative. Se il problema però non fosse il malocchio ma la solitudine amorosa, la tradizione sarda avrebbe comunque una soluzione. Per richiamare l’amore è appunto possibile optare per Su Coccu, ma in corallo, ma questa, d’altronde, è la storia di un’altra pietra.

L’ossidiana ci conduce come in una via della seta nel sentiero che porta dall’antichità all’attualità. Se il Monte Arci con i suoi giacimenti di oro nero di Sardegna ha dato vita a un parco protetto per preservare una delle poche zone italiane in cui l’ossidiana è presente, gli artigiani moderni sono stati capaci di prendere questa pietra lontana del tempo e reinventarla utilizzandola per i gioielli più svariati. Se la spilla di Su Coccu rappresenta la tradizione, i monili dei nuovi orafi che creano orecchini, bracciali, ciondoli e decorazioni rappresentano la capacità della tradizione di reinventarsi utilizzando una pietra nostrana come l’ossidiana.

Ossidiana Maculata - Museo dei minerali del Monte Arci, Masullas
Ossidiana Maculata – Museo dei minerali del Monte Arci, Masullas
Ossidiana fiorita - Museo dei minerali del Monte Arci, Masullas
Ossidiana fiorita – Museo dei minerali del Monte Arci, Masullas
Tags: gioielliMonte ArciossidianaSardegna
Alba Marini

Alba Marini

Copywriter e giornalista pubblicista, ama viaggiare con qualunque mezzo: gli aerei, le navi, la penna e la fantasia. Per lei la scrittura è una finestra sul mondo, capace di raccontare ogni cosa, anche ciò che non esiste.

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  • 🗝️ Non solo un mobile, ma un simbolo di memoria collettiva. In Sardegna, sa cascia� rappresenta il cuore della casa: cassapanca antica, scrigno di corredi e di storie tramandate per generazioni. 
Le sue origini risalgono all’età nuragica, come testimonia un piccolo bronzetto custodito al Museo Archeologico di Cagliari, che riproduce un cofanetto su ruote, antesignano della cassapanca sarda. 
✨ Realizzata in legno di castagno, noce o rovere, finemente intagliata e decorata con motivi simbolici come la pavoncella o il sole, sa cascia� è oggi un ponte tra passato e presente. Un capolavoro che racconta la storia, l’identità e l’arte di un’isola in cui la tradizione continua a vivere nel segno dell’eleganza. 
📰 Leggi l’articolo completo di Raffaella Piras su SHmag.it  📷 Sardegna Artigianato |  Pierluigi Dessì Confinivisivi
  • 🎶 Pochi generi musicali hanno rappresentato così bene un’epoca come il Concerto Grosso, nato tra XVII e XVIII secolo e fondato sul dialogo tra solisti e orchestra. Ma la sua storia non si è esaurita con il Barocco: nei secoli successivi ha conosciuto sorprendenti rinascite, contaminazioni e reinvenzioni, arrivando persino a intrecciarsi con il rock. 
🎭 È proprio a questa straordinaria vitalità che la Cooperativa @teatroeomusica dedica la nuova edizione dei Salotti culturali del Teatro Verdi di Sassari. Quattro appuntamenti, dal 9 ottobre al 5 novembre, porteranno sul palco capolavori di Corelli, Stradella, Bach, Händel, fino alle riletture di Bloch, Bacalov e Schnittke, mostrando come un genere nato più di tre secoli fa riesca ancora a parlare al presente. 
Ogni concerto sarà introdotto da autorevoli voci della critica musicale – Andrea Ivaldi, Antonio Ligios, Maurizio Salvi e Sandro Cappelletto – che guideranno il pubblico nell’ascolto, insieme alla Teatro Verdi Chamber Orchestra e agli ospiti solisti. 🎻 
📰 Scopri di più sulla rassegna, tutti i dettagli sono nell’articolo completo su SHmag.it
  • 🦉🌙 Tra rapace notturno e strega, “Sa Stria” attraversa i secoli della tradizione sarda con un profilo ambiguo: presagi, cure popolari, paure collettive e un lessico di gesti codificati nel tempo. 
👁️‍🗨️ Le prime tracce affiorano già in età romana; nell’isola, la creatura entra nella cronaca orale: un verso acuto come avvertimento, lo sputo rituale per scongiurare la sventura, l’ombra sui tetti dei villaggi di pietra. 
🧵☕️ Attorno a lei ruotano diagnosi e protezioni: la “Sa Striadura”, il filo da imbastire che confronta apertura delle braccia e statura, le piume ridotte in cenere mescolate al caffè, il fumo che accenna una croce sul malato all’ultimo quarto di luna. 🌘 
🌸 Tra Gallura e Sassarese, la leggenda converge sulla donna-strega: unguenti di peonia, trance, metamorfosi, voli notturni che traducono l’inspiegabile in rito e linguaggio condiviso, tra brebus e antiche paure del malocchio. 🧿 
Un mosaico di mistero e memoria, dove la comunità tenta di ordinare l’ignoto con narrazioni, simboli e piccoli gesti apotropaici. Ce ne parla Chiara Medinas: l’articolo completo continua sul nostro sito web SHmag.it 👆🏻
  • 🌊 La Gallura torna protagonista mondiale del nuoto in acque libere! Per la terza volta consecutiva, Golfo Aranci ospita la Coppa del Mondo, organizzata da Acquatic Team Freedom in collaborazione con FIN Sardegna. Atleti da tutto il mondo sfideranno resistenza e tecnica in gare di 10 km, staffette e knockout, con paesaggi naturali mozzafiato e la fauna marina ad accompagnarli. 🏊‍♂️✨ 
📺 L’evento sarà trasmesso in diretta Rai, un’occasione unica per vivere da vicino lo spettacolo delle acque libere e scoprire la forza di uno sport che unisce l’agonismo alla promozione del territorio sardo. 
Scopri tutti i dettagli e le storie dietro questa grande manifestazione sul nostro sito ➡️ SHmag.it
  • 🏺🌿 Al MAP di Perfugas la conoscenza prende forma attraverso la sperimentazione. Il Museo Archeologico e Paleobotanico, gestito dalla cooperativa di servizi didattici Sa Rundine, è un punto di riferimento per la valorizzazione del patrimonio dell’Anglona e della Sardegna. Qui storia e natura si incontrano in un percorso che abbraccia milioni di anni: dalla foresta pietrificata risalente a 18 milioni di anni fa ai reperti archeologici che raccontano la vita dell’uomo dal Paleolitico al Medioevo. 
👩‍🏫👨‍🎓 Cuore pulsante del museo è l’attività didattica rivolta alle scuole. Un ricco calendario di laboratori trasforma gli studenti in protagonisti: dallo scavo simulato alle tecniche paleolitiche, dalla manipolazione dell’argilla alla tessitura, fino alla gamification con Escape MAP e giochi interattivi. Ogni esperienza diventa così un ponte tra passato e presente, capace di unire studio e divertimento. 
📸 Oltre alle esposizioni permanenti, il @map_perfugas ospita due mostre fotografiche: “La Sardegna oltre al mare” di @aless_arda e @fabrizio_bibi_pinna, e “Preziose Architetture del Paesaggio a bassissima entropia” di Giovanni Andrea Paggiolu. Racconti visivi che arricchiscono lo sguardo sul territorio e i suoi paesaggi. 
Un museo che non si limita a custodire la memoria, ma la rende viva e condivisa. 👉🏻 L’articolo completo su SHmag.it approfondisce tutte le attività e i progetti in corso.
  • 🌍 Nel cuore di Bari Sardo c’è un luogo dove arte, memoria e comunità si incontrano: il MAB – Centro d’Arte Contemporanea, nato nel 2024 e già punto di riferimento in Ogliastra. Qui la ricerca dialoga con il territorio, tra pratiche partecipative, linguaggi digitali e una rete di relazioni che unisce locale e globale. 
🖼 Dopo un anno di mostre e incontri – dalla fiber art di “Intricato” alla retrospettiva “Michele Mulas. Ritorno a Gardalis”, passando per “CIBARTI” e “Orizzonti – Impressioni dall’isola” – il @mabcentroarte presenta “Archeologia del presente – Corpo, materia, memoria”. Un percorso collettivo che intreccia scultura, pittura, fotografia e digitale per sondare i segni arcaici che abitano il contemporaneo: ferro, pietra, legno e cenere diventano tracce vive, mentre il digitale trasforma l’eredità in visione. 
🗣️ «La cultura è un mezzo di sviluppo delle comunità» afferma la direttrice artistica Nicoletta Zonchello, «vogliamo un luogo vivo, in cui arte e territorio si trasformano reciprocamente». 
📅 Inaugurazione: sabato 4 ottobre, ore 18:30. Visitabile dal martedì alla domenica, h 18–20. 
Scopri di più e leggi l’articolo completo su SHmag.it
  • 🏊‍♂️🚴‍♂️🏃‍♂️ 21 giorni, 21 Ironman consecutivi.  È la sfida che ha visto protagonista Gabriele Catta, 23 anni, atleta e studente universitario di Cagliari. Un’impresa di resistenza estrema che ha unito sport e solidarietà: ogni metro percorso è stato dedicato a chi affronta difficoltà silenziose, sostenendo ABOS e ADMISS. 💙  Numeri impressionanti raccontano il viaggio: quasi 80 km a nuoto, 3.780 km in bici e 886 km di corsa. Ma più dei dati restano le emozioni, gli abbracci e l’energia di chi ha seguito passo dopo passo questa avventura. Una storia di forza, condivisione e speranza da non perdere.  L’articolo completo con l’impresa di @gabriele_catta_01 è su SHmag.it.
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