Le pizzerie del futuro saranno senza pizzaioli?

A Parigi le braccia meccaniche di un robot realizzano una pizza in 5 minuti e ci proiettano direttamente nel futuro

Pazzi a Parigi Beaubourg

Ha suscitato gran scalpore nel web la diffusione di un video, divenuto virale in breve tempo, accompagnato dal commento “Addio pizzaioli” e realizzato da Piero Armenti, proprietario della pagina Facebook “Il mio viaggio a New York”, nel quale si mostrano delle braccia meccaniche mentre preparano una pizza in pochi minuti all’interno di un locale.

Non si tratta di un film di fantascienza, ma della pizzeria Pazzi, attiva da quest’estate anche nel quartiere Beaubourg di Parigi, segnando un punto di svolta decisivo nel mondo della ristorazione, a partire dalla sua prima apparizione nel centro commerciale di Val d’Europe nel 2019: un fast food completamente gestito da robot!

Nel video in questione si apprende chiaramente che ciascun avventore può fare la propria ordinazione attraverso un monitor e, successivamente, assistere all’intero processo di preparazione dietro ad un vetro: delle braccia meccaniche stendono l’impasto, lo condiscono, lo cuociono e, alla fine, lo servono al cliente tagliandolo persino a fette.

La novità assoluta riguarda il fatto che si tratta di un meccanismo automatizzato al 100%, con la presenza di un solo “umano” per aiutare a selezionare le ordinazioni. Negli anni precedenti, infatti, erano già sorte realtà simili, come il Zume Pizza in California, che nel 2017 aveva provato ad inserire dei robot all’interno del proprio business, per ottimizzare alcuni passaggi.

Da dove nasce l’idea?

L’esperimento in realtà è il risultato di uno studio che è iniziato ben 9 anni fa da Cyrill Hamon e Sébastien Roverso, all’epoca studenti della scuola di “innovazione tecnologica”. Nella pagina ufficiale della pizzeria raccontano come tutto sia cominciato: l’idea è partita dal disappunto nel trovare spesso i locali chiusi quando si presentava il desiderio di mangiare una buona pizza.

Per superare questo ostacolo, hanno deciso di rivoluzionare il concetto stesso del fast food, rendendo obsoleta la presenza dell’essere umano, all’interno di una catena di preparazione che rappresenta una meraviglia dell’ingegneria.

Da allora ne hanno fatta di strada i due inventori, attraverso anni di ricerca e cinque brevetti depositati, diventando una famiglia di trenta esperti e ingegneri per una manutenzione costante di circuiti, che alimentano robot in grado di servire una deliziosa pizza in appena cinque minuti.

Non solo qualità negli strumenti

Ma la dedizione di Cyrill e Sèbastien non si è concentrata solo sull’innovazione tecnologica, poiché anche gli ingredienti sono stati scelti minuziosamente, prediligendo qualità BIO, come la salsa di pomodoro e il pesto provenienti dall’Italia, oppure marchi DOP, quali il formaggio Bleu d’Auvergne.

Le ricette rappresentano un valore aggiunto al locale, in quanto sono un’attenta selezione del tre volte campione del mondo di pizza Thierry Graffagnino, consulente delle “Pazzirie”. Lo stesso spiega che la parte più complicata è l’impasto, soggetto a costanti mutamenti, per questo i robot devono adattarsi continuamente, dimostrando ancora di più quanto siano strumenti sofisticati.

Le proposte, che hanno un prezzo compreso fra i sette e sedici euro, spaziano dai grandi classici, come la Margherita, ad alternative più moderne, che mischiano prodotti locali con quelli nostrani: è questo il caso, per esempio, della pizza Biquette et Basilic con carne di capra dell’Andalusia, pomodori datterini, pesto italiano e mozzarella.

Le polemiche

Fin dalla prima apertura non sono mancate le prime perplessità da parte del pubblico, prima fra tutti la preoccupazione nel pensare che l’aumento di procedure automatizzate nei locali possa in qualche modo diminuire i posti di lavoro, in un mondo dove si sente parlare di crisi un po’ ovunque.

A ciò si aggiunge la polemica nei social da parte dei difensori della pizza tradizionale, non solo nel gusto, ma anche nello stesso procedimento di preparazione, perpetrato per decenni da pizzaioli esperti. Fra i vari commenti presenti sotto al video di Piero Armenti, ce ne sono alcuni particolarmente estremisti, come “Se quello è il futuro, come dici, smetterò di mangiare la pizza.”. O ancora “Questo mestiere è arte che si tramanda da oltre un secolo, non si può ridurre tutto a tecnologia e digital.

Dal canto loro, gli ingegneri di Pazzi, che hanno intenzione di espandere la loro attività soprattutto negli aeroporti, ferrovie e campus universitari, non hanno nessuna intenzione di rivaleggiare con la tradizione. “Non siamo in competizione con i pizzaioli, – affermanoi due possono convivere”.

Lo stesso Graffagnino non si sente affatto minacciato dalla concorrenza robotica, dimostrando invece grande entusiasmo nel collaborare a questo progetto. Secondo lo chef, così come esistono le versioni napoletane, siciliane e romane della pizza, ora c’è anche quella dei robot. “Vedessimo americani e cinesi farlo, non parleremmo nemmeno di concorrenza con i pizzaioli” – aggiunge. Del resto, sono gli stessi Cyrill e Sébastien che lo affermano nel sito ufficiale: “Più che l’amore per la pizza e i prodotti genuini, vogliamo condividere il gusto di inventare.

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