Maternità surrogata “reato universale”: cosa potrebbe cambiare

La maternità surrogata potrebbe diventare un reato anche se effettuata all’estero. Ma cos’è, da quale legge è regolata, quali tipologie esistono. Tutto ciò che c’è da sapere

📷 Adobe Stock | Yakobchuk Olena

La surrogazione di maternità è da sempre al centro di un acceso dibattito. Alcuni la definiscono una pratica che mercifica il corpo della donna, altri un’opportunità per le persone che non possono avere figli. Il 21 aprile la Commissione Giustizia della Camera ha adottato il testo base della legge che propone di perseguire la surrogazione di maternità come reato universale, anche se commessa fuori dal nostro Paese.

La legislazione italiana vieta già la maternità surrogata, definita reato dalla legge 40 del 2004 sulle norme in materia di procreazione medicalmente assistita. Le pene per chi la compie sono la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una multa da 600.000 euro fino a 1 milione di euro. Il nuovo testo la inserirebbe tra i reati universali, cioè quei crimini particolarmente gravi per i quali le pene si applicano anche se sono commessi all’estero. Se diventerà definitivo, in Italia potranno essere processate tutte quelle persone che si recano in altri Paesi per concepire un figlio con tale prassi.

Ma cosa si intende per maternità surrogata? La maternità surrogata consiste nel far condurre a una donna la gestazione e il parto per conto di qualcun altro. La madre surrogata porta avanti la gravidanza e partorisce il bambino per poi affidarlo ad altre persone che ne diventeranno i veri genitori. La pratica si può considerare una forma di procreazione assistita. La donna, infatti, viene fecondata, in modo naturale o attraverso l’impianto di un ovulo, e accoglie nel suo grembo una nuova vita con l’accordo di consegnarla a un’altra persona. Le ragioni per cui questi genitori scelgono di rivolgersi a una donna per la surrogazione di maternità possono essere differenti. Nella maggior parte dei casi si tratta di coppie che non riescono a concepire un figlio a causa di problemi di fertilità, di coppie omosessuali o di single che desiderano diventare genitori.

La madre surrogata, chiamata anche “gestante d’appoggio”, è solitamente una donna che decide di portare avanti la gravidanza per sua libera scelta. Gli aspiranti genitori che si rivolgono alla donna per avere un figlio sanciscono con lei un contratto di “surrogazione gestazionale”, il cui contenuto dipende dalla legge del Paese in cui viene praticata. In ogni caso, secondo la legislazione viene sempre stabilita la rinuncia al nuovo nato da parte della madre surrogata.

La pratica viene spesso detta anche “gestazione per altri” o “utero in affitto”. Esistono però delle differenze tra i due termini: l’espressione “gestazione per altri” è più ampia e indica tutte le forme in cui una donna porta avanti la gravidanza per conto dei genitori del bambino. L’ovulo impiantato può essere sia di una donatrice che della futura madre. In tutti i casi di gestazione per altri gli ovuli non sono mai quelli della donna che porta avanti la gravidanza e quindi il bambino non avrà legami genetici con lei. Il termine “utero in affitto” viene usato come sinonimo di gestazione per altri ma con una connotazione negativa. È utilizzato da chi sostiene che il corpo delle donne, in questo modo, possa essere sfruttato per trarne profitti. Inoltre, non ha un’accezione abbastanza ampia per includere i casi in cui la gestazione viene eseguita senza compenso.

È necessario, quindi, fare una distinzione tra la pratica altruistica e quella retribuita. Nel primo caso la surrogazione di maternità avviene senza un compenso pecuniario, nel secondo è invece previsto un pagamento. Si può anche distinguere tra la maternità surrogata tradizionale e la maternità surrogata gestazionale. La prima tipologia prevede l’inseminazione della madre surrogata in modo naturale o artificiale. L’ovulo sarà, quindi, quello della gestante e gli spermatozoi proverranno dal genitore che l’ha richiesto o da un estraneo. Nell’altro caso, invece, si useranno i gameti maschili e femminili della coppia. Si dovrà quindi effettuare la fecondazione in vitro e il bambino non avrà nessun legame genetico con la madre surrogata, ma solo con la coppia di aspiranti genitori.

Come anticipato, in Italia la surrogazione di maternità non è consentita. Per tale motivo le persone che desiderano avere un figlio tramite questa prassi devono recarsi all’estero per cercare una gestante d’appoggio e procedere con la fecondazione. Tra le mete più frequenti ci sono la Russia e l’Ucraina, Paesi in cui esistono delle leggi che regolano sia la forma altruistica che quella retribuita.

Attualmente non esistono rilevazioni dati precise sui casi di gestazione per altri. Secondo l’indagine SIRU del 2019, sappiamo però che si tratta di circa 3.000 persone all’anno e che in maggioranza coloro che si rivolgono a una madre surrogata sono coppie che ricorrono alla donazione del seme o a quella degli ovuli. Per quanto riguarda l’Europa, sappiamo che in Ucraina nel 2021 sono nati circa 6.000 bambini con la maternità surrogata.

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