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Bambini (e non solo) che non vogliono svegliarsi più: cos’è la sindrome della rassegnazione?

Provoca incoscienza, chi ne è affetto smette di muoversi, parlare e mangiare. Vediamo cos’è la misteriosa condizione che colpisce soprattutto i figli di rifugiati, come si manifesta e come può essere curata secondo l’Ospedale Bambino Gesù

di Erica Lucia Noli
12 Novembre 2022
in Benessere & Salute
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Dormire per mesi o anche per anni senza rispondere agli stimoli per sottrarsi a un’esistenza che fa paura. È stata chiamata in diversi modi: “sindrome della rassegnazione”, “sindrome del rifiuto traumatico”, “sindrome del sonno profondo”, persino “sindrome della bella addormentata”. Da alcuni è considerata un mistero, da altri una disgrazia e si tratta di una malattia che colpisce soprattutto i minori rifugiati, ma non solo.

Negli scorsi giorni ha avuto molta risonanza la triste vicenda del detenuto, un ventottenne originario del Pakistan, rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli. Il personale del penitenziario lo ha soprannominato “il simulatore” perché sembra che simuli di essere morto. I suoi occhi, infatti, sono sempre chiusi e si trova sdraiato immobile sul letto della sua cella da circa quattro mesi. Gli infermieri hanno raccontato che gli svuotano il catetere, gli cambiano il pannolone e gli infilano del cibo liquido in bocca che poi l’uomo deglutisce in maniera meccanica. In Italia il caso ha suscitato sia preoccupazione che curiosità e sono tanti coloro che si sono domandati quale sia la causa di questa condizione, visto che dai controlli dei medici non è stato riscontrato nulla di oggettivo. Ma se non ha evidenti problemi di salute, da cosa è affetto?

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La sua condizione potrebbe chiamarsi appunto “sindrome della rassegnazione”. Questa patologia di tipo psicologico non riguarda solo i carcerati ma, anzi, colpisce per lo più i bambini e gli adolescenti di un’età compresa tra gli 8 e i 15 anni che hanno subito dei gravi traumi e violenze. La sindrome è stata segnalata per la prima volta in Svezia negli anni ’90 in centinaia di bambini e ragazzi accomunati tutti dalla stessa caratteristica, ovvero lo status di rifugiato. Secondo i dati del Comitato Nazionale di Sanità Svedese, ad essere stati interessati dalla sindrome in Svezia sono tutti richiedenti asilo provenienti dai Paesi dell’ex Unione Sovietica, dalla Jugoslavia e più recentemente anche dalla Siria. La pesante situazione psicologica che i ragazzi devono affrontare in quei momenti li tramuta in soggetti privi di qualsiasi reazione, portandoli ad allontanarsi da un mondo che crea loro angoscia. Nel 2017 i casi svedesi sono stati documentati anche dal giornalista e fotografo Magnus Wennman, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo.

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Un post condiviso da Magnus Wennman (@magnuswennman)

La questione si è trasformata presto in un tema politico. Inizialmente, in molti hanno ipotizzato che i giovani catatonici fingessero per evitare di essere rimpatriati, ma tutti i medici che hanno seguito i casi hanno negato che potesse trattarsi di una pura simulazione. Per diversi anni la patologia non è stata riconosciuta dai pediatri e dagli psichiatri, solo a partire dal 2014 il Consiglio Nazionale Svedese per la Salute e il Benessere ha identificato questa sindrome con una diagnosi ufficiale, inserendola nella Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati (ICD10).

Come si legge sul sito dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, la sindrome della bella addormentata si manifesta con i sintomi tipici dell’ansia e della depressione, in particolare l’apatia e la letargia. I bambini, gli adolescenti e anche gli adulti che ne soffrono, piano piano iniziano ad essere irritabili, si isolano dall’ambiente circostante chiudendosi in se stessi e non riescono ad impegnarsi nelle attività di tutti i giorni, come la scuola e il gioco. Inoltre, non rispondono ai tentativi altrui di assistenza e diventano incapaci di parlare, camminare, mangiare, fino a diventare fragili, fiacchi, schivi, incontinenti e privi di reazioni davanti a stimoli fisici.

I soggetti affetti dalla sindrome della rassegnazione si ritrovano quindi in una condizione di profonda incoscienza che può durare anche per tanti anni. Devono essere nutriti e idratati artificialmente e dipendono totalmente dalle cure del personale sanitario. L’Ospedale Bambino Gesù precisa che in questi casi è fondamentale cercare di mantenere in vita le funzioni vitali, assicurando sostegno nutrizionale attraverso le flebo e un sondino gastrico. Inoltre, fin dall’inizio, la cura è anche di tipo psicologico. Per uscire da questo tunnel gli individui (e anche le loro famiglie) devono essere seguiti da professionisti che offrano loro un supporto psicoterapeutico, per far sì che riescano a rielaborare le emozioni negative associate all’esperienza traumatica che hanno vissuto e che siano in grado di inserirsi nel nuovo contesto socioculturale.

Tags: bambinimalattierifugiatisindrome della rassegnazione
Erica Lucia Noli

Erica Lucia Noli

Nasce nel 1992 a Cagliari, città che ama e in cui vive. Laureata in Comunicazione e laureanda magistrale in Giornalismo all'Università Sapienza di Roma, aspira a diventare giornalista da quando è poco più che bambina. Si definisce una curiosa e attenta esploratrice del mondo.

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  • 🎆🎤 Marco Mengoni sarà il protagonista del Capodanno di Olbia. La città gallurese accoglierà il 2026 con un grande concerto in piazza che vedrà sul palco il due volte vincitore di Sanremo, reduce da un anno di tournée negli stadi e nelle arene europee.  📅 Il 31 dicembre Olbia diventerà palcoscenico nazionale, con attese importanti per turismo ed economia locale.  🔗 Tutti i dettagli su SHmag.it
  • 🍂 L’autunno in Barbagia ha un cuore che batte forte a Gavoi. Dal 10 al 12 ottobre, il borgo si anima con la tappa di Autunno in Barbagia e il circuito enogastronomico "In Sas Cortes Gavoesas", un evento che intreccia tradizione e sapori in un’atmosfera unica. 
🍷✨ Cosa attende i visitatori? Un viaggio sensoriale tra le antiche corti aperte. Qui, degustazioni di vini e prodotti d’eccellenza come il Fiore Sardo si uniranno alle dimostrazioni degli artigiani, che sveleranno i segreti della panificazione tradizionale e della lavorazione del formaggio. Le strade risuoneranno dei canti dei tenores e delle esibizioni folk, in un’atmosfera che unisce comunità e ospitalità. 
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  • 🏛️✨ Alghero cambia volto e si trasforma in un museo a cielo aperto! È arrivato il BLOOP International Proactive Art Festival, il celebre evento nato a Ibiza che per la prima volta sbarca in Sardegna. Per tutto il mese di ottobre, le strade della città diventano il palcoscenico di un’esperienza unica e gratuita, che unisce arte, tecnologia e turismo sostenibile. 
📱🎨 Grazie a un’app innovativa con realtà aumentata, le opere dell’artista Amadama prenderanno vita direttamente sul vostro smartphone. Un percorso interattivo che invita a esplorare la città in modo nuovo, tra installazioni che si animano e una vera e propria caccia al tesoro digitale. 
Curioso di sapere come l’arte sta ridisegnando Alghero? 
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  • 🗝️ Non solo un mobile, ma un simbolo di memoria collettiva. In Sardegna, sa cascia� rappresenta il cuore della casa: cassapanca antica, scrigno di corredi e di storie tramandate per generazioni. 
Le sue origini risalgono all’età nuragica, come testimonia un piccolo bronzetto custodito al Museo Archeologico di Cagliari, che riproduce un cofanetto su ruote, antesignano della cassapanca sarda. 
✨ Realizzata in legno di castagno, noce o rovere, finemente intagliata e decorata con motivi simbolici come la pavoncella o il sole, sa cascia� è oggi un ponte tra passato e presente. Un capolavoro che racconta la storia, l’identità e l’arte di un’isola in cui la tradizione continua a vivere nel segno dell’eleganza. 
📰 Leggi l’articolo completo di Raffaella Piras su SHmag.it  📷 Sardegna Artigianato |  Pierluigi Dessì Confinivisivi
  • 🎶 Pochi generi musicali hanno rappresentato così bene un’epoca come il Concerto Grosso, nato tra XVII e XVIII secolo e fondato sul dialogo tra solisti e orchestra. Ma la sua storia non si è esaurita con il Barocco: nei secoli successivi ha conosciuto sorprendenti rinascite, contaminazioni e reinvenzioni, arrivando persino a intrecciarsi con il rock. 
🎭 È proprio a questa straordinaria vitalità che la Cooperativa @teatroeomusica dedica la nuova edizione dei Salotti culturali del Teatro Verdi di Sassari. Quattro appuntamenti, dal 9 ottobre al 5 novembre, porteranno sul palco capolavori di Corelli, Stradella, Bach, Händel, fino alle riletture di Bloch, Bacalov e Schnittke, mostrando come un genere nato più di tre secoli fa riesca ancora a parlare al presente. 
Ogni concerto sarà introdotto da autorevoli voci della critica musicale – Andrea Ivaldi, Antonio Ligios, Maurizio Salvi e Sandro Cappelletto – che guideranno il pubblico nell’ascolto, insieme alla Teatro Verdi Chamber Orchestra e agli ospiti solisti. 🎻 
📰 Scopri di più sulla rassegna, tutti i dettagli sono nell’articolo completo su SHmag.it
  • 🦉🌙 Tra rapace notturno e strega, “Sa Stria” attraversa i secoli della tradizione sarda con un profilo ambiguo: presagi, cure popolari, paure collettive e un lessico di gesti codificati nel tempo. 
👁️‍🗨️ Le prime tracce affiorano già in età romana; nell’isola, la creatura entra nella cronaca orale: un verso acuto come avvertimento, lo sputo rituale per scongiurare la sventura, l’ombra sui tetti dei villaggi di pietra. 
🧵☕️ Attorno a lei ruotano diagnosi e protezioni: la “Sa Striadura”, il filo da imbastire che confronta apertura delle braccia e statura, le piume ridotte in cenere mescolate al caffè, il fumo che accenna una croce sul malato all’ultimo quarto di luna. 🌘 
🌸 Tra Gallura e Sassarese, la leggenda converge sulla donna-strega: unguenti di peonia, trance, metamorfosi, voli notturni che traducono l’inspiegabile in rito e linguaggio condiviso, tra brebus e antiche paure del malocchio. 🧿 
Un mosaico di mistero e memoria, dove la comunità tenta di ordinare l’ignoto con narrazioni, simboli e piccoli gesti apotropaici. Ce ne parla Chiara Medinas: l’articolo completo continua sul nostro sito web SHmag.it 👆🏻
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