È innegabile: in queste settimane gli occhi del mondo sono puntati sul Vaticano.
Con il Giubileo in pieno svolgimento, il cordoglio per la morte di Papa Francesco si è tutt’altro che affievolito, ma l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, oltre che l’attesa dei credenti, è ormai focalizzata sul Conclave, il Collegio Cardinalizio chiamato a eleggere il nuovo pontefice a partire dal 7 maggio.
L’iter dell’elezione è codificato da tempistiche e regole precise, retaggio di un passato che incute soggezione e curiosità; la formula dell’Extra Omnes -Fuori Tutti-, con cui si dichiara che solo i Cardinali elettori possano restare tra le mura della Cappella Sistina per le votazioni, simboleggia vividamente l’aura di mistero che pervade il Conclave -dal latino “cum clavem”, ovvero “chiuso a chiave”-, fonte d’ispirazione per speculazioni di ogni genere e per innumerevoli prodotti della letteratura e del cinema.
Non è un caso che la scorsa stagione cinematografica sia stata segnata dal film “Conclave” di Peter Berger, tratto dall’omonimo romanzo di Robert Harris, in cui si raccontano i passaggi formali successivi alla morte del Papa: la pellicola apre una breccia nel muro invalicabile che protegge il Collegio Cardinalizio, tra tradizione e realpolitik, spiritualità e ambizioni personali, attualità sociopolitica e colpi di scena degni dei migliori thriller. All’indomani della morte di Papa Francesco, con una singolare sovrapposizione tra finzione e realtà, le visualizzazioni del film sulle piattaforme streaming si sono triplicate e lo stesso Harris ha rivelato di essersi ispirato alla figura di Bergoglio per quella del Papa che nel suo libro, uscito nel 2016, viene a mancare all’inizio della vicenda, innescando lo scontro tra cardinali progressisti e conservatori.
Letteratura e cinema, come spesso accade, sembrano aver presagito la realtà: nel corso dei novendiali -i nove giorni di lutto consecutivi alla morte del pontefice- sono emerse opposte correnti tra i Cardinali elettori, che saranno 133, sotto la soglia degli 80 anni come da regolamento: è fissato dunque a 89 -i 2/3 del totale- il numero di voti necessario per l’elezione del nuovo Papa.
I passaggi fondamentali del Conclave: mercoledì 7 maggio, alle 10, è fissata nella Basilica di San Pietro la Santa Messa Pro Eligendo Romano Pontifice, presieduta dal Decano del Collegio Cardinalizio Giovanni Battista Re; alle 16.30, dopo la processione verso la Cappella Sistina, il maestro delle celebrazioni liturgiche, l’arcivescovo Diego Ravelli, pronuncerà l’Extra Omnes: i cardinali elettori eseguiranno la prima votazione scrivendo il nome del prescelto sotto la frase “Eligo in Summum Pontificem”. Dal giorno seguente, le votazioni saranno quattro, due la mattina e due il pomeriggio, e le schede elettorali verranno bruciate in una stufa: se nessun cardinale raggiungerà il quorum, una miscela di antracene e zolfo renderà nera la fumata dal comignolo della Cappella Sistina, diversamente, la fumata sarà bianca, grazie a un composto di lattosio e colofonia; ogni giorno sono previste due fumate, alle 12 e alle 19. Giunti al 34° scrutinio senza un candidato eletto, si procederà al ballottaggio tra i due cardinali con più consensi: l’eletto sarà infine chiamato ad accettare la nomina e a scegliere il suo nome da pontefice. Dopo essere entrato nella “stanza delle lacrime”, la sacrestia della Cappella Sistina, il pontefice indosserà il tradizionale abito bianco e i paramenti sacri: a questo punto il Cardinale protodiacono, attualmente Dominique Mamberti, pronuncerà la fatidica frase: “Nuntio vobis gaudium magnum: habemus papam!”.



I papabili. In Italia, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli non autorizza le scommesse su eventi religiosi; il “Toto-Papa”, d’altra parte, imperversa all’estero. Ecco i favoriti all’elezione secondo i bookmakers: in continuità con il pontificato “progressista” di Bergoglio, Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, con una lunga esperienza diplomatica; Cardinale Luis Antonio Tagle (Filippine), Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, soprannominato il “Francesco asiatico” per le sue aperture su temi sensibili; Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, noto per l’impegno nella mediazione dei conflitti. Tra i conservatori, distintisi per la loro ortodossia dottrinale, il Cardinale Robert Sarah (Guinea), Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, e il Cardinale Fridolin Ambongo Besungu (Congo), arcivescovo metropolita di Kinshasa; più moderato, il Cardinale Peter Turkson (Ghana), Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Se nel nostro paese si spera nel ritorno di un Papa italiano, che manca dal 1978, appare tuttavia verosimile, vista la varietà geografica del Collegio Cardinalizio, tra Europa (56 cardinali), Americhe (37), Asia (20), Africa (16), e Oceania (4), che il nuovo pontefice possa essere per provenienza più rappresentativo della Chiesa globale: in passato, del resto, i nomi dei papabili sono stati sempre smentiti e la scelta è ricaduta su un outsider. Potrebbe trattarsi di Anders Arborelius, primo Cardinale svedese della storia, o del Cardinale Mikola Bychok, originario dell’Ucraina ma australiano d’adozione, che con i suoi 45 anni è il più giovane tra gli eleggibili.
Nell’attesa di scoprire chi sarà il 267° Papa della Chiesa Cattolica, non resta che il cinema. Che siate credenti o meno.
































