Nella zona nord di Cagliari, non lontano dallo stagno di Santa Gilla, si trova lo storico e popolare quartiere di Sant’Avendrace, dominato dall’omonimo viale lungo il quale, agli inizi del Novecento, sorgevano alcune delle più eleganti ville della città. A oggi, l’unica sopravvissuta è Villa Cossu-Murru, meglio conosciuta come “Villa Laura”, una suggestiva dimora in stile liberty che conserva intatta l’atmosfera dell’epoca, nonostante attualmente versi in stato di abbandono.
L’edificio fu progettato dall’ingegnere Giuseppe Manunza e costruito nel 1907 per volontà di Carlotta Lai, moglie del maestro Francesco Murru e figlia del noto chimico e fotografo cagliaritano Agostino Lai Rodriguez e di Francesca Schinardi.
In origine, la villa nacque come residenza di campagna della famiglia Murru-Lai, dove vi giungeva in carrozza spostandosi dall’abitazione principale situata nel Corso Vittorio Emanuele. Solo dopo la Prima Guerra Mondiale i proprietari decisero di trasferire lì la propria residenza.
La villa fu intitolata da Carlotta Lai alla sua unica figlia, Laura, apprezzata professoressa di storia e filosofia, oltre che pittrice, e sposata con il primario radiologo Didaco Cossu. Rimasta vedova, Laura Murru lasciò a sua volta la magione in eredità alla figlia Maria Giuseppina e alla sua famiglia.
A questo gioiello architettonico, affacciato sul parco di Tuvixeddu – la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo -, si accede da viale Sant’Avendrace attraverso un ingresso posto lungo “la muraglia”, un tempo parte dell’antico porto cartaginese. Varcato il cancello in ferro battuto, ornato con pomi d’ottone, e saliti pochi gradini, si raggiunge l’ampio giardino di circa 4.000 metri quadrati che circonda la dimora. Organizzato su più piani, un tempo era ricco di alberi, arbusti, fiori e alte palme, tanto da sembrare un vero e proprio orto botanico.
La casa, caratterizzata da un vivace colore rosso e impreziosita da lesene in tonalità giallo crema, si articola su tre livelli, un piano terra e due piani superiori, ed è composta da ben 22 stanze. Al suo interno custodisce anche un suggestivo sotterraneo, scavato nella roccia in epoca punica, che fu utilizzato come cantina e come rifugio durante l’ultima guerra.
Il primo e il secondo piano conservano pavimenti antichi in graniglia, decorati con mattonelle disegnate, e porte in legno di pitch-pine con maniglie in ottone d’epoca. Le stanze del primo piano – soggiorno, salotto e salone – si aprono a formare un unico ambiente che si estende fino all’ampio balcone, accessibile tramite una porta finestra, dove Carlotta Lai organizzava feste e intratteneva gli ospiti suonando il pianoforte. Una maestosa scala in marmo e ferro battuto collega il primo piano al secondo, destinato alle camere da letto e a uno studio. Un’ulteriore scala conduce poi al terrazzo, da cui si può ammirare una splendida vista panoramica sulla città e sulla laguna di Santa Gilla.


Nonostante i fasti di un tempo, oggi l’edificio si presenta in uno stato di forte degrado. Il giardino, lasciato a se stesso, è invaso da erbacce e detriti, mentre le due bellissime palme all’ingresso sono state distrutte dal punteruolo rosso. A causa delle intemperie, alcune parti della struttura sono crollate, compresi i cornicioni, e anche la maestosa scala interna mostra evidenti segni di deterioramento.
Nel 2009, gli eredi Pinna-Cossu hanno ceduto la villa alla Regione Sardegna, che l’ha acquistata per quasi due milioni di euro con l’obiettivo di effettuare un intervento di recupero e valorizzazione storica, assecondando anche la volontà di Laura Murru, scomparsa nel 2005, che non avrebbe mai voluto vederla demolita.
Il progetto, ancora inattuato, prevede nello specifico una ristrutturazione della residenza al fine di trasformarla nell’ingresso del parco archeologico di Tuvixeddu e di destinare i suoi spazi alla realizzazione del Museo di Sant’Avendrace. In questo modo si darebbe seguito anche all’accordo stipulato durante la costruzione dell’edificio: i reperti archeologici allora rinvenuti furono consegnati alla Soprintendenza Archeologica, con l’impegno di riportarli in loco qualora la villa fosse stata destinata a scopi pubblici.
Si rincorrono, intanto, voci su presenze spettrali e fenomeni inquietanti all’interno dell’abitazione. Si narra che, nelle notti di luna piena, dalle finestre si intraveda la figura di una donna avvolta in un velo nero, che si aggirerebbe ai piani superiori. Alcuni ritengono che possa trattarsi proprio di Laura Murru, il cui spirito non avrebbe mai lasciato la sua amata dimora; altri sostengono che siano le anime dei defunti sepolti nelle tombe puniche sottostanti. Testimoni riferiscono anche di deboli luci che si accendono improvvisamente e di un’atmosfera stranamente sinistra che aleggerebbe tra le stanze della villa.
In attesa che il mistero venga svelato e che questo bene pubblico di valore inestimabile sia finalmente riqualificato, chiunque passi di lì non può fare a meno di ammirare Villa Laura con un pizzico di malinconia, insieme al fascino che continua a emanare, proprio come tutti quei luoghi simbolo del passato che Cagliari, come uno scrigno, custodisce tra le sue vie.
































