Baciata dal sole, dalla pioggia, dal caldo e spesso dal Maestrale: i volti di Cagliari sono vari e la rendono ogni giorno tanto diversa da continuare a stupire tutt’ora i suoi abitanti. Sotto i mutamenti però rimane sempre teso un filo rosso di ospitalità, incontro, ma soprattutto devozione, percepibile sia nelle persone, ma anche nel patrimonio sacro, che tra i luoghi per raccontarsi può contare anche sulla chiesa dei Santi Martiri Giorgio e Caterina e il Museo dell’Arciconfraternita dei Genovesi.
Inaugurato nel 1999 dai membri dell’omonimo gruppo religioso, il Museo dell’Arciconfraternita dei Genovesi si lega alla vita della chiesa dei Santi Martiri Giorgio e Caterina sorta nel XVI secolo a “Sa Costa”, ossia l’odierna via Manno. La costruzione di quest’ultima derivò infatti dal trasferimento dalla chiesa di Santa Maria del Gesù – un tempo situata nell’attuale viale Regina Margherita – che con sacrifici e collette l’Arciconfraternita riuscì a mettere insieme le risorse per erigere la struttura.
Il 23 novembre 1599 gli sforzi furono ricompensati e si poté finalmente assistere alla benedizione della posa della prima pietra dello stabile di via Manno, di conformazione semplice con unico corpo centrale e 3 cappelle per lato. Arricchito successivamente da altre componenti come l’altare maggiore commissionato nel 1672, il nuovo spazio divenne gradualmente tripudio artistico sia esternamente grazie allo sfarzoso portale barocco, sia negli interni costellati da marmi, sculture, dipinti e paramenti sacri.
Un florido periodo per l’arcisodalizio, istituito nell’isola tra XVI e XVII secolo assieme ad altre realtà di questo tipo. Nate su incoraggiamento della Chiesa Cattolica a scopo assistenziale o devozionale e tutt’ora inserite nella dimensione sociale, ciascuna congregazione possedeva una propria sede presso una chiesa e si legava a un compito o Santo specifico, come nel caso dell’Arciconfraternita dei Genovesi. Intitolata a San Giorgio e Santa Caterina, – assai venerati a Genova – la congrega permetteva e consente tutt’ora l’ingresso esclusivamente a liguri o figli di liguri anche nati altrove, di sesso maschile e con almeno 18 anni. Una volta ammessi, i nuovi membri si univano al resto del gruppo negli incarichi quotidiani, dal visitare chiese al curare la vita spirituale fino all’amministrare l’Eucaristia agli infermi e assistere i moribondi.
Ciononostante, tale realtà non fu il primo segnale della presenza genovese in Sardegna, ma manifestazione di una dinamica esistente fin dall’XI secolo, quando floridi rapporti commerciali tra l’isola e la Repubblica marinara di Genova posero le basi per la graduale formazione di un’attiva comunità specialmente a Cagliari. Proprio nel capoluogo, questa cospicua esistenza è per esempio testimoniata dalla zona del quartiere Castello “via dei Genovesi”, chiamata così proprio per la moltitudine di residenti genovesi in quel periodo.
Una collettività che seppe affermarsi da vari punti di vista e si trovò coinvolta anche in tragici eventi come il Secondo Conflitto Mondiale. Malgrado la sua sacralità, nemmeno l’edificio di via Manno scampò ai bombardamenti su Cagliari nel 1943, spingendo i confratelli a cercare una nuova sede e a dar vita alla chiesa dei Santi Martiri Giorgio e Caterina alle pendici di Monte Urpinu.Aperto al culto nel 1964 e tutt’oggi svettante nel cielo cagliaritano, l’edificio si distingue per la particolare pianta ottagonale con arcate decorate da vetrate e muratura, in un insieme di cromie culminante in cima con una lanterna. Lo schema suggestivo si riflette anche all’interno, dove scene sacre si alternano con la rappresentazione dei confratelli intenti a osservare il progetto della nuova edificazione davanti a resti di quella vecchia.
Un passato che nonostante tutto non sparì completamente sotto le macerie, ma che tutt’oggi si racconta nel percorso espositivo del Museo dell’Arciconfraternita.Una dopo l’altra le sale mostrano al visitatore ciò che i confratelli recuperarono dai resti della vecchia chiesa, dallo spazio d’ingresso custode di opere pittoriche e marmi all’area successiva allestita con paramenti sacri e argenteria, frutto in particolare di maestranze locali e genovesi a riprova dei rapporti esistenti. L’itinerario continua poi verso la sala Adunanze al primo piano decorata da tele a tema religioso – come quella raffigurante la Madonna, San Giorgio e Santa Caterina, collocata in passato nell’altare maggiore della struttura di via Manno – e si conclude con quella dell’archivio, ricca di importanti documenti sulla vita secolare dell’Arciconfraternita e della città.
Dichiarato di interesse storico dalla Soprintendenza archivistica della Sardegna nel 1980, tra i tesori presenti spicca lo statuto di erezione della congrega, ritenuto il più antico nell’isola e il primo a essere stato redatto in italiano volgare.
La chiesa dei Santi Martiri Giorgio e Caterina e il Museo dell’Arciconfraternita dei Genovesi si trovano in via Francesco Gemelli 2, a Cagliari. Per ulteriori informazioni è possibile chiamare il numero 070/497855.