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Buggerru, la “petit Paris” della Sardegna tra miniere, storia e mare da sogno

Dalle origini nelle miniere di Malfidano alla rinascita turistica: alla scoperta del borgo sulcitano, della sua eredità storica, delle spiagge spettacolari e dei suoi sentieri panoramici

di Raffaella Piras
2 Giugno 2025
in Itinerari, Sulcis Iglesiente
🕓 5 MINUTI DI LETTURA
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Buggerru. ? Depositphotos

Buggerru. ? Depositphotos

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Come un ventaglio che si apre sull’orizzonte infinito, una distesa di case colorate, incastonate al centro di una valle, si apre su un mare che sa d’incanto.

Siamo nella costa sud-occidentale della Sardegna, all’estremità settentrionale della sub-regione dell’Iglesiente. Proprio qui, dinanzi a uno dei litorali più affascinanti dell’Isola, si affaccia il suggestivo borgo di Buggerru.

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Le origini di questo centro costiero affondano le radici nell’epopea mineraria che caratterizzò per secoli l’Isola. La zona dove oggi sorge il comune era già conosciuta in epoca romana per la presenza dell’argento, soprattutto nell’area di Malfidano, così chiamata perché un tempo, nei suoi fitti boschi, trovavano rifugio persone “malfidate”, soprattutto briganti. Secoli dopo, nella seconda metà dell’Ottocento, l’ingegnere francese Giovanni Eyquem individuò un giacimento di masse che fornivano zinco. Questo portò alla fondazione della Società anonima delle Miniere di Malfidano e poco distante, in un’impervia valle con sbocco sul mare, quella del Monte Caitas, di un villaggio che avrebbe dato vita all’attuale Buggerru. Era il 1864.

A partire dal 1866, Buggerru produsse oltre un milione di tonnellate di zinco e più di duecentomila tonnellate di piombo. Durante questo periodo così florido, si trasferirono i dirigenti della società mineraria francese con le loro famiglie, dando vita ad un contesto sociale e culturale elevato, tanto che il borgo si guadagnò il soprannome di “petit Paris”, la piccola Parigi.

Dall’altra parte, però, c’erano i minatori, sottopagati, con turni di lavoro massacranti, esposti al rischio di incidenti mortali. Nel 1904, di fronte a un ulteriore inasprimento delle condizioni lavorative, fu indetto uno sciopero. La risposta fu brutale, venne chiamato l’esercito che aprì il fuoco sugli operai, uccidendone quattro. Era domenica 4 settembre 1904, giorno passato alla storia come l’eccidio di Buggerru.

Oggi, questo borgo sulcitano è abitato stabilmente da circa mille persone. Durante l’estate, però, Buggerru si trasforma in una località di villeggiaturamolto frequentata. Sebbene le miniere abbiano cessato l’attività dalla seconda metà del secolo scorso, molte strutture sono state infatti recuperate per finalità turistiche.

Il centro storico è attraversato da strette stradine che raccontano la vita passata del paese. Tra le abitazioni variopinte, con finestre in ferro battuto e balconi in legno, si susseguono palazzi storici, vecchie botteghe artigiane – alcune ancora attive -, e piccole piazzette nascoste.

Il cuore pulsante di Buggerru è Piazza Italia, dominata da un’elegante fontana. La via principale, via Roma, può essere considerata un museo a cielo aperto: ogni angolo, ogni edificio testimonia il profondo legame tra il borgo e la sua storia mineraria. Emblematica è anche la Chiesa di San Giovanni Battista, in stile neoclassico, edificata alla fine dell’Ottocento e dedicata al santo patrono. Non mancano poi le opere d’arte, dalle sculture commemorative dei caduti realizzate da Pinuccio Sciola, ai murales che raccontano le trasformazioni sociali ed economiche del territorio.

La spiaggia di Cala Domestica a Buggerru. ? Depositphotos
La spiaggia di Cala Domestica a Buggerru. ? Depositphotos
Spiaggia di San Nicolò a Buggerru. ? Depositphotos
Spiaggia di San Nicolò a Buggerru. ? Depositphotos
Buggerru. ? Depositphotos
Buggerru. ? Depositphotos
Spiaggia di Capo Pecora a Buggerru. ? Depositphotos
Spiaggia di Capo Pecora a Buggerru. ? Depositphotos

A circondare l’intero paese c’è il mare. A nord spiccano l’incontaminato promontorio di Capo Pecora, con le sue scogliere a picco sul mare, la spiaggia di Portixeddu, con una sabbia di color ocra, e le dune di San Nicolò, alle cui spalle si trova una rigogliosa pineta, ideale per escursioni in mountain bike. A sud si estende invece la splendida baia di Cala Domestica, incastonata tra alte falesie calcaree e sorvegliata da una torre spagnola del XVIII secolo. Fino al 1940, da qui venivano imbarcati i minerali estratti nelle miniere di Masua.

La cittadina dispone anche di un porticciolo, realizzato alla fine degli anni Settanta e oggi impraticabile a causa dell’accumulo di sabbia sui fondali, che lo ha trasformato in una spiaggia. È proprio alla sua destra, vicinissima al centro abitato, che si apre la spiaggia di Buggerru, caratterizzata da sabbia finissima, acqua dai riflessi cangianti e un fondale molto basso.

Questo paesaggio così variegato è un autentico paradiso per gli appassionati di sport all’aria aperta, dal trekking al climbing, dal surfing alle immersioni nei fondali ricchi di flora e fauna marina. Imperdibili sono poi le escursioni lungo i sentieri minerari panoramici, come l’altopiano minerario di Pranu Sartu, che collega Buggerru a Cala Domestica tra miniere abbandonate, gallerie e scorci spettacolari; il sentiero di Capo Pecora, un itinerario di 7 km tra scogliere granitiche, macchia mediterranea e calette isolate; il sentiero della Galleria Henry, un tempo percorsa da un treno carico di minerale estratto.

Ma a custodire la memoria di questa comunità è soprattutto il Museo del Minatore, inaugurato nel 2004, dove sono esposti attrezzi e macchinari utilizzati per il lavoro nelle miniere, scatti del tempo e archivi documentali.

Proprio l’antica tradizione mineraria, le testimonianze storico-culturali ancora vive, la bellezza incontaminata del territorio e le spiagge da cartolina, sono valsi a Buggerru il nono posto nell’edizione 2025 del programma “Il Borgo dei Borghi”, in onda ogni anno su Rai Tre per proclamare, tra i venti comuni in gara, uno per ogni regione, il borgo più bello d’Italia.

Tags: Buggerruescursionismoiglesienteminiere
Raffaella Piras

Raffaella Piras

“Presentalo brevemente così che possano leggerlo, chiaramente così che possano apprezzarlo, in maniera pittoresca che lo ricordino e soprattutto accuratamente, così che possano essere guidati dalla sua luce”. (Joseph Pulitzer)

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