Dal 5 dicembre 2025 al 1° marzo 2026 il Museo MAN di Nuoro presenta la mostra “Franco Pinna. Sardegna a colori. Fotografie recuperate 1953–67”, ideata e diretta scientificamente dall’Archivio Franco Pinna. L’esposizione, che inaugura il 5 dicembre alle ore 18:30, celebra il centenario della nascita del fotografo originario de La Maddalena, tra i protagonisti della fotografia italiana del Novecento, e prosegue il percorso di ricerca del museo sul linguaggio fotografico e il suo legame con il paesaggio sardo.
Il progetto propone al pubblico un corpus di immagini ritrovate che rivelano un aspetto poco conosciuto del lavoro di Pinna: la fotografia a colori. Una prospettiva che si inserisce nel dialogo aperto dal MAN con le più recenti ricerche dedicate agli autori che hanno raccontato la Sardegna come luogo di indagine visiva e di sperimentazione artistica.
La mostra riunisce circa ottanta opere, tra stampe fotografiche a colori, materiali d’archivio, diapositive e strumenti di lavoro, provenienti dall’Archivio Franco Pinna. Le immagini, oggetto di un intenso lavoro di restauro digitale volto a recuperare le cromie originali, sono accompagnate da fotografie in bianco e nero degli stessi soggetti, offrendo un confronto diretto tra le due poetiche. Una sezione dedicata alle riviste dell’epoca – tra cui Vie Nuove, Noi Donne, L’Espresso e Panorama – illustra il contesto editoriale che spinse il fotografo a lavorare con il colore per rispondere alle esigenze di un giornalismo moderno, attento all’attualità più che alla documentazione storica.
Il percorso espositivo si apre con Orgosolo 1953, prima campagna fotografica a colori realizzata da Pinna in Sardegna, e attraversa le tappe centrali della sua produzione isolana: Canne al vento (1958), Argia a Tonara (1960), le fotografie per il volume Sardegna. Una civiltà di pietra (1961), fino alle cronache sul banditismo e le proteste dei pastori del 1967. Le sequenze mostrano l’evoluzione del suo linguaggio e la progressiva autonomia del colore come strumento narrativo capace di cogliere la vitalità materiale e simbolica dell’isola, divisa tra tradizione e modernità.
A emergere è la tensione tra documento e rito che attraversa l’intera opera del fotografo. Un equilibrio tra sguardo analitico e partecipazione emotiva che, come sottolineava Federico Fellini nel 1976, rivelava in Pinna “una lentezza da ierofante”, capace di trasformare la realtà osservata in esperienza rivelatrice.
Franco Pinna (La Maddalena 1925 – Roma 1978) fu uno dei protagonisti del Neorealismo fotografico italiano. Dopo la partecipazione alla Resistenza romana e una breve esperienza nel cinema documentario, nel 1952 entrò a far parte della cooperativa “Fotografi Associati”. Seguì l’antropologo Ernesto De Martino nelle spedizioni etnografiche in Lucania e nel Salento, e nel 1961 pubblicò “Sardegna. Una civiltà di pietra”, il suo volume più conosciuto. Dal 1964 collaborò con Federico Fellini come fotografo di scena, instaurando un legame professionale e umano intenso. Autore di oltre trecentomila scatti, Pinna seppe unire rigore estetico e impegno civile, restituendo un’immagine dell’Italia in trasformazione attraverso una fotografia densa di osservazione e umanità.
Dal 1997 l’Archivio Franco Pinna, con sedi a Roma e Bologna, tutela e valorizza il suo patrimonio, promuovendo ricerche, esposizioni e attività di divulgazione che mantengono viva la sua eredità artistica.
La mostra è curata da Paolo Pisanelli di OfficinaVisioni, in collaborazione con Cinema del reale, Erratacorrige e Big Sur. Il coordinamento per il MAN è affidato ad Alessandro Moni, mentre la digitalizzazione e il restauro delle fotografie sono stati realizzati da Gloria Fulgeri e Claudio Domini. La video-installazione che accompagna il percorso espositivo è firmata da Matteo Gherardini e Paolo Pisanelli, con il coordinamento di Federica Facioni per OfficinaVisioni.
































