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Dal 29 luglio al 6 agosto a Santu Lussurgiu la XIV edizione del Festival “Percorsi Teatrali”

Un teatro en plein air dove le parole di drammaturghi, poeti e scrittori risuonano negli angoli più inaspettati

di Redazione
20 Luglio 2022
in Eventi, Sardegna, Teatro
🕓 10 MINUTI DI LETTURA
70 4
La sposa Blu a Percorsi Teatrali
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Una favola “nera” e una tragedia metropolitana, tra incursioni nella “commedia dell’arte”, il nuovo spettacolo di Gianfranco Berardi (Premio Ubu 2019) e l’anteprima del nuovo progetto di Marco Nateri, la battaglia di un contadino in difesa della (sua) terra e una performance “ecologica” ma anche le metamorfosi di un’attrice per la XIV edizione del Festival “Percorsi Teatrali” organizzato dal Teatro del Segno a Santu Lussurgiu (OR) con la direzione artistica di Stefano Ledda e con il patrocinio e il sostegno della Regione Sardegna e del Comune di Santu Lussurgiu. La kermesse dedicata alle arti della scena con una particolare attenzione al teatro contemporaneo comprende quest’estate di nuovo i laboratori rivolti ai giovanissimi e agli attori e aspiranti attori accanto al consueto appuntamento con il Teatro da Balcone che traccia i suoi itinerari nel centro storico tra frammenti di teatro, musica, danza e poesia.

Il Festival “Percorsi Teatrali” ideato dall’attore e regista Stefano Ledda, che firma la direzione artistica di questa quattordicesima edizione, nasce per le scenografiche architetture del “paese nel vulcano” che per nove intense giornate – dal 29 luglio al 6 agosto – diventa un teatro en plein air dove le parole di drammaturghi, poeti e scrittori risuonano negli angoli più inaspettati oltre che sui palchi allestiti in alcuni punti strategici e suggestivi.

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Ouverture nel segno della “commedia dell’arte” – venerdì 29 luglio alle 20 – al Parco della Biblioteca con l’irruzione delle “Matte Maschere Maccus”: una spettacolare e allegra festa in compagnia di giullari e acrobati, musici e saltimbanchi per un coinvolgente gioco meteateatrale. Gli artisti del Teatro Circo Maccus – Anna Laura Di Caro, Marta Proietti Orzella, Gianni Sanna, Sara Pisu e Virginia Viviano – prestano volto e voce ai classici personaggi, da Arlecchino con la sua fame atavica a Pulcinella, incarnazione dello spirito partenopeo, che pur tra mille disgrazie “canta e balla”. Fa parte della brigata il vanaglorioso Capitano, che si arrende davanti alle «armi di seduzione di massa» dell’innocua e maliziosa Colombina e, nei panni dell’impresario, ecco farsi avanti l’avaro Pantalone, ossessionato dall’idea di sciupare i propri denari in produzioni fallimentari…

“Matte Maschere Maccus” – con drammaturgia di Cristina Coltelli e Virginia Viviano (sua anche la regia) sposa la grande tradizione della “commedia dell’arte” con le tecniche del nouveau cirque, tra lazzi, monologhi e canzoni, acrobazie e gags, per il divertimento di grandi e piccini.

“Matte Maschere Maccus” del Teatro Circo Maccus. ? Patrizia Mereu
“Matte Maschere Maccus” del Teatro Circo Maccus. ? Patrizia Mereu

Focus su un tema importante e attuale come la tutela dell’ambiente – sabato 30 luglio alle 21:30 a Il Teatro che non c’era / nel Cortile dell’Ex-Asilo – con “Pesticidio”, uno spettacolo del Cada Die Teatro scritto – a quattro mani con Andrea Serra – e interpretato da Pierpaolo Piludu con la regia di Alessandro Mascia, il disegno luci di Giovanni Schirru e la voce fuori campo di Lia Careddu: racconta la storia di Bachisio, «un anziano contadino, un uomo buono, semplice, fortemente legato alla sua terra», che cerca di opporsi alla presenza sempre più invasiva di grandi imprese il cui solo obiettivo è massimizzare i profitti. Sullo sfondo di una Sardegna ancora legata alle colture e alle tecniche tradizionali, si consuma lo scontro tra il protagonista e l’azienda intenzionata ad acquistare vaste aree di terreno, per poi sfruttarle seminando varietà ogm ad alto rendimento e facendo uso smodato di pesticidi, rischiando però di “contaminare” gli appezzamenti vicini. Visioni del mondo opposte – da un lato il rispetto per la natura e per il delicato equilibrio dell’ecosistema, dall’altro il mero interesse economico, che non bada alla qualità ma solo alla quantità – in una lotta impari che regala all’umanità intera il gusto amaro della sconfitta, in una cieca corsa verso la catastrofe.

Una classica fiaba contro il femminicidio – domenica 31 luglio alle 21:30 a Il Teatro che non c’era / nel Cortile dell’Ex-Asilo – con “La sposa Blu”, uno spettacolo di teatrodanza di e con Silvia Battaglio (produzione Zerogrammi – Biancateatro), liberamente ispirato a “Barbablù” di Charles Perrault, con suggestioni letterarie da William Shakespeare, Georgi Gospodinov, Antonio Ferrara e i fratelli Grimm e echi sonori da Johann Sebastian Bach a Fazil Say, Alva Noto e Louis Ferrari, per un visionario racconto per immagini intriso di poesia. La giovane donna che sfida il divieto e apre la porta su un terribile segreto, attraverso un atto di ribellione si sottrae al suo terribile destino, mettendo fine a una catena di delitti e infrangendo il muro del silenzio, per riconquistare la libertà: in scena accanto alla danzatrice, attrice e performer le splendide marionette della Collezione Toselli, che rappresentano le antiche spose sacrificate per la crudeltà e la follia di un uomo, ingannate e tradite da chi aveva giurato di amarle. “La sposa Blu” rifiuta l’obbligo della sottomissione, costringendo l’assassino a assumersi e riconoscere la sua colpa: per curiosità e spirito di indipendenza, con la sua disubbidienza la protagonista salva la sua vita (e le ignare vittime future).

Silvia Battaglio, "La Sposa Blu"
Silvia Battaglio, “La Sposa Blu”

Il “paese nel vulcano” diventa palcoscenico martedì 2 agosto dalle 22 con quattro pièces di Teatro da Balcone: attori, danzatori, musicisti e performers propongono frammenti di teatro e poesia, antologie di canzoni, brevi coreografie incastonate tra le architetture di Santu Lussurgiu. Parole e note risuonano nelle vie e nelle piazze, da una finestra aperta o dall’angolo di un cortile, tra il sussurro di una fontana e il soffio del vento, per incantare i passanti con trame fantastiche o surreali, tra apparizioni di personaggi, giochi di luci e ombre o geometrie di corpi in movimento. Le arti della scena – e la generosità degli artisti – ma anche il senso di ospitalità dei lussurgesi, concorrono per rendere possibile questa magia: sono incursioni a sorpresa, che animano per pochi istanti un luogo portandovi le invenzioni di grandi drammaturghi e scrittori, testi inediti e immortali capolavori, divertenti o struggenti melodie, passi e ritmi di danza. Un proiettore si accende, inizia un racconto o un’azione scenica, risuonano i primi accordi o l’incipit di un verso e subito comincia, come per incanto, il meraviglioso gioco del teatro…

Una storia in “nero” – mercoledì 3 agosto alle 22 a Il Teatro che non c’era / nel Cortile dell’Ex-Asilo – con “Volevo vedere il cielo” de L’Effimero Meraviglioso, da “Niente, più niente al mondo” di Massimo Carlotto, per un viaggio nelle periferie metropolitane, tra degrado e disperazione: Miana Merisi, protagonista accanto a Michela Cidu per la regia di Maria Assunta Calvisi, regala un intenso ritratto al femminile, in bilico fra inconsapevolezza e follia. Cronache di vita quotidiana, tra la difficoltà di sbarcare il lunario, il disincanto, l’amore distratto, le incomprensioni, attraverso lo sguardo di una donna che annega i dispiaceri nel vermouth e proietta tutte le sue aspirazioni sul talento e sulla bellezza della figlia, per la quale auspica un futuro da “velina” o concorrente del Grande Fratello. La “ragazzina”, come la chiama lei, però non vuol saperne e la distanza di vedute inasprisce il conflitto generazionale, scatenando reazioni estreme da entrambe le parti e rendendo impossibile il dialogo. Un marito spesso distante per lavoro, «sempre su e giù col muletto», ormai rassegnato alle avversità e la coscienza dell’inesorabile scorrere del tempo, della fine della giovinezza e del vuoto della propria esistenza alimentano l’inquietudine e l’angoscia… con un finale a sorpresa.

"Volevo vedere il cielo" Miana Merisi
“Volevo vedere il cielo” Miana Merisi

S’intitola “Chi ti credi di essere?? / A spasso tra un io e l’altro” il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Marta Proietti Orzella – in cartellone giovedì 4 agosto alle 22 a Il Teatro che non c’era / nel Cortile dell’Ex-Asilo – in cui l’artista si diverte a interpretare diversi personaggi un po’ sopra le righe, per una riflessione semiseria sul tema dell’identità e sulla possibilità di vivere tante vite. In un susseguirsi di “metamorfosi”, con la complicità della cantante Stefania Secci Rosa e del chitarrista Fabrizio Lai, tra divertenti “siparietti” e esilaranti sketches, Marta Proietti Orzella fa ricorso alla sua vis comica e al suo talento istrionico, in una virtuosistica prova d’attrice, raccontando anche qualcosa di sé e delle ragioni che l’hanno spinta a scegliere questo affascinante, ma anche difficile mestiere. Un (auto)ritratto ironico, per affrontare con leggerezza questioni fondamentali come la necessità di capire chi si sia veramente e che cosa si desideri davvero, e provare a spiegare la volontà di mettersi continuamente alla prova, perché ogni sera l’artista davanti al suo pubblico, come un funambolo, prova l’ebbrezza del volo, si cimenta in una performance vertiginosa e cerca di superare i propri limiti, per fare dono della bellezza.

Una riflessione sulla necessità di assumersi le proprie responsabilità per la salvaguardia del pianeta venerdì 5 agosto alle 19 ai Contrafforti di via Frati Minori con “Tracce – in cammino” del Theatre en Vol, con Michèle Kramers e Anna Melchiorri (che hanno curato anche la ricerca dei testi) e con le scenografie di Puccio Savioli, i paesaggi sonori e le musiche originali di Luca Vargiu e gli interventi vocali di Daniela Pes: una performance emozionante in cui le due attrici creano una installazione con piante e sassi. Una pièce poetica e visionaria sull’amore e il rispetto per la natura, tra physical theatre, parole e arti visive: un piccolo rito dedicato alla Terra, che ci ospita e ci nutre, in cui gli antichi riconoscevano una dea, invocata e temuta per la sua potenza generatrice e distruttrice, mentre ora tra inquinamento e devastazioni ne mettiamo in pericolo i delicati equilibri, indispensabili per la vita. “Tracce in cammino” (per indagare e riflettere sul cambiamento climatico) riprende il dialogo (in)interrotto tra uomo e natura, si affida alla forza espressiva del teatro per ricordarci quale sia la nostra origine e quanto forti siano i legami con l’ambiente e la materia stessa di cui siamo fatti, insieme alla necessità di ritrovare l’armonia con il cosmo.

Un nuovo appuntamento con Teatro da Balcone venerdì 5 agosto alle 22 nel cuore del “paese nel vulcano” per un immaginifico itinerario sul filo delle emozioni e delle storie tra le antiche case di pietra basaltica o tufo: incorniciati da una finestra o dietro la ringhiera di un cortile, all’ombra di una pianta o accanto a una fontana, come viandanti immersi in un sogno o in una fantasticheria, i personaggi (si)raccontano tra parole, musica e danza. Quattro pièces differenti tra rimandi ai classici e creazioni inedite, frammenti di teatro e performances coreutiche, brevi antologie di canzoni o poesie tracciano un percorso reale e simbolico nel centro storico, illuminando con la magia delle arti della scena angoli segreti o poco sconosciuti e luoghi significativi. Apparizioni “a sorpresa” d’abitanti della fantasia che si materializzano sotto gli occhi degli spettatori, per poi di nuovo scomparire nel buio, come echi di vite passate (o future) sospese nei labirinti del tempo e della memoria tra le suggestive scenografie rappresentate dalla facciata di una casa o di una chiesa, un architrave o un portone, un giardino, uno scorcio del Montiferru.

In anteprima nazionale – sabato 6 agosto alle 18:30 nel Teatrino della Ludoteca – “Io Andersen”, un progetto di Marco Nateri che firma drammaturgia, regia e immagini dello spettacolo ispirato alla figura e alle opere dello scrittore e poeta danese, il quale fin da bambino amava fantasticare, autore di celebri fiabe come “Il brutto anatroccolo” e “La regina delle nevi” (coproduzione del Teatro del Segno e Il Crogiuolo). In scena Marco Nateri con Anna Paola Marturano, con le voci fuori campo di (in o. a.) Rita Atzeri, Lucia Bendia, Maria Grazia Bodio, Stefano Ledda, Evelina Nazzari, Alessandro Pala Griesche, Blas Roca Rey, Monica Rogledi e Monica Zuncheddu e dei piccoli Aura Camba e Edoardo Zoccheddu; i costumi di Marita Balasz, i movimenti coreografici a cura di Luigia Frattaroli e le selezioni musicali di Fabiano Varani. «Entra il signor Andersen col suo cilindro e la sua scatola di tesori: carte colorate di ogni tipo, forbici, sagome per raccontare le avventure di tanti personaggi» e come per magia riecheggiano le storie «della piccola fiammiferaia, di un imperatore che voleva dei nuovi vestiti, di un gran pesce dalla cui bocca mostruosa appare il soldatino innamorato», mentre danzano rondini e farfalle e un chicco d’orzo diventa un grande fiore profumato e colorato, tra giochi di luci e ombre.

"Amleto Take Away" Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
“Amleto Take Away” Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari

Un ironico affresco del Belpaese – sabato 6 agosto alle 21:30 a Il Teatro che non c’era / nel Cortile dell’Ex-Asilo – con “Amleto Take Away” di e con Gianfranco Berardi (Premio Ubu 2019 come miglior attore) e Gabriella Casolari, con musiche di Davide Berardi e Bruno Galeone e disegno luci di Luca Diani (produzione Compagnia Berardi Casolari – Teatro della Tosse). Una pièce tragicomica «che gioca sui paradossi, gli ossimori e le contraddizioni del nostro tempo che, da sempre, sono fonte d’ispirazione per il nostro teatro ‘contro temporaneo’» – spiegano i due artisti –. «Punto di partenza sono, ancora una volta, le parole, diventate simbolo più che significato, etichette più che spiegazioni, in un mondo dove ‘tutto è rovesciato, capovolto, dove l’etica è una banca, le missioni sono di pace e la guerra è preventiva’».

In quest’epoca in cui «tutto è schiacciato fra il dolore della gente e le temperature dell’ambiente, fra i barbari del nord e i nomadi del sud» e i giovani faticano a trovare il loro posto nel mondo, si inserisce l’“Amleto” di Shakespeare, «simbolo del dubbio e dell’insicurezza, icona del disagio e dell’inadeguatezza» in versione contemporanea: un (anti)eroe «che preferisce fallire piuttosto che rinunciare… consapevole ma perdente… portato alla follia dalla velocità, dalla virtualità e dalla pornografia di questa realtà». E l’antico dilemma diventa: «To be o FB, questo è il problema!».

Tags: Santu Lussurgiuspettacoloteatro
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