Con la mostra “Palau e la sua memoria. …e andagghjìami a pédi” si inaugura il percorso del nuovo progetto SFdS – Storie Fotografiche dalla Sardegna, ideato e curato dall’Associazione Sarditudine, una “gemmazione” dal Festival Internazionale “Isole che Parlano” che nel 2026 compirà 30 anni. SFdS nasce con l’obiettivo di contribuire alla costruzione di una rete stabile per la fotografia e l’educazione visuale in Sardegna. Fa riferimento, nel nome e negli intenti, al sistema delle ferrovie secondarie a scartamento ridotto che collegavano e attraversavano l’Isola: come quelle linee mettevano in relazione i centri principali con i territori più marginali, SFdS intende connettere luoghi, persone e pratiche, creando un dialogo continuo tra centri e periferie, archivi storici e nuove narrazioni.
Come primo atto il paese di Palau torna a fare memoria di sé, attraverso i volti e le voci di chi ne ha attraversato la nascita e le trasformazioni. “Palau e la sua memoria…e andagghjìami a pédi” è la mostra fotografica che apre al pubblico dal 21 dicembre, riportando nel paese gallurese, dopo ventuno anni, un progetto realizzato nel luglio 2004 da Tatiano Maiore e Nanni Angeli.
Il progetto nasce dal desiderio di raccontare Palau, comune autonomo dal 1959, a partire dai volti e dalle voci di chi ne ha vissuto gli anni della genesi. Donne e uomini la cui vita è iniziata tra il primo e il secondo decennio del Novecento, testimoni diretti o indiretti delle due guerre mondiali, che ne hanno conosciuto tanto gli aspetti più barbari quanto le “sacche” di umanità, e che con il proprio lavoro hanno contribuito a trasformare poche case, edificate attorno all’approdo per La Maddalena e a supporto delle servitù militari, nel centro che conosciamo oggi.
La mostra, già esposta a Palau nel 2004 e al Festival Letterario della Sardegna “L’Isola delle Storie” di Gavoi nel 2005, ritorna oggi nel luogo d’origine in una forma inedita. L’allestimento si compone infatti di 81 stampe ai sali d’argento da pellicola negativa in bianco e nero: 31 opere di grande formato (70×100 cm) e 50 di formato più piccolo (20×30 cm). Inoltre, grazie alla collaborazione con Roerso Mondo, la fruizione della mostra sarà impreziosita dalla possibilità di ascoltare in cuffie wireless le voci delle persone ritratte che raccontano – prevalentemente in gallurese ma anche in italiano – di storie personali e di storia, in una successione cronologica di voci che narrano il loro Novecento.

Attraverso i ritratti di 55 abitanti, realizzati in 40 case, gli autori hanno costruito un racconto intimo e corale di un piccolo paese nell’attraversamento del “secolo breve”: un tempo denso di cambiamenti repentini, ristrettezze, violenze e gioie, vissuto da persone che hanno lavorato con le mani per tutta la vita e che, a novanta o a centotre anni, ricordano con incredibile lucidità quando Palau era poco più di una strada e, per spostarsi, “andagghjìani a pédi”. Un lavoro che supera il carattere locale, facendosi testimonianza del tempo e dei fatti di quel tempo.
Tutte le persone ritratte furono intervistate e fotografate nelle proprie abitazioni; in mostra ogni immagine è accompagnata da una breve didascalia con nome, data di nascita e una frase estrapolata dall’intervista, restituendo alla fotografia il suo ruolo originario di strumento di ascolto e relazione. Non a caso il titolo richiama un’espressione del parlato locale – …andagghjìami a pédi, “si andava a piedi” – che diventa chiave di lettura di un mondo in cui il tempo aveva un altro passo.
La mostra è una sentita dedica di Nanni Angeli e dell’Associazione Sarditudine aTatiano Maiore (1943–2022), ideatore e coautore del progetto, e importante collaboratore dell’Associazione, a circa tre anni dalla sua scomparsa.
«Oltre a guardarmi indietro di vent’anni, riprendere in mano questo lavoro oggi – sottolinea Nanni Angeli – significa confrontarmi con un tempo diverso della fotografia e dello sguardo: la lentezza della pellicola, la necessità di attenzione e cura per ogni scatto, ma anche la trasformazione radicale di Palau da paese a villaggio turistico, con tutto ciò che questo comporta in termini di perdita e memoria».
































