Si inaugura oggi 14 agosto 2021 alle ore 11, presso il CEDAP di Tempio Pausania (SS), la seconda edizione della rassegna Organica – percorsi del contemporaneo tra arte e natura nel Parco del Limbara.
Dopo l’apertura, lo scorso 13 giugno, del nuovo Museo di arte ambientale, proseguono nello spazio del CEDAP le attività espositive curate dal critico d’arte Giannella Demuro con l’organizzazione dell’associazione tramedarte, in collaborazione con il Comune di Tempio Pausania. Per la seconda edizione della rassegna, dedicata all’arte contemporanea e alla promozione e valorizzazione del patrimonio naturale, ambientale e paesaggistico del Parco del Limbara, sono in programma da agosto a ottobre 2021 tre mostre personali degli artisti Antonello Fresu, Paolo Carta e Paola Dessy.
Accanto alla sezione dedicata all’arte contemporanea anche una sezione destinata alla fotografia. Oggi la prima delle tre mostre in programma – Opere nel bosco, racconto per immagini delle opere installate nel bosco – cui faranno seguito due esposizioni fotografiche che affronteranno temi legati alla natura e all’ambiente.
Filo comune tra le diverse attività del progetto è il rapporto uomo-natura: Organica vuole essere un momento di “incontro” con i luoghi dell’Isola, un’occasione originale per scoprire la straordinaria bellezza di questa terra, dei suoi territori e dei suoi Parchi e, allo stesso tempo, offrire spunti di riflessione sul complesso rapporto tra essere umano e ambiente naturale. Obiettivo che viene perseguito attraverso i linguaggi visivi del nostro tempo, esplorando il lavoro di artisti che dedicano un’attenzione particolare al mondo della natura e alle tematiche ambientali e che rappresentano alcuni degli esiti più interessanti della ricerca visiva contemporanea in Sardegna.
Sarà Antonello Fresu ad inaugurare la rassegna oggi alle ore 11 con la mostra personale “Mirroring”.
Scrive nel testo introduttivo Ivo Serafino Fresu, curatore della mostra: “L’atto comunicativo proposto da Antonello Fresu è un’opera, e non poteva essere altrimenti, sulla natura, nella natura e con la natura ma, al contempo, sui paradossi della visione, sui limiti sensoriali e sulla depistante concettualità del processo creativo che, al massimo della corrispondenza oggettuale e visiva degli elementi utilizzati, fa corrispondere il massimo della virtualità e dell’apparenza: un processo labirintico e spiazzante di infiniti rispecchiamenti. Ma nell’eterno gioco tra arte e artificio, Fresu aggiunge un tassello ancor più spiazzante, utilizzando tautologicamente la realtà naturale, tanto da creare, paradossalmente, la più «artificiosa imitazion di natura» (B. Castiglione, 1528) con una plateale aderenza al vero naturale. 70 mq di paesaggio – un paesaggio noto e caro all’artista che volutamente riconduce l’intervento installativo a una condizione di affezione e di memoria – letteralmente traslato, a mo’ di Santa Casa, e ricomposto in 70 mq di spazio museale: pietrame, terriccio, sterpaglie e cardi si materializzano nella loro immanenza fisica e oggettuale che il canto delle cicale rende, se possibile, più vero e straniante allo stesso tempo. Il paradosso visivo è totale, una porzione di realtà viene “rubata” al suo contesto naturale, ricomposta e musealizzata in una sorta di ready-made ipertrofico. Un “qui e ora” decontestualizzato e sterilizzato nello spazio asettico di un museo, natura e artificio costretti a convivere in un processo ossimorico che annulla, ancora una volta e in linea con tutta la poetica dell’artista, il senso dello spazio e del tempo, del dentro e del fuori, della verità e della finzione.”
Antonello Fresu, psichiatra e psicanalista, inizia ad esporre nel 2004 con lo pseudonimo Nero Project, prendendo parte a mostre e rassegne con opere video, fotografie, installazioni, performance e progetti multimediali. Pur avendo sviluppato un percorso di ricerca fortemente connotato, autonomo e coerente, riconducibile al recente scenario visivo contemporaneo, Fresu percepisce il proprio fare artistico come processo collettivo e non è raro, pertanto, nel suo lavoro, imbattersi in opere corali, dominate da una pluralità di voci e di presenze. Nel 2012 tiene la sua prima mostra personale, Offrimi il cuore, imponente progetto multimediale la cui realizzazione ha richiesto ben cinque anni, in cui convivono arte visiva, musica, video e performance, allestita in anteprima all’Auditorium Parco della Musica di Roma, poi in Svizzera e Belgio e, nel 2017, all’Accademia di Brera a Milano. Nel 2014 presenta Novecento, grande mostra sulle guerre e sugli stermini del ’900, esposta in varie sedi museali in Sardegna e, nel 2016, a Carpi nell’ambito del “Festivalfilosofia” di Modena, una riflessione sulle guerre, sull’Uomo e sulla Storia. Nel 2016 presenta al pubblico il progetto Ri-trascrizioni: una serie di installazioni/performances site-specific sul tema della scrittura. L’opera è attualmente in corso in varie città: Alghero, Carpi, Macomer, Milano, Oristano, Pavia, Sassari, Stintino, Roma, Torino. Nel 2019 inaugura a Carpi, in collaborazione con la Fondazione Fossoli, la nuova mostra Der Körper, un viaggio nella inquietante umanità del “corpo” del Male: opere di grande formato, videoinstallazioni e immagini delle cartelle cliniche di Adolf Hitler.