Francesca Reggiani in tournée nell’isola con “Gatta Morta”

Lo spettacolo andrà in scena domani a Lanusei e poi ad Oristano (il 12 marzo), San Gavino (il 19 aprile) e Sinnai (il 20 aprile). Una riflessione ironica (ma non troppo) sul tema delle pari opportunità, a partire da stereotipi e luoghi comuni, accanto a un vivido affresco del Belpaese

Francesca Reggiani. 📷 Azzurra Primavera

📷 Azzurra Primavera

Nel segno dell’ironia, tra gli strali acuti e arguti della satira e gli interessanti e preziosi spunti di riflessione sul presente, in particolare sul ruolo e sulla condizione delle donne, su differenze e discriminazioni e sui vantaggi di cui gli uomini godono rispetto all’inesorabile scorrere del tempo, per un tragicomico affresco del Belpaese con “Gatta Morta”, il nuovo spettacolo, scritto insieme con Valter Lupo (che firma anche la regia) e Gianluca Giugliarelli e interpretato da Francesca Reggiani, in cartellone sabato 11 marzo alle 21:00 al Teatro “Tonio Dei” di Lanusei, domenica 12 marzo alle 21:00 al Teatro “Antonio Garau” di Oristano, mercoledì 19 aprile alle 21:00 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale e infine giovedì 20 aprile alle 21:00 al Teatro Civico di Sinnai nella Stagione Teatrale “Empatia” de L’Effimero Meraviglioso, per una breve ma intensa tournée (in due tempi) nell’Isola incastonata nella ricca e variegata programmazione della Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.

Sotto i riflettori la brillante attrice romana, icona della comicità al femminile, camaleontica imitatrice, capace di spaziare dal teatro al cabaret, dal cinema alla televisione, che propone una galleria dei “suoi” personaggi più celebri e riusciti, accanto a nuove emblematiche figure come Concita De Gregorio, giornalista e scrittrice, nonché apprezzata opinionista e la premier Giorgia Meloni tra gli “ospiti” anche lo psichiatra Vittorino Andreoli, in quanto nessuno meglio di uno studioso della mente potrebbe comprendere e spiegare la complessità della natura umana all’inizio del Terzo Millennio.

Sulla ribalta di “Gatta Morta” – un titolo che allude a una particolare categoria di femmes fatales, abili mistificatrici e manipolatrici, attraverso cui l’artista romana prova a «raccontare le sabbie mobili del nostro tempo, l’incerto confine tra vero e falso, sentimenti e risentimenti, buoni visi e cattivi giochi» – anche le star del “circo mediatico” in un avvincente e perfino sorprendente racconto per quadri, tra associazioni di idee e pensieri e parole in libertà.

“Gatta Morta” è uno scoppiettante one-woman-show – arricchito da autentici camei e “siparietti” – dove il teatro si intreccia con le nuove tecnologie e le potenzialità della realtà virtuale, per raccontare la società contemporanea attraverso lo sguardo, disincantato e impertinente, di un’artista poliedrica come Francesca Reggiani, conosciuta e amata dal grande pubblico fin dal successo de “La TV delle ragazze”, poi a seguire “Avanzi” e “Tunnel”, senza dimenticare Monica, la parrucchiera di “Caro maestro”, né Ketty, stralunata figlia dei fiori e Cesca, l’assistente sociale di “Disokkupati”. E ancora “La posta del cuore” di Sabina Guzzanti e Carlo Freccero e “Convenscion” con le “sue” impagabili Sabrina Ferilli e Donatella Versace, “Il caso Scafroglia” e il “Cocktail d’amore” condotto da Amanda Lear, “Parla con me” di Serena Dandini, “The Show Must Go Off” e “La TV delle ragazze – Gli Stati Generali 1988-2018” (mentre continuano le fortunate imitazioni, da Sophia Loren a Patty Pravo, a Federica Sciarelli e Carla Bruni).

Un’intensa carriera in cui alle numerose apparizioni televisive, oltre a varie incursioni sul grande schermo, da “Intervista” di Federico Fellini a “Le ragioni dell’aragosta” di Sabina Guzzanti, passando per le commedie di Carlo Vanzina e Christian De Sica, si alternano spettacoli come “Non è Francesca”, “Agitarsi prima dell’uso”, “Strati d’animo”, “Punti di vista” e “Patty e tutte le altre”, “Cinquanta sfumature di Francesca Reggiani” e “Tutto quello che le donne (non) dicono”: Francesca Reggiani, attrice e autrice dalla spiccata vis comica, recentemente sui palchi dell’Isola in “Souvenir. La fantasiosa vita di Florence Jenkins” di Stephen Temperley con Massimo Olcese e il musicista Francesco Leineri per La Grande Prosa del CeDAC, privilegia la formula dell’intrattenimento, leggero con brio, alternando, anche in “Gatta Morta”, folgoranti monologhi e ciniche considerazioni, battute feroci e storie dolciamare, mescolando «attualità e costume, informazione e politica», per una panoramica a trecentosessanta gradi dove l’artista «alza il sipario su un diario di quotidiane follie».

Un vertiginoso “assolo” che diventa narrazione a più “voci” con le varie “creature” emerse dal vasto repertorio dell’artista: “Gatta Morta”, che suona quasi come una litote, o una ipotetica parodia, in antitesi con lo stile diretto e le sapide provocazioni di Francesca Reggiani, mette l’accento su stereotipi e discriminazioni, retaggio di una civiltà patriarcale, a causa dei quali resta ancora un miraggio l’auspicato raggiungimento delle pari opportunità, in tutti gli ambiti professionali e artistici, come ai vertici della politica e nei ruoli apicali della società.

L’artista si diverte anche a indagare e “smontare” luoghi comuni come l’archetipo della “gatta morta”, donna seduttiva e “ingenua” maliarda, fintamente timida e sottomessa, al fine di solleticare la vanità del “maschio” di turno e ottenere, apparentemente senza sforzo, e quasi senza chiederlo, ciò che desidera, rivelandosi quindi subdola e infida: un “modello” di femminilità ambigua e pericolosa, ingannevole, che non trova per un corrispettivo nell’universo maschile, dove al più si può incontrare un molieriano Tartuffe, maestro d’ipocrisia.

“Gatta Morta”, una pièce pensata e costruita su misura per il talento istrionico e la bravura mimetica di Francesca Reggiani, rappresenta – come suggerisce la presentazione – «un’abile fotografia dell’oggi, scattata per ritrovarsi con un sorriso, o meglio, una fragorosa risata… Alla faccia delle gatte morte, che non se ne abbiano a male…».

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