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Lo Spellbound Contemporary Ballet in scena a Tempio Pausania e a Cagliari per la Stagione di Danza del CeDAC

di Redazione
8 Dicembre 2021
in Cagliari, Danza, Eventi
🕓 8 MINUTI DI LETTURA
55 1
“Wonder Bazaar”, Spellbound Contemporary Ballet. ? Sara Meliti

“Wonder Bazaar”, Spellbound Contemporary Ballet. ? Sara Meliti

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Visioni d’autore nel segno della danza contemporanea tra vertiginosi assoli e affascinanti coreografie con lo Spellbound Contemporary Ballet fondato dal coreografo Mauro Astolfi con la direzione artistica di Valentina Marini in tournée nell’Isola con un avvincente “Omaggio a Vivaldi” in programma giovedì 9 dicembre alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania tra accenti barocchi e emozionanti racconti per quadri e “Spellbound 25” – raffinata antologia di pièces “storiche” e emblematiche che celebra i primi cinque lustri della compagnia – in scena sabato 11 dicembre alle 20:30 e domenica 12 dicembre alle 18.30 all’Auditorium del Conservatorio “G. Pierluigi da Palestrina” di Cagliari, per un nuovo, duplice appuntamento inserito nel ricco cartellone della Stagione di Danza 2021-2022 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.

Si parte dalla Gallura con l’ “Omaggio a Vivaldi” che accosta a “Äffi” fortunato assolo di Marco Goecke, nell’interpretazione di Marco Laterza e “Unknown Woman” di Mauro Astolfi, dedicato alla danzatrice Maria Cossu, diario di una duratura e feconda collaborazione artistica, alle evocative geometrie di corpi in movimento di “Vivaldiana”, una creazione di Mauro Astolfi ispirata alla figura e all’opera del grande compositore veneziano (con Lorenzo Capozzi, Riccardo Ciarpella, Linda Cordero, Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Caterina Politi, Aurora Stretti) che sposa l’eleganza barocca ai linguaggi del contemporaneo.

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“Äffi” – con coreografie, set e costumi di Marco Goecke, nell’interpretazione di Marco Laterza, protagonista della versione firmata Spellbound Contemporary Ballet, con luci di Marco Policastro (assistente alla coreografia Giovanni di Palma) e musiche di Johnny Cash, è un potente assolo che fonde la grammatica della danza classica alle suggestioni espressionistiche del Tanztheater: dopo il fortunato debutto nel 2006 con Marijn Rademaker (vincitore del prestigioso premio “Der Faust” come Best Dance Performer), la pièce è stata inserita nel repertorio dello Scapino Ballet di Rotterdam e eseguita da Tadayoshi Kokeguchi a Istanbul (2006) e New York (2008). Tra gli interpreti Arman Zazyan, Damiano Pettenella, William Moore, David Moore, Robert Robinson, Mischa van Leuven e la danzatrice Katja Wünsche: “Äffi” riflette la poetica del coreografo, formatosi all’Accademia di danza Heinz-Bosl-Stiftung di Monaco di Baviera e diplomato al Royal Conservatory dell’Aia. «Il motore del mio lavoro è l’angoscia, può diventare una fonte di speranza. Rendere l’angoscia visibile e palpabile per trasformarla in bellezza», afferma Marco Goecke, che in “A fleur de peau”, il documentario di Manon Lichtveld e Bas Westerhof, racconta la sua passione per il teatro, le sue inquietudini, le difficoltà e gli ostacoli, ma anche la gioia della creazione: «Sfuggire dal corpo, scappare dai propri limiti: è quello che cerco di fare con i movimenti veloci del mio vocabolario».

“Unknown Woman” è una creazione di Mauro Astolfi (assistente alla coreografia Alessandra Chirulli) con disegno luci di Marco Policastro, costume di Anna Coluccia e musiche di vari autori, ispirata al sodalizio con la danzatrice Maria Cossu, che è anche l’interprete di questo «racconto serio ed immaginario allo stesso tempo», una partitura gestuale immaginifica e rigorosa che descrive dialoghi senza parole, fatti di silenzi, di pensieri, di azioni, di sguardi. Fin dal titolo che rimanda al “mistero” ma anche al fascino di una “donna sconosciuta”, la pièce rivela il fulcro di una “narrazione” che punta all’indicibile, alle geografie segrete dell’anima, alle emozioni non svelate che pure affiorano e impreziosiscono la performance. “Unknown Woman” è una sorta di “diario”, «un raccoglitore di memorie e di pensieri di quello che è accaduto con un’artista importante in 20 anni di collaborazione e di condivisione» – spiega Mauro Astolfi nella presentazione: è la storia di un incontro, di una “conversazione” (in)interrotta affidata alla grammatica del corpo, dove i movimenti diventano «portatori sani di verità». Ritratto di un’artista allo specchio: Maria Cossu danza se stessa, sfoglia idealmente gli appunti di «una rubrica disordinata» in cui il coreografo ha idealmente trascritto i momenti significativi, le intuizioni, le fasi del lavoro; «ma come si fa a capire un’artista?» – si chiede Astolfi – «inseguirla è stato possibile solo con gli occhi e con il cuore».

“Vivaldiana” di Mauro Astolfi – con Lorenzo Capozzi, Riccardo Ciarpella, Linda Cordero, Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Caterina Politi e Aurora Stretti, protagonisti sulle note di Antonio Vivaldi (disegno luci & set concept di Marco Policastro, costumi di Mélanie Planchard, assistente alla coreografia Alessandra Chirulli) è una coproduzione internazionale tra Spellbound Contemporary Ballet e Les Théâtres de la Ville de Luxembourg con l’Orchestre de Chambre de Luxembourg (con il contributo del MiBACT in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Lussemburgo e cult!ur partner).

Un intrigante racconto per quadri in cui l’ispirazione sembra scaturire direttamente dalla musica e i raffinati accenti, i passaggi virtuosistici e il canto si traducono in azione, per dar forma alle emozioni tra metriche incalzanti e attimi di languido abbandono, dove le geometrie di corpi riflettono i paesaggi interiori, nel gioco complicato delle passioni. Tra meraviglie barocche e moderna sensibilità Mauro Astolfi si confronta con il ricco corpus vivaldiano per portare alla luce «alcune caratteristiche della personalità di ribelle fuori dagli schemi» del grande artista veneziano, che «si è distinto per la piena consapevolezza di andare oltre i limiti del proprio tempo» con l’intento di mostrare attraverso la danza «le declinazioni umane più istrioniche e talvolta folli del “prete rosso”, il primo musicista a comporre col preciso intento di stimolare il gusto del pubblico e non di assecondarlo».

? Mikkel Carlson
? Mikkel Carlson

S’intitola “Spellbound 25” il progetto nato in occasione dei primi venticinque anni della compagnia fondata da Mauro Astolfi – in scena sabato 11 dicembre alle 20:30 e domenica 12 dicembre alle 18:30 all’Auditorium del Conservatorio “G. Pierluigi da Palestrina” di Cagliari: in programma accanto al “solo” “Unknown Woman” con Maria Cossu e all’avveniristico “Wonder Bazaar” di Mauro Astolfi (con Lorenzo Capozzi, Riccardo Ciarpella, Linda Cordero, Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Caterina Politi, Aurora Stretti), l’acclamato “Äffi” di Marco Goecke nella versione di Mario Laterza e infine “Marte” di Marcos Morau (interpretato dai nove danzatori) in cui le immagini del dio della guerra e del pianeta rosso si sovrappongono e si confondono nell’evocare quel mondo «vuoto e ostile che attende di essere colonizzato da un gruppo di giovani, in una sorta di celebrazione nell’Europa del XXI secolo, con tutta la forza della sua gioventù e del suo desiderio come forza motrice».

Riflettori puntati su Maria Cossu, ispiratrice e interprete di “Unknown Woman” di Mauro Astolfi che ripercorre i vent’anni di una felice collaborazione, dove il coreografo attinge ai propri ricordi, come a «una rubrica disordinata dove ho dovuto leggere e rileggere appunti per capire la donna e l’artista». Un interessante assolo, una sorta di “diario di lavoro” riletto al contrario in cui la danzatrice incarna il mistero e insieme la ricchezza interiore, le molteplici sfumature di un’anima femminile proiettate in un gesto, una pausa, un silenzio, un semplice sguardo: Astolfi prova a decodificare i segni dell’invisibile e indicibile, reinventando in una partitura quella “sconosciuta” che gli si è rivelata, forse, per brevi istanti, in un cerchio magico dove tutto diventa possibile. «Forse ci siamo capiti solo in una sala prove e sul palcoscenico di un teatro, ma come si fa a capire un’artista? inseguirla è stato possibile solo con gli occhi e con il cuore, ogni altro modo ti confonde ancora di più e ogni volta devi quasi ricominciare dall’inizio, come ci ripresentassimo e ci chiedessimo per la prima volta il nome» – scrive il coreografo nella presentazione. “Unknown Woman” è «un racconto serio e immaginario allo stesso tempo», in cui non esistono parole e i pensieri, gli stati, d’animo, le emozioni si traducono in movimenti, unici «portatori sani di verità».

“Wonder Bazaar”, una creazione di Mauro Astolfi – con Lorenzo Capozzi, Riccardo Ciarpella, Linda Cordero, Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Caterina Politi e Aurora Stretti, con set e luci di Marco Policastro, costumi di Anna Coluccia e musiche di diversi autori (assistente alla coreografia Alessandra Chirulli) rappresenta – sottolinea il coreografo – «un avamposto di una umanità servo assistita da una tecnologia desueta, un emporio a buon mercato dove cercare di riparare i danni di una vita che non si riesce a capire e a controllare». Una folla di individui, «ognuno accartocciato su se stesso», si muove in uno scenario sospeso tra passato e futuro «dove i rapporti umani ormai ridotti al minimo lasciano spazio ad una fiducia cieca e priva di senso nei confronti di una macchina che, anche se spenta e non funzionante, dà sicurezza».

“Wonder Bazaar” racconta la ricerca di un significato per la propria esistenza in una civiltà dominata dalle macchine, post-moderna o forse post-apocalittica, tra le inquietudini di donne e uomini prigionieri di una sorta di “cimitero” di monumenti a una tecnologia ormai desueta: «ma c’è chi trova un rimedio per gli afflitti da angoscia esistenziale e lavora ad un progetto misterioso, forse un azzardo, per tentare di ribaltare l’alienante mondo contemporaneo» – rivela Mauro Astolfi -, «un sistema ormai perfetto di produttività meccanica, tra scaffali pieni di testimonianze di felicità mai raggiunte», come a ricordarci che «le macchine sono state costruite da noi».

“Äffi” – una delle creazioni di maggior successo internazionale di Marco Goecke – ritorna in scena nell’interpretazione di Mario Laterza nel nuovo allestimento per lo Spellbound Contemporary Ballet, con disegno luci di Marco Policastro e musiche di Johnny Cash (assistente alla coreografia Giovanni di Palma) per una avvincente “fuga dal corpo”, un superamento dei propri limiti attraverso il movimento, con una cifra che sposa la tecnica della danza classica con la tradizione novecentesca del Tanztheater. Un intenso e coinvolgente assolo, inserito nel repertorio dello Scapino Ballet di Rotterdam nel 2006 e eseguito da Tadayoshi Kokeguchi a Istanbul e a New York, con cui si sono cimentati artisti come Arman Zazyan, Damiano Pettenella, William Moore, David Moore, Robert Robinson, Mischa van Leuven e – finora unica donna – Katja Wünsche – dopo la memorabile interpretazione di Marijn Rademaker, protagonista della prima, che gli è valsa il prestigioso premio teatrale tedesco “Der Faust” (“The Fist”) come Best Dance Performer. «Il motore del mio lavoro è l’angoscia, può diventare una fonte di speranza. Rendere l’angoscia visibile e palpabile per trasformarla in bellezza» – rivela Marco Goecke, che attraverso il teatro e la danza ha trovato la chiave per affrontare e trasfigurare le proprie inquietudini e paure, scoprendo il piacere della creazione.

Finale visionario per “Spellbound 25” con “Marte”, una creazione di Marcos Morau, che firma regia e coreografia, in collaborazione con i danzatori (assistente alla coreografia Lorena Nogal Navarro, disegno luci Marco Policastro, realizzazione costumi Anna Coluccia, musiche di autori vari): sotto i riflettori Lorenzo Capozzi, Riccardo Ciarpella, Linda Cordero, Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Caterina Politi e Aurora Stretti, interpreti di una pièce dal titolo emblematico, che rimanda al dio della guerra e al remoto “pianeta rosso”.

Focus sull’energia e l’impeto della gioventù, sul desiderio e la perdita, in una nostalgia di quel che sarebbe potuto accadere e non è stato, tra sogni e aspirazioni delle nuove generazioni e un potente, irresistibile amore per la vita. «Marte rappresenta quel pianeta vuoto e ostile che attende di essere colonizzato da un gruppo di giovani. in una sorta di celebrazione nell’Europa del XXI secolo» – si legge nelle note -. «Un luogo dove nessuno vuole essere lasciato indietro e il futuro è visto come un labirinto confuso, pieno di rassegnazioni, delusioni e nuovi conflitti, e dove l’unica guerra che si combatte è quella che li mette di fronte a un mondo che avanza così velocemente da non poter continuare». “Marte” mette in risalto «il conflitto tra l’individuo e la collettività», ma anche «tra la materia organica e la tecnologia», tra l’esperienza sensibile e le idee astratte, in una rilettura contemporanea e (quasi) fantascientifica dell’eterno dualismo tra eros e thanatos (amore e morte).

Tags: CagliariCedacdanzaTempio Pausania
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