Sabato 10 maggio, alle ore 18:30, lo spazio espositivo “The Social Gallery” di Quartu Sant’Elena ospiterà un nuovo appuntamento del progetto V-Art Quartu Exposition con l’inaugurazione della mostra “Invece di amore”. L’esposizione, a cura di Roberta Vanali con la direzione artistica di Giovanni Coda, è un omaggio al pittore, scultore e scenografo Primo Pantoli, figura centrale dell’arte contemporanea in Sardegna. L’ingresso sarà libero. La mostra resterà aperta fino al 28 maggio, dal mercoledì al sabato, dalle 18:00 alle 20:30.
Il percorso espositivo ripercorre le tappe fondamentali della ricerca artistica di Pantoli, nato a Cesena nel 1932 e trasferitosi in Sardegna nel 1957. Dopo gli studi tra Firenze e Lucca e l’incontro con l’amico Marcello Lucarelli, Pantoli si inserisce nel vivace ambiente culturale dell’isola e ne diventa un protagonista fondando alcuni tra i primi gruppi d’avanguardia locali, come Studio 58, il Gruppo di Iniziativa e il Centro di Cultura Democratica.
Le opere in mostra tracciano l’evoluzione del suo linguaggio visivo, dalla denuncia sociale di fine anni Cinquanta fino agli esiti più visionari del Duemila. Tra i primi lavori esposti, “Lamma Sabcthani” (1958) e “La Bestia” (1961) testimoniano l’urgenza espressiva e l’approccio provocatorio con cui affrontava temi come la religione e la sessualità. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, opere come “Grrr invece di amore” segnano una svolta formale e concettuale, con l’uso di colori brillanti e frammenti testuali a rafforzare il messaggio.
Nel decennio successivo, Pantoli sperimenta una pittura più lirica e fluida, come in “Vania corre verso il mare” (1971) e “Famiglia groviglio” (1972), fino ad abbracciare la contemplazione della natura mediterranea negli anni Ottanta con opere come “L’Albero” (1977) e “Onde” (1982), dove il paesaggio si dissolve in una trama visiva di segni brulicanti.
A completare il percorso, alcune opere degli anni Novanta e Duemila, come “In morte di un amore” (1999), “La TV” (2001) e “Lo Scultore” (2008), evidenziano la volontà di riportare al centro l’espressionismo delle origini per raccontare i disagi di una società in crisi.
Accanto ai dipinti, sono esposti anche chine e acquerelli realizzati tra il 1959 e i primi anni Sessanta. Opere che rimandano all’influenza di Chagall e Picasso e che, integrate da brevi testi poetici, completano il ritratto di un artista poliedrico e profondamente impegnato.