Giovedì 7 agosto, alle 18:00, nella Sala Consiliare “Valentino Fozzi” di Bonorva, il Comune in collaborazione con l’Istituto Camillo Bellieni rende omaggio alla figura di “Giovanni Antioco Mura, l’uomo, il politico, l’artista”, per riscoprirne la vita, il pensiero e le attitudini attraverso le testimonianze di concittadini, studiosi ed esperti.
L’incontro, inserito nel calendario della XXXI “Sagra del pane Zichi”, è organizzato dall’Is.Be con il sostegno dell’Amministrazione comunale e il patrocinio della Proloco, ed è stato fortemente voluto dal sindaco Massimo D’agostino e dall’assessora alla Cultura Laura di Settimio, che nel corso dell’incontro interverranno al fianco della presidente Is.Be Maria Doloretta Lai. L’iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione con l’operatrice Is.Be, Lucia Sechi.
La serata prenderà il via con il video realizzato da Giovanna Ruggiu, che contiene interviste e numerose testimonianze. Tra queste trovano spazio le voci dei docenti Federico Francioni e Paolo Cuccuru, del politico Franco Borghetto, della compaesana Nangela Dettori e dell’artista Roberto Puzzu.
Avvocato, esponente della corrente rivoluzionaria del partito socialista, scrittore e disegnatore, Giovanni Antioco Mura era nato a Bonorva nel 1882 da Michelangelo e Maria Pala. Dopo gli studi liceali a Sassari si era iscritto all’Università di Torino per poi spostarsi negli atenei di Pavia, Napoli e Roma per laurearsi a Padova nel 1907.
In Sardegna fu uno degli esponenti più importanti del Partito socialista, tanto da essere definito da Bellieni “il primo socialista sardo”. Fu eletto consigliere comunale a Sassari e ricoprì l’incarico di segretario della Camera del lavoro nella stessa città. Nel 1944 fondò con Antonio Cassitta il Partito Comunista sardo con la visione di una Repubblica socialista federata e autonoma da Roma, che non coincideva con l’idea propugnata dai suoi compagni di partito.
Meno note solo le sue doti d’artista. Da ufficiale, durante la I Guerra mondiale, spedì centinaia di cartoline illustrate disegnate da lui a china o a colori, descrivendo la vita nelle trincee. Opere apparentemente di secondo piano da un punto di vista pittorico, ma che meriterebbero un’ulteriore analisi critica, in quanto raro, se non unico caso tra i personaggi politici del panorama isolano del periodo.
Nel secondo dopoguerra si dedicò anche all’attività di saggista, narratore e autore di testi teatrali e poetici. Scrisse dei volumi a circolazione limitata che danno l’idea della sua visione politica, con dei titoli molto efficaci: “L’internazionale è la guerra”, “Gesù Cristo non è morto sulla croce”, “Sardegna irredenta”, “La marcia della fame” e “Giuda Iscariota”, dramma in poesia in cinque atti.
Fu grande estimatore e sostenitore dell’utilizzo della lingua sarda. Tra le sue opere la commedia “S’incunza”, e ben due raccolte di poesie: “Anima de Saldigna” e “Boghes de Logudoro”, che si distinguono per i temi di natura politica affrontati quali il lavoro e lo sciopero. Morì a Sassari nel 1972.
































