Da sabato 6 agosto prende il via a Villanova Monteleone la II edizione di In Biddas Noas | Festival Intersezioni 2022, a cura della Compagnia Teatro d’Inverno, con la direzione artistica di Giuseppe Ligios e realizzato con il patrocinio e il sostegno del Comune di Villanova Monteleone e della Regione Sardegna.
In cartellone otto gli appuntamenti con la prosa, la drammaturgia contemporanea e col teatro per famiglie e bambini, che insieme ad eventi performativi, laboratori di tessitura e un’esposizione fotografica animeranno il borgo del Distretto Rurale del Villanova. A partire dal 6 e fino al 14 agosto la suggestiva storica scalinata in trachite de Sa Pigada ‘e Su Cantaru, si trasformerà in teatro all’aperto e spazio espositivo, mentre la casa museo Sa Domo Manna farà da campo base per gli interventi performativi e di laboratorio di tessitura al telaio a cura di artigiane locali.
Sabato 6 agosto si inizia con un triplice appuntamento: alle ore 10:30 a “Sa Domo” il primo di tre momenti performativo-espositivi legati alla tradizione del costume e del ballo intitolato “3 PASSI”, progetto realizzato in collaborazione con il “Gruppo Folk Tradizioni Popolari” di Villanova Monteleone ed il fotografo Aaron Gonzalez, e che darà vita ad un percorso a tappe per raccontare in 3 passi il legame tra rito e la tradizione del ballo passando attraverso il costume ed i corpi dei danzatori che ne raccolgono l’eredità per un rituale che si perde nella notte dei tempi: “1° Passo _ l’abito” dal 06 all’08 agosto, il “2° Passo _ il corpo” martedì 9 e il 13 agosto il “3° Passo _ la vestizione e la danza”, momento culminante del rito della vestizione e del ballo, accompagnato con l’organettista Giovanni Lai.
Dal 6 e fino a lunedì8 agosto ma dalle ore 16 alle ore 18, sempre “Sa Domo” ospiterà il laboratorio di tessitura al telaio “Sul filo del racconto” a cura delle artigiane del telaio Tonina Meloni, Giovanna Sogos e Mariuccia Riu. Dal filo alla matassa, all’ordito fino alla realizzazione di lavori al telaio. Un percorso esperienziale unico, adatto a tutti e aperto gratuitamente ad un massimo di 10 partecipanti.
Ancora da sabato 6 e per tutta la durata del Festival sarà visitabile l’esposizione fotografica “D10-D11. Storia di Giammarco” con foto di Pietro Basoccu in esposizione realizzata in collaborazione con Ufficid’arte di Villanova Monteleone, allestita in “Sa Pigada ‘e Su Cantaru”.
Da domenica 7 agosto di alza il sipario sugli appuntamenti teatrali. Si parte alle 18:30 con lo spettacolo per bambini e famiglie “Cappuzzetto Rozzo”, versione della famosa fiaba di Charles Perrault rivisitata da Rosalba Piras, che ne cura la regia e ne è anche interprete con Tiziano Polese e Antonio Luciano. La versione presentata da Abaco Teatro propone una bambina meno gentile e premurosa di quella della fiaba, al contrario molto irrispettosa, poco attenta all’ecologia e all’ambiente, egoista e soprattutto nemica dell’igiene personale.
Lunedì 8 agosto alle ore 21:30 va in scena “La moglie di nessuno”, drammaturgia e regia di Virginia Martini, con Rita Atzeri la collaborazione di Matteo Procuranti, una produzione della compagnia “Il Crogiuolo” di Cagliari. Joyce Salvadori Lussu per la maggior parte dei nostri contemporanei è solo la moglie del leggendario Emilio Lussu. La protagonista dello spettacolo è una donna come tante, concentrata su una vita che nel tempo si è riempita di oggetti e svuotata di contenuti. Ma la vita la costringerà, per fortuna, a cercare di andare oltre. Ecco riaffiorare dalle note biografiche la sua straordinaria vicenda esistenziale fatta di militanza, di studi in filosofia e in filologia di liberazione dell’Africa e del Medio Oriente, di pubblicazioni di diari, romanzi, saggi, raccolte di poesie. La Joyce della scena si trova a interrogarsi sul significato attuale delle idee e delle azioni che Joyce stessa ci ha lasciato in eredità. La moglie di nessuno non è uno spettacolo su Joyce Lussu bensì uno spettacolo con e per Joyce Lussu, La drammaturgia propone una sorta di conversazione “involontaria” con Joyce, una conversazione in cui confluiscono il suo tempo e il nostro, i problemi con i quali si è dovuta misurare lei e quelli con cui ci misuriamo noi, il suo percorso, le sue convinzioni, i suoi dubbi e, insieme, anche i nostri.
Martedì 9 agosto ore 21:30 la cronaca narrata di “Quirra”, monologo prodotto da Ilos Teatro di Lula scritto e interpretato da Mauro Salis e incentrato sui fatti, le attività, gli effetti, le menzogne e le morti che da più di sessant’anni accompagnano la presenza del Poligono del Salto di Quirra.
Uno spettacolo che vorrebbe sottrarsi ad ogni tipo di corteggiamento politico, in virtù del fatto che la politica stessa sul tema, è sempre stata ed è tutt’ora colpevolmente silente, eccezion fatta per quelle occasioni in cui per ragioni di opportunismo elettorale, si arroga puntualmente il diritto di parola, quando non tenta di assurgere a ruolo di vittima sacrificale, complice un atteggiamento, come quello dello Stato italiano, evasivo, arrogante e irrispettoso delle vittime. Di fronte a questo la scelta di rappresentare il tutto in chiave satirica è facilitata, se non addirittura scontata. Perché, se è vero che da una parte i fatti emersi denunciano una situazione di gravissima tragicità, dall’altra le risposte delle istituzioni hanno manifestato e tuttora manifestano un altissimo potenziale comico.
Quirra Megastore è un tentativo di occupare anche solo per un attimo quel vuoto che in questa vicenda separa la verità dagli interessi. Una terra di nessuno che da decenni attutisce gli echi della protesta, allungando attese e accorciando vite, dove il silenzio e l’indifferenza sono tempi teatrali.
Mercoledì 10 agosto alle ore 21:30 in scena la nuova produzione del Teatro d’Inverno “Venere in pelliccia”, pièce ispirata all’omonimo romanzo di Leopold von Sacher-Masoch e alla sceneggiatura “Venus in fur” scritta da David Ives per la versione cinematografica di Roman Polanski. Nel riadattamento realizzato da Giuseppe Ligios che ne cura la regia a quattro mani insieme ad Aaron Gonzalez, il motore della relazione tra i due personaggi sulla scena è la frase: “E il Signore Onnipotente lo colpì e lo mise nella mani di una donna”. Tutto si svolge in un teatro di periferia, dopo una giornata passata a fare audizioni per trovare l’attrice che possa interpretare il lavoro che si prepara a mettere in scena, Thomas si lamenta al telefono del basso livello delle candidate. Nessuna di loro possiede lo stile necessario per il ruolo da protagonista. Mentre sta per uscire appare un attore, Jordan Vanda, alla ricerca disperata di un lavoro, che da subito si rivela un vero e proprio vortice di energia, sfrontato e pronto a tutto per fare il provino. Lui incarna tutto quello che Thomas detesta. È volgare e stupido e non si fermerà davanti a niente pur di ottenere la parte. Praticamente costretto, Thomas decide di lasciarlo provare e con stupore vede, non solo che l’uomo si è procurato oggetti di scena e costumi, ma capisce perfettamente il personaggio di Wanda (che ha stranamente il suo stesso nome), di cui conosce tutte le battute a memoria. L’audizione si prolunga e diventa più intensa e l’attrazione di Thomas si trasforma in ossessione.
Interpreti sulla scena sono gli attori Antonello Foddis e lo stesso Giuseppe Ligios, che nella trasposizione al maschile della pièce mettono l’accento sulla forza dei personaggi, capaci di superare qualsiasi categoria di genere, e restituendo intatta la bellezza e la complessità del testo sempre in bilico tra seduzione e dominazione, perbenismo borghese ed erotismo sopito. Completano il lavoro i costumi realizzati dallo stilista Manuel Casati e il disegno luci ideato dal light designer Tony Grandi.
Ritratto di famiglia in un “inferno” giovedì 11 agosto alle 21:30 in “Volevo vedere il cielo” di Massimo Carlotto con Miana Merisi e con la partecipazione di Michela Cidu, per la regia di Maria Assunta Calvisi, produzione L’Effimero Meraviglioso di Sinnai. Una storia in noir, un dramma che si consuma sullo sfondo delle periferie metropolitane tra miseria morale e materiale. Una vicenda di dolorosa attualità in cui le incomprensioni e i conflitti generazionali si acuiscono ed esplodono, in un tragico crescendo mentre il miraggio della fama e del facile successo evocato da certi programmi – dai “reality” ai “talent” televisivi – crea falsi miti e improbabili aspettative in chi quotidianamente lotta per sopravvivere. Una donna si mette a nudo, cercando di trovare un senso alla sua esistenza segnata dal fallimento e dai rimpianti, e magari una qualche forma di riscatto se non proprio la felicità: «Volevo vedere il cielo, almeno un pezzettino…» dice. Fino all’amaro finale.
Si ispira al mito della dea Cerere e al ratto di Proserpina, figlia di Plutone dio degli inferi, “Il grande spettacolo della fine del mondo”, che venerdì 12 agosto alle 21:30 porterà in scena la lotta tra inferi e amore, tra vita e morte, tra catastrofe e sogno come incarnata dal conflitto tra due popoli. Una operazione di teatro agit-prop, valorizzata da una particolare cura della qualità teatrale. Un teatro interdisciplinare che lavora sul confine, immerso nella vita, legato intimamente alla vita di ognuno di noi, in maniera diretta o indiretta, ma sicuramente con una grande trasversalità. Lo spettacolo è sviluppato in una chiave tragicomica, ironica e grottesca e include azioni e interventi teatrali, coreografici, musicali e installativi nell’ottica di un teatro totale. La performance prodotta da Theatre En Vol di Sassari e interpretata da Cèline Brynant, Alessandro Doro, Michèle Kramers, Joao Luis Paulo, Camilla Piredda e Puccio Savioli, affronta in maniera tragicomica, ironica e grottesca il tema del cambiamento climatico in una interpretazione originale del conflitto tra chi passa su questa terra con pesantezza e noncuranza e chi la celebra e la cura come madre terra, lasciando ampio spazio alle tante sfumature intermedie del genere umano.
Una scatola sopra un palco, che però non è una scatola qualunque, ma una “baracca” non animata però da burattini ma dai bur-attori Daniela Melis, Ulisse Sebis e Virginia Garau, che è anche autrice della drammaturgia e regista del gioco scenico architettato dal Teatro Tragodia di Mogoro e che sabato 13 agosto alle 18:30 presenterà “Baracca e Burattori con Pinocchio”, secondo appuntamento del festival con il teatro per bambini e famiglie. In questo allestimento, che si rifà al celebre romanzo di Carlo Lorenzini in arte Collodi, Pinocchio è da subito alle prese con il Gatto e la Volpe e con il suo percorso di trasformazione da burattino a bambino in carne ed ossa, e nel quale incontrare personaggi come il Grillo Parlante e la Fata Turchina. Una storia che tra gags e divertimento spiega come, per essere buoni figli non basti essere “buoni” o essere “figli”, ma si debba saper seguire quello che un genitore trasmette per poter diventare uomini e donne senza fili.
Chiude il programma del Festival l’appuntamento del 14 agosto alle ore 21:30 con “Su Muru Prinzu | Il muro incinto”, ovvero Costantino Nivola in scena di Bocheteatro di Nuoro, tratto dalle “Memorie di Orani” in cui lo scultore, pittore e disegnatore, amico di Le Corbousier, rievoca la Sardegna amara e bellissima della sua infanzia e giovinezza, nell’adattamento teatrale di Paolo Puppa, con Giovani Carroni (che firma anche la regia) e le musiche di Battista Giordano, per un intrigante ritratto d’artista. Lo spettacolo ripercorrere simbolicamente l’esistenza straordinaria di questo grande inventore di forme antiche e moderne, vissuto ai bordi di varie culture. Muratore bambino in tempo di fascismo, partito con la sua valigia di cartone dalla nativa Orani per una scuola monzese di arti applicate, allievo di maestri come Terragni e Marini, eletto dal patron Ariano Olivetti designer e direttore delle arti grafiche della ditta, poi sposato a Guggenheim, quindi emigrato a Parigi e poi a New York durante il periodo delle leggi razziali, patria poi dei suoi trionfi professionali. “Antine” Nivola ha saputo creare una singolare amalgama tra antico e moderno, tra nostalgia antropologica del villaggio, di cui pare custodire con gelosia ossessiva gesti e odori, sapori e scorci prospettici, e il confronto spregiudicato e dialettico con le tecniche più moderne e sperimentali.
L’ingresso a tutti gli appuntamenti è gratuito. Info e prenotazioni: [email protected] – segreteria 333.8578630 (anche WhatsApp) – teatrodinverno.it