Nell’anno dantesco 2021, non poteva mancare una citazione tratta dall’Inferno di Dante Alighieri: l’ultimo verso del XXXIV canto, catartico, emblematico, che ha il sapore della speranza e della ripresa dopo un anno e mezzo di pandemia. Un’ottima occasione per “riveder le stelle” è una serie di proiezioni cinematografiche all’aperto, sotto il cielo dell’estate marmillese.
Partirà giovedì 8 luglio 2021 la seconda edizione della rassegna “CineMarmilla”, organizzata dall’Associazione Casa Natale Antonio Gramsci di Ales e articolata in tre appuntamenti.
“Climbing the Elixir”
La serata inaugurale, in Piazza Santa Maria ad Ales, ore 21:30, prevede la proiezione del documentario Climbing the Elixir di Monica Dovarch (2019), un viaggio nella storia e nel territorio dell’Ogliastra, alla scoperta dei cammini tracciati dai caprai e oggi meta di escursionisti provenienti da tutto il mondo. Il lavoro di Dovarch esplora le bellezze ambientali di una delle zone più affascinanti della Sardegna, il cui ricco patrimonio naturalistico si inserisce nel contesto più ampio del Supramonte, vasta area che si estende per circa 35 mila ettari, tra lecceti, montagne calcaree e acque cristalline.
Il documentario si distingue, inoltre, per l’attenzione dedicata alla memoria storica: le voci di donne e uomini ogliastrini si intrecciano sul filo del ricordo, rievocando le gesta dei pastori e dei caprai che per primi hanno percorso gli impervi sentieri che si sviluppano nella roccia carsica, affacciati su gole e profonde scarpate, con la distesa del mare all’orizzonte. L’Ogliastra è una delle cinque Blue Zones del pianeta, ossia un’area che presenta un’alta concentrazione di centenarie e centenari, e il documentario offre agli spettatori l’opportunità di conoscere l’elisir di lunga vita attraverso i loro racconti. Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Trento Film Festival nella sezione Alp&ism e proiettato in occasione della V edizione di IsReal, il festival del cinema del reale che si tiene ogni anno a Nuoro. Monica Dovarch dialogherà con il pubblico prima e dopo la proiezione.
La serata di giovedì 15 luglio, a Zeppara, piazza Area verde (ore 21:30), sarà ancora dedicata al documentario. Il regista Daniele Atzeni presenterà due dei suoi lavori di più ampia diffusione: I morti di Alos (2011) e Inferru (2019). Il primo è un mockumentary (falso documentario) che parte dal paese fantasma di Gairo vecchio per raccontare una storia inventata. Antonio Gairo è l’unico sopravvissuto alla tragedia che ha colpito la comunità aloese il 4 agosto 1964. Nei primi anni Sessanta, quando sono sorti i primi stabilimenti petrolchimici previsti dal Piano di Rinascita della Regione Sardegna, i pastori hanno abbandonato la campagna per andare a lavorare in fabbrica, i paesi hanno iniziato a spopolarsi; il progresso industriale e tecnologico si è tradotto in un pesante riassetto della struttura comunitaria e dell’economia locale basata prevalentemente sull’agricoltura e la pastorizia.
“Inferru” di Daniele Atzeni
I morti di Alos si contraddistingue per la presenza di una voce narrante in sardo (la voce è quella di Antonio Gairo) e per l’accurato lavoro di ricerca e montaggio dei materiali d’archivio, tra cui immagini tratte dalla serie La mia terra è un’isola di Fiorenzo Serra. Unico documentario italiano in concorso al Festival di Clermont-Ferrand, I morti di Alos è stato selezionato in numerosi festival e rassegne internazionali e ha vinto diversi premi come miglior film e miglior documentario. Il secondo film della serata sarà Inferru, mediometraggio scritto e diretto da Atzeni e premiato come miglior film al concorso nazionale “Roberto Gavioli” (dicembre 2020). Cambia il contesto ambientale e lavorativo: dall’entroterra sardo ci spostiamo nelle zone minerarie del Sulcis Iglesiente, scendiamo nel sottosuolo da cui si levano le memorie di un anziano minatore, il quale, attraverso una narrazione che mescola realtà e finzione, ci conduce tra la polvere e il buio delle gallerie per scavare nel cuore della storia di un territorio e di una comunità, quella dei minatori sardi.
Le loro vicende, narrate attraverso immagini di repertorio e spezzoni di film, tra cui L’ultimo pugno di terra di Fiorenzo Serra (1965), non sono diverse da quelle dei minatori britannici, belgi, africani, americani che hanno conosciuto sofferenze e privazioni, e lottato per condizioni di lavoro migliori, per una promessa di luce all’uscita dalla galleria. La voce del vecchio minatore malato di silicosi e di artrosi ha la trama forte e resistente della terra, ha il suono caldo del fuoco, sembra provenire da un’epoca lontana, eppure tanto vicina a noi da scuoterci nel profondo. Cortei di protesta sfilano per le strade delle città, mentre sottoterra i minatori perdono la vita tra frane ed esplosioni. “Sa luxi no est cosa ‘e minadoris”, dice l’anziano nel suo sardo campidanese limpido e tellurico, una lingua che come le storie dei minatori rimane tenacemente aggrappata alle rocce, agli alberi, a questa terra che ci sostiene ma della quale troppo spesso ignoriamo i tormenti. Il regista sarà presente alla proiezione.
Una scena di “Assandira”
La rassegna si chiude giovedì 22 luglio, ancora una volta in Piazza Santa Maria ad Ales, stessa ora, con la proiezione dell’ultimo lungometraggio di Salvatore Mereu, Assandira (2020). Tratto dal romanzo omonimo di Giulio Angioni, Assandira racconta una vicenda familiare che si snoda nel quadro più generale di una società che muta velocemente. Il tradizionale si scontra con il contemporaneo; il vecchio casolare di campagna si converte in un agriturismo per accogliere i turisti stranieri che giungono in Sardegna; riti ancestrali vengono riadattati – e in alcuni casi re-inventati – per il divertimento dei visitatori. La tradizione è così svuotata del suo valore materiale e storico, e il vecchio Costantino Saru, protagonista e voce narrante, è l’ultimo baluardo di un mondo destinato a scomparire. La narrazione si sviluppa lungo due piani temporali che, a partire dai ricordi di Costantino, mostrano le fasi che hanno portato alla creazione dell’agriturismo “Assandira” e all’incendio che ne ha causato la tragica fine.
Costantino non è solo un anziano pastore che si scontra con l’avanzare, non sempre proficuo, della modernità e con le dinamiche insite nello sviluppo economico del territorio, ma è anche un padre che non comprende le ragioni di suo figlio Mario e di sua nuora, la tedesca Grete, artefici del progetto di riconversione turistica della sua proprietà. “Assandira” è una parola antica, un suono carico di memorie che richiama consuetudini e pratiche di un tempo passato, ma nel romanzo di Angioni e nella riscrittura cinematografica di Mereu assume un significato nuovo e drammatico. Presentato fuori concorso alla 77ª Mostra del Cinema di Venezia, Assandira è approdato nelle sale a settembre ma a causa della chiusura dei cinema a ottobre è stato possibile vederlo solo sulle piattaforme di streaming online.
La curatrice della rassegna è Myriam Mereu, studiosa di cinema dell’Università degli studi di Cagliari. La manifestazione si svolge grazie al patrocinio del Comune di Ales e il contributo della Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.
Per informazioni e prenotazioni: casanatalegramsci@tiscali.it.