“La gentile” di Roberta Lepri, un viaggio nell’Italia di inizio Novecento tra speranza ed emancipazione

Due donne, due mondi: Alice Hallgarten ed Ester intrecciano i loro destini in un romanzo storico intenso, che celebra il potere dell'istruzione e della gentilezza

La gentile di Roberta Lepri

Nel suo nuovo romanzo “La gentile” edito da Voland, Roberta Lepri, ci trasporta in un’Italia di inizio Novecento, tra le mura di una villa aristocratica e le umili case di campagna. La storia si sviluppa attorno a due figure femminili apparentemente distanti: Alice Hallgarten, un’americana di origini ricche e colte, ed Ester, una giovane contadina ebrea, costretta a lottare per un futuro migliore.

Alice, sposata con il barone Leopoldo Franchetti, decide di dedicarsi a un progetto filantropico ambizioso: la fondazione di una scuola per i figli dei contadini. A partire dal 1901 infatti, sulla spinta del movimento di rinnovamento educativo detto delle “Scuole Nuove” diffuso in tutta europea alla fine del diciannovesimo secolo, la Baronessa Franchetti istituì le scuole rurali di Villa Montesca e Rovigliano, destinate ai figli dei contadini con classi fino al sesto livello e accesso libero. Questo rappresentò un’assoluta innovazione sia per la loro profonda vitalità didattica sia per il loro impatto sociale. Le nuove scuole furono aperte per i figli dei mezzadri affinché potessero avere accesso all’istruzione perché, nell’alta visione di Alice e Leopoldo, nel miglioramento della loro posizione sociale stava la vera svolta culturale del Paese che stava faticosamente guadagnando la sua unificazione. 

È proprio grazie alla sua generosità che Ester, una bambina intelligente e determinata, discendente di ebrei convertiti, ha la possibilità di studiare e coltivare il suo sogno di diventare maestra. Infatti, Ester cresce in una famiglia che non comprende le sue aspirazioni e che, anzi, tenta di ostacolarla, sua madre la tratta malissimo, la insulta in tutti i modi, la figlia per lei è solo uno scarto, una creatura venuta male.

L’autrice con una scrittura fluida e coinvolgente intreccia le vite di queste due donne, mostrandoci come la gentilezza e la compassione di Alice possano cambiare il destino di una giovane ragazza. Allo stesso tempo, l’autrice esplora i limiti dell’amore, le ingiustizie sociali e la forza distruttiva dell’odio.

“La gentile” è un romanzo storico che, pur basandosi su fatti realmente accaduti, riesce a emozionare e a far riflettere il lettore. I personaggi sono ben delineati e credibili, e il contesto storico è descritto con accuratezza, senza però appesantire la narrazione.

Ho apprezzato molto come l’autrice fa emergere le contraddizioni dell’animo umano. Alice, pur essendo una donna illuminata e generosa, porta con sé i pesi di un passato doloroso e di una salute fragile. Ester, invece, incarna la speranza e la voglia di riscatto, ma deve affrontare le resistenze del suo ambiente e le difficoltà di un’esistenza segnata dalla povertà.

La narrazione mi ha toccato particolarmente per la capacità di far riflettere sul ruolo della donna nella società di inizio Novecento. Le protagoniste, pur provenendo da mondi diversi, condividono la stessa voglia di emancipazione e la stessa aspirazione a un futuro migliore. Un libro che ci ricorda che, anche nelle situazioni più difficili, la gentilezza e la speranza possono essere la nostra più grande forza.

Vi lascio alla lettura sulle note di “Clair de Lune” di Claude Debussy, che esprime l’essenza e la delicatezza di questo romanzo.

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