Roberto Cecchetti con il suo saggio intitolato Il ritmo del desiderio. Da Jung alle pratiche filosofiche (Mimesis Edizioni), indaga una nuova frontiera del pensiero junghiano.
Il volume, introdotto da Massimo Donà, si divide in due parti, una prima dal tono autobiografico, la seconda di pura ricerca filosofica. Le due parti sono intimamente connesse e servono a far comprendere meglio le conclusioni a cui Cecchetti è giunto. Non si tratta del solito saggio di presentazione del lavoro del filosofo svizzero, ma esso si sofferma su un’opera in particolare, Simboli della trasformazione, e ne propone una rilettura che aprirà nuove opportunità di indagine filosofica. Scrive, infatti, Cecchetti:« Uno dei grandi risultati a cui a nostro avviso perviene la ricerca junghiana è proprio quello di indirizzarci in modo del tutto inedito in quelli che sono i sentieri non solo della realizzazione di un individuo assoluto, cioè individuato e compiuto, ma anche svelandoci il modus operandi della magia che fino a Jung era rimasto del tutto sconosciuto».
Dopo aver trattato e approfondito, anche attraverso lo studio delle teorie filosofiche moderne e contemporanee di Neumann e di altri filosofi e pensatori, i temi del desiderio, della libertà e del destino, Cecchetti apre un nuovo capitolo di indagine, che fino ad ora è stato ignorato o poco considerato: «Con il nostro discorso abbiamo voluto mettere in rilievo, seguendo l’insegnamento di Massimo Donà, il fatto che certi aspetti centrali della filosofia e della psicologia moderne sono in forte relazione se non in debito con il substrato magico ed ermetico il quale il più delle volte in queste ha semplicemente subito un processo di esplicitazione. […] Questo è il caso dell’idealismo magico, della concezione del desiderio in Jung, della storia dello sviluppo della coscienza in Neumann, proprio perché in ultima istanza il problema della magia è a nostro modo di vedere quello da cui siamo partiti, ovvero quello dell’uscita dalla costrizione del destino e del raggiungimento di una libertà assoluta».
Infatti, uno dei risultati a cui giunge, secondo lo studio di Cecchetti, la ricerca junghiana «è proprio quello di indirizzarci in modo del tutto inedito in quelli che sono i sentieri non solo della realizzazione di un individuo assoluto, cioè individuato e compiuto, ma anche svelandoci il modus operandi della magia che fino a Jung era rimasto del tutto sconosciuto». In riferimento al concetto di magico nel pensiero di Jung si può dire che il saggio di Cecchetti ha il merito «di aver dato – come l’autore stesso afferma nella conclusione – un impulso per ulteriori sviluppi e ricerche in tal senso, ricerche che certamente dovrebbero avere come fine ulteriore la cura dell’uomo contemporaneo. Potremmo pensare a un impiego della ritualità a scopi terapeutici, una ritualità capace di far superare i tipici scogli dello sviluppo dell’individualità, magari unendosi alla tecnologia della realtà virtuale per riproporre anche in modo esperienziale contesti e situazioni altrimenti impossibili da realizzare. Se davvero Jung aveva ragione a ritenere che l’inconscio che genera il reale può essere diretto dal rituale e dal simbolo ci troviamo difronte a una scoperta fra le più rilevanti».
Titolo: Il ritmo del desiderio. Da Jung alle pratiche filosofiche
Autore: Roberto Cecchetti
Genere: Saggistica
Casa Editrice: Mimesis Edizioni
Collana: Philo – Pratiche filosofiche
Pagine: 208
Prezzo: €22,00
ISBN: 978-88-5755-493-8