Bentrovati amici lettori, come prima recensione dell’anno vi propongo un libro auto pubblicato, Bellanima di Luciana Cerreta, pagine 117, self publishing Amazon Italia.
È un libro la cui autrice ha avuto la massima cura per l’editing, e i contenuti sono da collocare in una categoria ben precisa: i romanzi introspettivi o diari.
Ma partiamo dal principio, come sempre suggerisco la colonna sonora e ammetto che la prima che mi è venuta in mente è la musica leggera italiana, la Pausini con Biagio Antonacci che insieme duettano Il coraggio di andare.
Al centro di questa storia c’è l’Amore.
È una storia triste, tormentata, che ti colpisce al cuore perché è capitato a tutti noi di amare, di soffrire e sentirci persi senza di lui o lei. Una storia struggente, che ti coinvolge con il potere delle parole di Luciana, che con i suoi pensieri si tormenta, ma cerca di metterli su carta per esorcizzare la sofferenza che prova in quel momento; pensieri e parole per un uomo che se n’è andato.
A volte la cosa peggiore è non sapere perché, molti non danno spiegazioni perché sono troppo vigliacchi e così ci si ritrova ad interrogarsi giorno dopo giorno per questo motivo.
L’autrice parla in prima persona e mette a nudo senza malizia i sentimenti di colei che ama e la sua disperazione.
Nella prima parte del libro rivive i momenti passati insieme e di quello che lei stessa ha scoperto dell’amore, l’unica cosa che sente è la sua mancanza, quella che ti toglie il fiato, la vita che conduce senza di lui, l’isolamento dal mondo.
Nella seconda parte affronta l’accettazione del dolore, di una vita che deve continuare anche se ci si sente svuotati e non sembra avere significato senza di lui.
Mi sono chiesta mentre leggevo se una delle soluzioni per superare il dolore sia pensare che colui che amiamo sia morto, in alcuni momenti la protagonista sembra mossa dall’odio, ma credo sia sempre una reazione alla sofferenza. Io personalmente non credo che sia possibile odiare qualcuno che si è amato così tanto, e allora ritorna il mio interrogativo: la morte di colui che se n’è andato può dare sollievo?
Consiglio la lettura di questo libro a tutti, in particolare coloro che amano leggere dell’amore, o che vogliono riflettere sugli effetti dolorosi della fine di una storia, è una lettura che ti lascia il segno, per quanto mi riguarda in positivo, perché sono convinta che le esperienze più dolorose ci diano la possibilità di cambiare e di crescere.
Di seguito una breve intervista all’autrice, le auguro un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro e a voi buona lettura!
Che lavoro fai?
Sono insegnante di Italiano e storia in un istituto superiore.
Quando è nata la passione per la scrittura?
Mah, in realtà non credo ci sia un momento specifico, scrivo da che mi ricordo
È il tuo primo romanzo?
Sì, il primo, ma sono anni che scrivo per quotidiani e riviste.
Quale è il tuo genere di letture?
I classici sicuramente, sono una che adora, ad esempio “Abelardo ed Eloisa”, o Goethe, Hesse, Dostoevskij, sono cresciuta e mi sono formata con queste letture, suppongo abbiano anche condizionato il mio modo di essere.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici?
Questo romanzo è autobiografico interamente. Non ci sono invenzioni romanzate né aggiunte, forse ho evitato di raccontare un paio di episodi, per cui ho tolto ma non ho aggiunto sicuramente. Nasce da quello che era una sorta di diario, una scrittura che era la mia terapia mentre i fatti accadevano e li vivevo. Mi ha aiutato a razionalizzare e concretizzare il mio dolore per cercare, in qualche maniera di eluderlo narrandolo e raccontandolo.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Ho fatto molte cose nella mia vita, non credo di avere un sogno nel cassetto attualmente, forse ho una speranza e questa cosa, sinceramente, mi innervosisce perché a volte la speranza è un’arma a doppio taglio.
Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?
Personalmente scrivo sempre, come dicevo per me è una cura che seguo da piccola, le cose scritte e raccontate diventano meno pesanti da sopportare.
Ho appena terminato “Il dio delle piccole cose” di Arundhati Roy
Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.
Senza alcun dubbio la storia che ho raccontato nel libro. Un’esperienza che ha completamente stravolto la mia vita come nessuna cosa prima e che anche adesso che è finita continua a cambiare il mio rapporto con le cose che mi circondano, ha condizionato e condiziona ancora la mia quotidianità.