Ben trovati amici lettori, oggi vi parlerò di un libro che mi è entrato nel cuore, suggerisco la colonna sonora da ascoltare con la lettura: Nessun dorma interpretata da Luciano Pavarotti.
Luca e Silvia sono due ragazzi come tanti che vivono vite normali, apparentemente distanti. Eppure ogni giorno si sfiorano, si ascoltano, si vedono. I sensi percepiscono la presenza dell’altro senza riconoscersi. Fino a quando qualcosa interrompe il flusso costante della vita: Luca perde la vista e Silvia viene aggredita in un parcheggio. La loro vita, sconvolta, li porta a chiudersi in un’altra realtà e il destino sembra dimenticarsi di loro. Eppure, due anni dopo la loro grande passione, il cinema, li fa conoscere per la prima volta e Luca e Silvia finiscono seduti uno accanto all’altra alla prima di un film d’amore. I due protagonisti, feriti dalle vicissitudini degli eventi passati, si ritrovano, così, loro malgrado, a vivere una storia fuori dall’ordinario. Ma l’amore può essere tanto potente da superare i confini dei nostri limiti e delle nostre paure? E il destino, quando trova due anime gemelle, riesce a farci rialzare e camminare insieme?
Anni fa in un momento particolarmente triste una cara amica mi regalò un libro che mi diede la speranza per superare quel periodo, anzi, la certezza che qualcosa di bello sarebbe successo nella mia vita, ecco credevo che non avrei mai più letto delle parole così intense, cariche di ottimismo e di amore… Invece poi ho ricevuto per posta “Una storia straordinaria”.
Ringrazio subito per la copia Simona Mirabello dell’ufficio stampa di Diego Galdino e il suo editore Leggereditore.
Questo è il terzo libro che leggo scritto da Diego e posso affermare che è il mio preferito, ha saputo coinvolgermi a tal punto che non vedevo l’ora che arrivasse la sera per leggere qualche pagina, ho distillato la lettura giorno per giorno perché non volevo che finisse, non mi capita spesso di leggere rapita dalle parole di uomini, e solitamente leggo i romance scritti da donne perché la loro sensibilità riesce a comprendere il sesso femminile nel profondo. In questo caso posso dire che Diego è un abile maestro, una personalità sensibile e profonda che oltre a conoscere le donne le ascolta, le rapisce e le fa sognare con parole semplici, scorrevoli, amorevoli e inaspettate. La storia di Luca e Silvia è un inno all’amore, le descrizioni così armoniose, chi mi conosce sa che io do molta importanza alla scoperta dei sensi, qui Diego li rende protagonisti, ma fa molto di più perché parla del mio libro del cuore, quello che parla delle anime gemelle, quelle che prima o poi si cercano e si trovano in molte vite a distanza di anni. I colpi di scena non mancano, momenti di grande intensità che hanno fatto scivolare lacrime ricche di emozioni sul mio viso, però non voglio svelarvi troppo.
Diego dedica questo libro alla sua amata Roma, colei che da sempre lo accompagna ogni giorno dal risveglio al calar della sera, ma credo che non me ne vorrà se io lo dedico a tutti coloro che vogliono innamorarsi.
Lettura consigliatissima per tutti, perché l’amore è sempre il centro delle nostre vite.
Adesso vi lascio alle parole di Diego Galdino che è stato così gentile da rispondere ad alcune domande, io gli faccio un grande in bocca al lupo per il suo romanzo e aspetto con impazienza di leggere il prossimo.
A voi auguro buona lettura
Aurora Redville
Che lavoro fai?
In realtà non saprei come rispondere a questa domanda… In tutti i paesi del mondo in cui sono stati pubblicati i miei romanzi i miei editori ed i miei lettori mi definiscono il barista scrittore. Il problema è che considero il Bar dove lavoro casa mia perché ci sono nato dentro nel vero senso della parola, mentre la scrittura non la considero un mestiere, ma il mio psicologo, uno psicologo tipo quello del Louis Litt di Suits.
Quando è nata la passione per la scrittura?
Ho iniziato a scrivere molto tardi, ma poi non ho più smesso. Per me la prima storia che ho scritto resta indimenticabile perché è nata in un modo particolare e per merito di una ragazza a cui sono stato molto legato… Un bel giorno mi mise in mano un libro e mi disse: «Tieni, questo è il mio romanzo preferito, lo so, forse è un genere che piace più alle donne, ma sono certa che lo apprezzerai, conoscendo il tuo animo sensibile». Il titolo del romanzo era “Ritorno a casa” di Rosamunde Pilcher, e la ragazza aveva pienamente ragione: quel libro mi conquistò a tal punto che nelle settimane a seguire lessi l’opera omnia dell’autrice. Il mio preferito era “I cercatori di conchiglie”. Scoprii che il sogno più grande di questa ragazza di cui ero perdutamente innamorato era quello di vedere di persona i posti meravigliosi in cui la Pilcher ambientava le sue storie, ma questo non era possibile perché un grave problema fisico le impediva gli spostamenti lunghi. Così, senza pensarci due volte, le proposi: «Andrò io per te, e i miei occhi saranno i tuoi. Farò un sacco di foto e poi te le farò vedere». Qualche giorno più tardi partii alla volta di Londra, con la benedizione della famiglia e la promessa di una camicia di forza al mio ritorno. Fu il viaggio più folle della mia vita e ancora oggi, quando ci ripenso, stento a credere di averlo fatto davvero. Due ore di aereo, sei ore di treno attraverso la Cornovaglia, un’ora di corriera per raggiungere Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, e le mitiche scogliere di Land’s End. Decine di foto al mare, al cielo, alle verdi scogliere, al muschio sulle rocce, al vento, al tramonto, per poi all’alba del giorno dopo riprendere il treno e fare il viaggio a ritroso insieme ai pendolari di tutti i santi d’Inghilterra che andavano a lavorare a Londra. Un giorno soltanto, ma uno di quei giorni che ti cambiano la vita. Tornato a Roma, lasciai come promesso i miei occhi, i miei ricordi, le mie emozioni a quella ragazza e forse le avrei lasciato anche il mio cuore, se lei non si fosse trasferita con la famiglia in un’altra città a causa dei suoi problemi di salute. Non ci incontrammo mai più, ma era lei che mi aveva ispirato quel viaggio e in fin dei conti tutto ciò che letterariamente mi è successo in seguito si può ricondurre alla scintilla che lei aveva acceso in me, la voglia di scrivere una storia d’amore che a differenza della nostra finisse bene e poi non ho più smesso fino ad arrivare a Il primo caffè del mattino…
È il tuo primo romanzo?
È il mio primo romanzo con Leggereditore, ma ne ho già pubblicato cinque con la Sperling & Kupfer, uno con la DeA Planeta in Spagna e in tutti i paesi di lingua spagnola del Sudamerica, quattro con la Thiele Verlag in tutti i paesi di lingua tedesca, tre con la Rebis in Polonia, uno con la Vulkan in Serbia e tre con la Kragozor in Bulgaria.
Quale è il tuo genere di letture?
Leggo un po’ di tutto, tranne l’horror perché sono un tipo un pochino impressionabile. Considero Ken Follett uno degli scrittori più bravi al mondo. Ovviamente prediligo il genere romantico, Sparks, Levy, Musso, Evans, Zafón, Paullina Simons, Rosamunde Pilcher, ma il mio libro della vita resta Persuasione di Jane Austen.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?
Diciamo che per descrivere Luca il protagonista maschile di Una storia straordinaria, ho fatto finta di perdere improvvisamente la vista. Per quanto riguarda Silvia la protagonista femminile, ho pensato alle mie figlie, facendo un mix di entrambe. Infatti Silvia è una ragazza che avrei tanto voluto proteggere.
Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?
Che l’amore nei romanzi e nei film è davvero capace di tutto e che nella realtà non arriva mai in ritardo, ma si prende solo il suo tempo.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Vincere l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
Cosa vorresti fare da grande?
Lo scrittore barista.
Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?
Quando uno scrittore di romanzi d’amore scrive una storia come Una storia straordinaria dopo non ti resta altro da fare che cambiare genere letterario. Per questo al momento sto leggendo il ciclo bretone di Chrétien de Troyes.
Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.
Quando è nata la mia prima figlia… Ero molto giovane, da allora siamo cresciuti insieme, ma è sempre stata e continua ad essere lei la più grande tra noi due.