Vi sono storie che vale la pena raccontare, storie di uomini d’avventura e delle loro imprese tanto incredibili da sfociare nella leggenda, mescolando così sapientemente realtà e mito da trovare posto solo in un romanzo.
Luigi Balia, imprenditore mamoiadino, da sempre amante della scrittura e della storia sarda più nascosta, decide così di trascinare il lettore nella straordinaria leggenda che vede un giovane contadino sardo sparire nel nulla, per poi rinascere nel corpo e nella mente del noto presidente argentino, generale, marito, e controverso politico: Juan Domingo Perón.
Mescolando con garbo, maestria letteraria e capacità narrativa, realtà storica e romanzo, nel suo “Un mamuthone alla Casa Rosada” (edito da Susil Edizioni), lo scrittore ci narra la storia di un giovanissimo Giovanni Piras, contadino mamoiadino che, assieme a pochi e fidati compagni, decide di emigrare verso l’Argentina in cerca di fortuna. Dopo aver trovato lavoro in una grande azienda agricola del luogo, Giovanni conosce e sposa la figlia del proprietario: Aurelia Tizon, che lo aiuterà a trasformarsi in Juan Domingo Perón.
Sarà però un’altra donna, Eva “Evita” Duarte, che con grande grazia ed eleganza, affiancherà il mamoiadino nell’ascesa verso la Presidenza della Repubblica consegnandolo alla Storia.
Alla morte dell’amatissima “Evita”, vi sarà infine una terza donna, Isabel Martínez, che rimarrà accanto a Perón, dall’esilio in Spagna, sino al ritorno in patria per il terzo nuovo mandato.
Nonostante “El Presidente” non abbia mai più fatto ritorno nella sua amata Sardegna, e malgrado la ricchezza e i successi politici e personali, la nostalgia verso la sua città natale e il ricordo struggente della madre non lo abbandoneranno mai, neanche sul letto di morte, avvenuta il 1 luglio 1974 nella sua villa di Buenos Aires.
L’autore Luigi Balia ha gentilmente risposto ad alcune curiosità.
Ciao Luigi, per prima cosa vorrei chiederti: come nasce l’idea di quest’opera? Perché raccontare proprio l’avventura di Giovanni Piras?
Ho sempre amato scrivere e tenere le cose per me, poi finalmente mi sono deciso a scrivere qualcosa da proporre ai lettori ed ho pensato bene che il personaggio di Piras/Perón sarebbe stato un buon inizio. Mio nonno era suo cugino da parte dei Massidda e in famiglia si è sempre parlato di Piras come di un parente.
Da dove hai preso le fonti? È stato difficile reperirle?
La mia prima fonte è quella delle conoscenze familiari, per via della parentela. Ma come dico anche nel ringraziamento inserito nel libro, almeno per alcuni particolari, mi sono riferito al precedente libro di Peppino Canneddu, mio coetaneo e carissimo amico, che a suo tempo svolse una seria ed accurata ricerca. Un lavoro encomiabile!
Dove nasce l’idea di unire romanzo, storia e leggenda?
Ho pensato che romanzare la storia fosse un modo diverso per affrontare nuovamente questo argomento. Ma devo precisare che alcuni personaggi del romanzo sono veri protagonisti della storia e da qualcuno di loro ho attinto in maniera diretta alcune informazioni di cui parlo.
Tu nasci come imprenditore, riscoprendoti scrittore. Ti chiedo, da dove arriva la tua passione per la scrittura?
Penso di aver sempre avuto la passione di raccontare storie, vere o inventate, e di trasformare la narrazione verbale in prosa scritta. Purtroppo sono condannato a continuare. É come una droga.
Secondo te quanto c’è di vero nella correlazione Piras – Perón?
Secondo me Giovanni Piras divenne veramente Perón. Non possono essere tutte coincidenze e dopo l’uscita del mio libro ho avuto ulteriori conferme. La cosa certa è che il governo argentino, ma soprattutto i peronisti argentini, mal sopporterebbero questa teoria, tanto è vero che l’hanno sempre osteggiata e rinnegata. Ad esempio: Perón era ricchissimo per via dell’eredità della prima moglie, unica figlia di un grandissimo latifondista di origini italiane (si parla di una proprietà estesa quanto la originaria provincia di Sassari) e i suoi averi sono stati incamerati dal governo argentino.