Qualche mese fa, 600 docenti universitari hanno denunciato le gravi carenze linguistiche dei propri studenti, colpevoli di commettere errori da terza elementare: “I ragazzi non sanno l’italiano”, questa l’accusa pesantissima. Per fortuna, c’è chi la lingua la conosce bene, così come l’odiata grammatica, non più svalutata ma resa protagonista di un canale YouTube. Fiorella Atzori, classe 1988, di Arborea, diplomata al liceo classico e laureata in Scienze della Comunicazione a Cagliari, è l’ideatrice del canale “Sgrammaticando” (dal 2011, con 400 video, ha oltre 2.800.000 visualizzazioni), diventato un libro, edito da Centauria, pubblicato con lo stesso nome lo scorso marzo. La Repubblica l’ha definita “la maestrina del web”, mentre lei precisa “non sono un’insegnante di italiano” ma semplicemente una “creatrice di contenuti per il web”.
Creare un canale sulla grammatica italiana è insolito. Com’è nata l’idea?
L’idea nasce dalla mia passione per l’italiano, da sempre la mia materia preferita. A scuola, mi piaceva fare l’analisi grammaticale. Inoltre, mi è sempre piaciuta l’idea di creare video e condividerli con gli altri. Volevo rendermi utile e aiutare gli studenti più giovani. Dopo che il canale è cresciuto, però, mi son resa conto che molte visualizzazioni arrivavano anche da Spagna, Argentina, Brasile. La maggior parte degli iscritti, infatti, sono stranieri che vogliono imparare la lingua.
Il libro “Sgrammaticando” però non è un manuale di grammatica.
No, il libro riassume i miei video più visti e riprende fedelmente lo stile del canale, passando per errori comuni, verbi, modi di dire, trattati con uno stile fresco, per non annoiare. Non è un manuale di grammatica, così come i miei video non sono lezioni. Il sottotitolo “Salviamo l’italiano dalla rete” si riferisce al mondo dei social e alla poca importanza che si dà alla grammatica quando vengono usati.
Eppure, quando la casa editrice ti ha contattato, credevi fosse uno scherzo.
Sì, e dopo aver capito che non lo era, ho iniziato a sentire una grande responsabilità e sono andata nel panico. È stata la casa editrice a convincermi a non mollare, affiancandomi una ghostwriter professionista, che ringrazio ancora. Senza di lei, la pubblicazione non sarebbe stata possibile. Mi piace scrivere, ma ho più la vena della “correttrice”. Non sono affatto prolissa, e scrivere il libro non è stato semplice.
Allora ti sarà capitato di dover “correggere” qualcuno, magari durante una conversazione…
Io sono davvero intollerante nei confronti degli errori grammaticali. Però, mi viene molto difficile correggere. Quando mi sono permessa di farlo, era sempre con persone con cui ho molta confidenza. Del resto, gli errori li faccio anche io, l’importante è cercare di migliorarsi. E se correggo qualcuno è sempre per amore della lingua. Inoltre, aiutare gli altri, per me, è gratificante.
L’errore più comune degli italiani?
Sceglierne uno è difficile. Ultimamente, nel parlato, ho notato spesso l’uso errato di “piuttosto che”, utilizzato come congiunzione. Poi c’è l’uso del congiuntivo, un modo verbale un po’ demonizzato. Per molti è visto quasi come un nemico.
Di recente, sei tornata all’Università di Cagliari per presentare il libro.
Sì, è stata una cosa molto strana. Tutt’ora mantengo i rapporti con l’Università, specialmente con la professoressa Elisabetta Gola. È stata lei a chiedermi se volessi presentare il libro e il mio canale durante le giornate di orientamento per gli studenti delle superiori. È stato molto emozionante.
Internet è una fonte inesauribile di conoscenza. Eppure, si parla di semi-analfabetismo dei ragazzi e i docenti universitari, qualche tempo fa, hanno richiesto un intervento del governo per riformare il sistema scolastico. Cosa ne pensi?
Penso che sia una situazione tragica. Si parla di errori di grammatica, di “h” che mancano o che vengono messe dove non devono. Io sono stata fortunata, ho avuto dei buoni insegnanti che mi hanno trasmesso l’importanza di leggere, di saper scrivere e parlare bene. Io quando scrivo non utilizzo un italiano aulico. Perlomeno, si dovrebbero evitare gli errori gravi e usare le parole con il loro giusto significato, senza avere paura di usare il dizionario.