Qualche tempo fa lo abbiamo già incontrato su queste pagine, Alessandro Meloni. In quell’occasione ci parlò di una disciplina tecnica nella quale è specializzato e che, allora, era quasi al suo debutto nella nostra città: il pilates. Questa volta siamo in sua compagnia per conoscere più da vicino un’altra disciplina che, del pilates, costituisce un’evoluzione. Si tratta di quello che lui ha ribattezzato Flow-Ting giocando sulla parola flow (fluido) e la desinenza -ting (da floating, galleggiare). Tale disciplina prende avvio dagli studi e dall’esperienza dell’israeliano Ido Portal, oggi tra i più grandi coach a livello mondiale in quella che lui stesso definisce Movement Culture, la cultura del movimento.
«Da giovanissimo ho seguito diverse discipline», ci racconta Alessandro, «senza però specializzarmi in nessuna. Ho intrapreso il basket, l’hip-hop e altre attività nelle quali non avevo costanza. Poi ho conosciuto il mondo del fitness e, studiando Scienze Motorie a Urbino, ho capito che quella di non essere uno specialista era in realtà la mia fortuna. Avevo sviluppato, infatti, una fantasia motoria e un’esperienza che mi permettevano di conoscere meglio diversi aspetti tralasciati da chi fa uno sport troppo specifico. In questo senso, il pilates mi ha aiutato a superare alcuni limiti tutti interiori che derivavano non dalla mia natura ma dall’essermi posto, da solo, in una determinata condizione.» Così Alessandro, nel suo lavorare “ai e sui limiti” delle diverse discipline, intraprende lo studio della fascia e dei meridiani miofasciali: in sostanza, un tessuto connettivo fino a poco tempo fa non adeguatamente considerato ma molto importante per quanto riguarda plasticità e fluidità dei movimenti.
«È così che sono arrivato a Ido Portal e alla sua metodologia. Ho cominciato seguendo i suoi video online e un prossimo passo consisterà nel ricevere, a cadenza periodica, il protocollo di lavoro da fare, cioè degli esercizi, rispetto al mio obiettivo, sui quali si lavora anche per mesi, perfezionandoli man mano. Dopodiché si spedisce il video di come si esegue l’esercizio e si viene corretti sulla tecnica. Negli anni ho anche seguito quattro dei suoi workshop, lezioni dal vivo che servono soprattutto per capire come insegnare agli altri tali tecniche. Nel corso di un workshop si eseguono anche dodici ore di lavoro pratico. Ido insiste molto sull’importanza di utilizzare attrezzi di fortuna, che quindi abbiano un basso costo e possano essere alla portata di tutti: per esempio una pallina da tennis o un semplice manico di scopa; però quando si vede cosa lui e il suo staff riescono a fare con quegli strumenti si rimane ammirati. Sembra di vedere supereroi in azione.»
Allo stato attuale, ci precisa Alessandro, queste tecniche hanno molto successo soprattutto nel nord Europa. Non è un caso, infatti, che si tengano lì molti degli incontri dal vivo con lo stesso Ido. «Qui da noi c’è un modello più americano, che si basa sull’eseguire esercizi con una macchina, con una meccanica; nel nord Europa si preferisce un approccio più naturalistico. L’unica macchina importante da sapere usare, secondo la loro cultura, è il proprio corpo.»
E in effetti, poi, l’importanza e l’utilità di queste tecniche di movimento si misura dai benefici che portano. «Il mio corso si tiene due volte a settimana, in più consiglio di eseguire quotidianamente, a casa, dieci minuti di esercizi al massimo. In due settimane si notano già i primi benefici sulle zone interessate. Si tratta di esercizi adatti a ogni età, dal teenager all’ultrasessantenne, e hanno una grossa utilità anche a livello articolare. Oggi che, per esempio, molte attività si svolgono da seduti, quelle articolazioni e quei muscoli che risultano “viziati” dalla nostra postura ottengono subito sollievo. Ma, più in generale, vale anche per il collo, per la schiena, per le braccia e così via.»
Potete incontrare Alessandro Meloni sulle sue pagine Facebook “Alessandro Meloni Sassari Trainer”; Instagram @supermelxx oppure al Garage Sette Movement Box di Sassari.