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Theatre en vol: Un volo lungo quasi trent’anni

di Marco Scaramella
1 Dicembre 2018
in Spettacolo, Teatro
🕓 5 MINUTI DI LETTURA
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Visions

Visions

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Surreali macchine sceniche ed incursioni artistiche, volte a valorizzare gli spazi cittadini dimenticati dagli abitanti, o avvolti nel degrado. Questo è Theatre en vol, compagnia teatrale nata nel 1989, dall’unione artistica tra Puccio Savioli e Michèle Kramers, formatasi ufficialmente nel 1991. Dal 1992, Theatre en vol diventa una cooperativa, a dimostrazione del fatto che l’arte può essere una professione a tutti gli effetti. Attorno alla compagnia, ruotano diversi collaboratori che curano le fasi di progettazione, amministrazione o l’organizzazione di spettacoli specifici. Spesso vengono coinvolti anche artisti che provengono dalle arti visive, dalla musica, dalla danza, dalla performing art, collaborazione importante per comunicare l’essenza di un messaggio al pubblico. Abbiamo incontrato Puccio Savioli e Michèle Kramers, che ci hanno gentilmente ospitato nella loro sede di Sassari.

 

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Come nasce Theatre en vol?
La compagnia si è sempre occupata di arte di strada, teatro per spazi urbani e per siti specifici. Theatre en vol, nasce dal teatro di gruppo che, in Italia negli anni ’70, è stato fortemente influenzato dal lavoro di Jerzy Grotowski (una delle figure di spicco dell’avanguardia teatrale del Novecento). Altre influenze arrivano da Peter Brook (regista teatrale e cinematografico britannico) e Julian Beck (attore e regista statunitense). Theatre en vol ha come obiettivo quello di confrontarsi col mondo attuale e con quello che accade intorno a noi, rivolgendosi alle urgenze che sentiamo in quanto essere umani, artisti ed esseri sociali. Come diceva Picasso, l’artista non deve chiudersi in una torre d’avorio ma deve confrontarsi con la realtà.

Come nascono i vostri spettacoli?
All’interno di ogni spettacolo c’è sempre stato un tema che ci tocca da vicino, e che sentiamo come un’urgenza sulla quale esprimerci con un messaggio poetico ed effimero. I nostri lavori nascono sull’onda delle nostre esperienze, e sono l’espressione della nostra vita. Non partiamo quasi mai da un testo da mettere in scena, ma arriviamo a confezionare una drammaturgia sulla scorta del nostro bisogno di comunicare qualcosa.

Gernika, Michèle Kramers

Qual è stato il vostro primo spettacolo?
Si intitola Lassù le ali non hanno ruggine. Il suo tema principale è il volo, come metafora della libertà. Ci siamo ispirati molto alle invenzioni di Leonardo Da Vinci, perché lo spettacolo mette in scena un museo ambulante di macchine volanti. All’interno di questo museo, attraverso l’azione scenica, viene proposta una riflessione su cosa significa libertà nel mondo di oggi, e se tutti noi siamo disposti ad accettare certi sviluppi aberranti derivanti dal progresso, che limitano la libertà dell’uomo. In questo spettacolo compaiono le nostre macchine sceniche, e viene fuori anche il loro aspetto estetico grottesco e surreale.

Quali sono e come nascono le vostre macchine sceniche?
Nella drammaturgia, le macchine sono delle vere e proprie protagoniste a tutti gli effetti. Sono nate prima quelle di Lassù le ali non hanno ruggine, poi nel corso degli anni, se ne sono aggiunte altre. Dal Ferricottero, elegante e futuribile pterodattilo meccanico, alla Suonatrombe, assemblaggio semovente di congegni sonori, al Creatore delle nuvole, fino all’Armonizzatricìclo, macchina nata per essere assemblata in scena, e suonata come uno strumento da un gruppo di quattro percussionisti. Le macchine nascono da alcuni miei studi plastici ed estetici – racconta Puccio – e sono assemblate con materiali di recupero, soprattutto ferro.

Raccontateci di alcuni dei vostri interventi artistici.
In Danimarca abbiamo lavorato in un quartiere abitato da immigrati e rifugiati, dove esisteva un forte fenomeno di ghettizzazione. Il comune ci ha incaricati di realizzare un progetto per riqualificare e valorizzare la zona, creando un contesto vivibile, affinché gli abitanti potessero tornare a scoprire quei quartieri. È quello che abbiamo cercato di fare qui a Sassari, durante le ultime edizioni di Girovagando dove la parola d’ordine del festival è convivenze. Abbiamo lavorato sulla mutazione urbana e sul cambiamento della composizione della popolazione: iniziammo con Gli Alieni, che era una parata con persone tutte dipinte di rosa, che voleva sensibilizzare sul tema della mutazione urbana attraverso la multiculturalità. Da allora abbiamo cercato di sviluppare questo concetto secondo diverse declinazioni: quest’anno caos e armonie, l’anno scorso generazioni e rigenerazioni.

Il vento, Maria Paola Cordella

Cosa sono Habitat Immaginari e Sogni a Spazi Aperti?
Habitat Immaginari
nasce nel 2006 come un convegno di confronto tra urbanisti, architetti, con ospiti da tutte le nazioni europee. Si era tenuto nel vecchio Padiglione per l’artigianato. Qui abbiamo disquisito di come la cultura possa influenzare le scelte urbanistiche. Sull’onda di queste riflessioni, è diventato, poi, il laboratorio permanente che conosciamo oggi, con diverse evoluzioni come la street falegnameria e con la modifica di spazi urbani, di carattere effimero. Questo laboratorio trova spazio sempre all’interno di Girovagando.
Se Girovagando è concepito per essere inserito in un contesto urbano, Sogni a Spazi Aperti è stato un festival itinerante che girava per i piccoli paesi della Marmilla. Lo scopo era sempre quello di rivalutare e valorizzare i paesi di una zona della Sardegna molto bella e interessante dal punto di vista ambientale e archeologico, con spettacoli, laboratori di formazione, laboratori artistici che potessero coinvolgere la popolazione. Purtroppo l’esperienza è durata solo cinque anni, per mancanza di fondi da parte dell’amministrazione pubblica.

La scorsa primavera avete portato in giro per la Sardegna “Il Vento”. Di cosa si tratta?
È uno spettacolo molto intenso perché cerchiamo sempre di toccare lo spettatore a livello emotivo. Nasce da un incontro casuale con Gavina Cherchi, docente dell’Università degli Studi di Sassari, che ci ha fatto entrare in contatto con il suo racconto Il viaggio più lungo, riguardante suo zio Gavino Cherchi, partigiano ucciso alla vigilia della Liberazione. Abbiamo deciso di lavorare su quel testo ed è nato Il Vento. Si tratta del primo caso in cui realizziamo uno spettacolo partendo da un testo, grazie a Maria Paola Cordella, che ha fatto un ottimo lavoro di drammaturgia. Lo spettacolo narra una storia strettamente legata ai temi della libertà di pensiero ed espressione, della solidarietà e della democrazia.

Il prossimo anno Theatre en vol compirà 30 anni. Come vi piacerebbe festeggiare?
Sarebbe bello poter organizzare un grande evento, magari invitando tutti gli amici per festeggiare insieme, come si faceva una volta. Tempo fa, durante i festival, si usava invitare diverse compagnie che poi collaboravano per concludere il festival con uno spettacolo collettivo. Riuscire a fare una cosa del genere sarebbe bellissimo.

Quali sono i prossimi eventi in programma?
Il 7 e l’8 dicembre
saremo a Bortigiadas dove cercheremo di lavorare sul tema della convivenza. Il 22 dicembre saremo a Sennori con Habitat in gospel, in collaborazione con Narcao Blues, festival dove faremo una rassegna di gospel, unita al contesto di Habitat Immaginari.

 

Per restare informati sui prossimi eventi e sulle attività di Theatre en vol potete visitare il sito theatrenvol.org oppure la pagina Facebook della compagnia.

Migrazioni
Tags: danzaSassarispettacoloteatroTheatre en vol
Marco Scaramella

Marco Scaramella

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🎭 È proprio a questa straordinaria vitalità che la Cooperativa @teatroeomusica dedica la nuova edizione dei Salotti culturali del Teatro Verdi di Sassari. Quattro appuntamenti, dal 9 ottobre al 5 novembre, porteranno sul palco capolavori di Corelli, Stradella, Bach, Händel, fino alle riletture di Bloch, Bacalov e Schnittke, mostrando come un genere nato più di tre secoli fa riesca ancora a parlare al presente. 
Ogni concerto sarà introdotto da autorevoli voci della critica musicale – Andrea Ivaldi, Antonio Ligios, Maurizio Salvi e Sandro Cappelletto – che guideranno il pubblico nell’ascolto, insieme alla Teatro Verdi Chamber Orchestra e agli ospiti solisti. 🎻 
📰 Scopri di più sulla rassegna, tutti i dettagli sono nell’articolo completo su SHmag.it
  • 🦉🌙 Tra rapace notturno e strega, “Sa Stria” attraversa i secoli della tradizione sarda con un profilo ambiguo: presagi, cure popolari, paure collettive e un lessico di gesti codificati nel tempo. 
👁️‍🗨️ Le prime tracce affiorano già in età romana; nell’isola, la creatura entra nella cronaca orale: un verso acuto come avvertimento, lo sputo rituale per scongiurare la sventura, l’ombra sui tetti dei villaggi di pietra. 
🧵☕️ Attorno a lei ruotano diagnosi e protezioni: la “Sa Striadura”, il filo da imbastire che confronta apertura delle braccia e statura, le piume ridotte in cenere mescolate al caffè, il fumo che accenna una croce sul malato all’ultimo quarto di luna. 🌘 
🌸 Tra Gallura e Sassarese, la leggenda converge sulla donna-strega: unguenti di peonia, trance, metamorfosi, voli notturni che traducono l’inspiegabile in rito e linguaggio condiviso, tra brebus e antiche paure del malocchio. 🧿 
Un mosaico di mistero e memoria, dove la comunità tenta di ordinare l’ignoto con narrazioni, simboli e piccoli gesti apotropaici. Ce ne parla Chiara Medinas: l’articolo completo continua sul nostro sito web SHmag.it 👆🏻
  • 🌊 La Gallura torna protagonista mondiale del nuoto in acque libere! Per la terza volta consecutiva, Golfo Aranci ospita la Coppa del Mondo, organizzata da Acquatic Team Freedom in collaborazione con FIN Sardegna. Atleti da tutto il mondo sfideranno resistenza e tecnica in gare di 10 km, staffette e knockout, con paesaggi naturali mozzafiato e la fauna marina ad accompagnarli. 🏊‍♂️✨ 
📺 L’evento sarà trasmesso in diretta Rai, un’occasione unica per vivere da vicino lo spettacolo delle acque libere e scoprire la forza di uno sport che unisce l’agonismo alla promozione del territorio sardo. 
Scopri tutti i dettagli e le storie dietro questa grande manifestazione sul nostro sito ➡️ SHmag.it
  • 🏺🌿 Al MAP di Perfugas la conoscenza prende forma attraverso la sperimentazione. Il Museo Archeologico e Paleobotanico, gestito dalla cooperativa di servizi didattici Sa Rundine, è un punto di riferimento per la valorizzazione del patrimonio dell’Anglona e della Sardegna. Qui storia e natura si incontrano in un percorso che abbraccia milioni di anni: dalla foresta pietrificata risalente a 18 milioni di anni fa ai reperti archeologici che raccontano la vita dell’uomo dal Paleolitico al Medioevo. 
👩‍🏫👨‍🎓 Cuore pulsante del museo è l’attività didattica rivolta alle scuole. Un ricco calendario di laboratori trasforma gli studenti in protagonisti: dallo scavo simulato alle tecniche paleolitiche, dalla manipolazione dell’argilla alla tessitura, fino alla gamification con Escape MAP e giochi interattivi. Ogni esperienza diventa così un ponte tra passato e presente, capace di unire studio e divertimento. 
📸 Oltre alle esposizioni permanenti, il @map_perfugas ospita due mostre fotografiche: “La Sardegna oltre al mare” di @aless_arda e @fabrizio_bibi_pinna, e “Preziose Architetture del Paesaggio a bassissima entropia” di Giovanni Andrea Paggiolu. Racconti visivi che arricchiscono lo sguardo sul territorio e i suoi paesaggi. 
Un museo che non si limita a custodire la memoria, ma la rende viva e condivisa. 👉🏻 L’articolo completo su SHmag.it approfondisce tutte le attività e i progetti in corso.
  • 🌍 Nel cuore di Bari Sardo c’è un luogo dove arte, memoria e comunità si incontrano: il MAB – Centro d’Arte Contemporanea, nato nel 2024 e già punto di riferimento in Ogliastra. Qui la ricerca dialoga con il territorio, tra pratiche partecipative, linguaggi digitali e una rete di relazioni che unisce locale e globale. 
🖼 Dopo un anno di mostre e incontri – dalla fiber art di “Intricato” alla retrospettiva “Michele Mulas. Ritorno a Gardalis”, passando per “CIBARTI” e “Orizzonti – Impressioni dall’isola” – il @mabcentroarte presenta “Archeologia del presente – Corpo, materia, memoria”. Un percorso collettivo che intreccia scultura, pittura, fotografia e digitale per sondare i segni arcaici che abitano il contemporaneo: ferro, pietra, legno e cenere diventano tracce vive, mentre il digitale trasforma l’eredità in visione. 
🗣️ «La cultura è un mezzo di sviluppo delle comunità» afferma la direttrice artistica Nicoletta Zonchello, «vogliamo un luogo vivo, in cui arte e territorio si trasformano reciprocamente». 
📅 Inaugurazione: sabato 4 ottobre, ore 18:30. Visitabile dal martedì alla domenica, h 18–20. 
Scopri di più e leggi l’articolo completo su SHmag.it
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