La lingua sarda incontra le sonorità caraibiche nel nuovo brano di Randagiu Sardu, “Bonito Día”, un progetto musicale che fonde raggamuffin, funky e ritmi latini in una traccia che supera barriere linguistiche e culturali. Il cantautore e rapper di Sanluri, al secolo Carlo Concu, collabora in questa occasione con i musicisti cubani Yoris Beltran e Juan Carlos Avila, noti per il loro percorso con Maxima79 e per essere fondatori della Santosuarez Orquesta.
L’iniziativa nasce da una proposta dell’Associazione Culturale Palazzo D’Inverno, che da anni promuove progetti artistici capaci di mettere in dialogo culture e linguaggi diversi. La collaborazione tra Sardegna e Cuba si traduce in un brano che alterna lingua sarda e spagnolo cubano, in una combinazione originale e contemporanea.
Spiega Randagiu Sardu: “Bonito Día è il brano di cui avevo bisogno, un risveglio musicale libero da schemi, senza preoccuparsi di strofe, ritornelli o generi. È la fotografia del momento che stiamo vivendo, un periodo in cui si vive nel mondo reale solo per poterlo mostrare in quello virtuale.”
Dietro le sonorità leggere e ballabili, il brano affronta temi di forte attualità, come il femminicidio, la guerra e i conflitti contemporanei. Il testo si muove tra denuncia sociale e desiderio di celebrazione della vita, esplorando anche il rapporto tra realtà e rappresentazione digitale. Bonito Día si configura così come un’opera che invita alla riflessione, mantenendo un tono accessibile e ritmicamente coinvolgente.
Il brano, prodotto dall’Associazione Culturale Palazzo D’Inverno, è stato registrato e mixato da Samuele Dessì presso il Noize Lab Studio di Capoterra. L’intero progetto si inserisce in una visione più ampia che punta a valorizzare l’incontro tra identità diverse, tra innovazione musicale e tradizione linguistica.
Testo tradotto in Italiano
Ancora cose da dire
Un altro anno è passato
Per ogni uomo che non sa cos’è il rispetto
Un’altra donna riposa in cimitero e non nel suo letto
Vedi, lo sai, che certi giorni sono in crisi
Come fratelli che litigano per un pezzo di terra
C’è chi muore in mare, c’è chi muore in terra
C’è chi nasce in pace, c’è chi nasce in guerra
Ma la giustizia ha solo una direzione
Solo che la gente non è abbastanza attenta
Quando posta i selfie è troppo contenta
E la storia è la stessa e la gente non ricorda
Giorni pesanti come il piombo,
Giorni più leggeri, come su ballitu e su ballu tundu
Stiamo vivendo dentro contenitori di vetro
E a me manca l’aria se non sono nella natura
Il povero e il ricco guardano la stessa direzione
Stai sicuro che è il povero a perdere la vista
E sono giorni di aiuti e liti
Di malattia, di fame e identità
Sperando che i tempi che verranno andranno meglio
E che siano giorni da poter ricordare
Ma nel mentre mi risiedo e senza mai dimenticare
La Terra che mi nutre
Mi alzo di mattina, oggi è un nuovo giorno. Vediamo cosa succede.
Signore, dica pure
Ehi, che bella giornata, che bella giornata quella di oggi.
Senti, ma che bella giornata, è quella che sta passando oggi, oggi.
Ehi, che bella giornata, che bella giornata quella di oggi.
Rumbero, la rumba mi sta chiamando perché la giornata sta iniziando, lo vedi (lo sai).
Ehi, che bella giornata, incredibile, che bella la giornata di oggi.
Ma che bella questa giornata, che bella questa giornata, amore mio, forza.
Ehi, che bella giornata, che bella giornata quella di oggi.
Ascolta, tu sai che ti amo, tu sai che ti adoro, che sei tutto il mio tesoro.
Ehi, che bella giornata, che bella giornata quella di oggi.
Rilassati, abbi pazienza, che la vita è una scienza, devi tenere il controllo.
Ehi, che bella giornata, che bella giornata quella di oggi, già lo sai.
Su le mani, gente.
Ehi però che cosa è successo, incredibile.
Senti, che bella giornata, che bella la giornata di oggi.
Rumbero, la rumba mi sta chiamando.
Questi sono i momenti buoni e non.
Piano.
Viviamola, godiamocela, come no? Come no? Come no?
Continuate a cantare e urlare ragazzi
Non lasciate questo mondo in mano ad un paio di maiali
Perché se crescete senza ideali
Esce tutto piatto piatto
Giorni nella cenere e allora nella Trebina
Da lì vorrei vedere l’ultima alba
E lasciare che un altro giorno cresca
Il giorno si alza con calma tanto poi fa quel che vuole
Quindi tu continua a informarti e a girare il mondo
Peccato che non so quante giornate ci darà
Non so se saranno più brutte o belle
Fate sentire che ci siete e che vivete tutti i giorni e vedrete che non vi perderete































