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Giovanni Truppi in gara al 72esimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo con la canzone “Tuo padre, mia madre, Lucia”

Scopriamo chi è il cantante napoletano che Amadeus ha definito: “l'erede di quella scuola meravigliosa di cantautori che ci appartiene”

di Redazione
21 Gennaio 2022
in Musica
🕓 7 MINUTI DI LETTURA
91 4
Giovanni Truppi. ? Mattia Zoppellaro

? Mattia Zoppellaro

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È ancora possibile associare qualcosa di nuovo alla parola cantautore?

La presenza di Giovanni Truppi all’imminente Festival di Sanremo ci dice di sì.

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La scelta di includere tra i concorrenti “l’erede di quella scuola meravigliosa di cantautori che ci appartiene”, come lo ha felicemente definito il direttore artistico Amadeus, arriva a premiare il percorso di un artista che in poco più di un decennio e in cinque dischi ha saputo creare una cifra stilistica inconfondibile: una scrittura musicale varia, capace di attingere da linguaggi diversi come il jazz, il rock, il punk e la canzone d’autore, unendoli a un’inventiva metrica che nel canto spesso comprime o allunga le sillabe per meglio disporle tra le maglie dell’armonia.

Alla scrittura si affiancano poi l’abilità del Giovanni Truppi musicista, che si tratti di suonare pianoforte o chitarra, la fisicità del performer, costruita in centinaia di concerti, e il piglio interpretativo sempre proteso in avanti, pronto a portare lontano l’ascoltatore.

È soltanto ascoltandolo a fondo che il “modo” di Giovanni Truppi lascia spazio al “mondo” di Giovanni Truppi: un universo imperfetto in cui specchiarsi tra le insicurezze e le debolezze di ognuno di noi e in cui scoprire sfaccettature di umanità tanto nascoste quanto comuni a tutti. Un universo profondamente onesto, in grado di scavare a fondo tra i sentimenti, anche quelli più dolorosi, per poi risollevarsi abilmente tra ironia e idealismo, con una dose di irriverenza incapace di lasciare indifferente l’ascoltatore.

Le parole delle sue canzoni non temono argomento, spiazzano, sorprendono. Affrontano frontalmente l’alto e il basso, la poesia e la politica, l’amore e il sesso, Dio e gli uomini. È uno dei più autentici parolieri del nostro tempo e affianca vicende autobiografiche ad analisi filosofiche e sociali, con lo stesso slancio e lo stesso spirito di verità, in nome del racconto.

“In altri tempi, a proposito di un accadimento significativo, si diceva ‘questo tocca ponerlo in canzone’. Ecco, in questo senso, io mi sento così: mi piace cercare di immortalare quello che mi sembra importante e trasformarlo in una canzone, e fare diventare questa attività una ricerca artistica”.

Lo dimostra molto bene proprio “Tuo padre, mia madre, Lucia”, la canzone che presenta al 72esimo Festival della Canzone Italiana. Apparentemente classica nell’impostazione e allo stesso tempo ardita e originale per metriche e struttura e per la melodia che sembra ogni volta rimanere sospesa in aria. È un brano che mette in mostra “l’anima grande di Giovanni Truppi”, per dirla con le parole di Diodato, vincitore di Sanremo 2020 e suo grande estimatore.

Il brano condensa le caratteristiche di scrittura di Giovanni, la sua inconfondibile capacità di fondere linguaggi musicali diversi e l’inventiva metrica e melodica, mettendole al centro di una nuova sfida musicale: la costruzione di una love song in grado di mescolare ruvidità e sentimento, Lucio Battisti e Vasco Rossi, canzone d’autore e spoken word, classicità e sperimentazione. A dirigere l’orchestra sul palco dell’Ariston sarà Stefano Nanni.

“Tuo padre, mia madre, Lucia” è una dichiarazione d’amore, forse la più compiuta che Truppi abbia mai creato. Scritto con la complicità dei suoi due più fidati collaboratori – Marco Buccelli e Giovanni Pallotti – insieme a due firme d’eccezione della canzone italiana – Gino De Crescenzo “Pacifico” e Niccolò Contessa (I Cani) – il brano è prodotto da Marco Buccelli e Taketo Gohara, coadiuvati da Stefano Nanni a cui è stata affidata la scrittura degli archi.

Primo brano del cantautore a vedere la luce dopo due anni complicati – per Truppi come per tutti – “Tuo padre, mia madre, Lucia” parla di scegliersi anche nei momenti difficili della vita e delle relazioni, e approfondisce il modo di vivere un rapporto in età adulta.

«“Tuo padre, mia madre, Lucia” è una dichiarazione d’amore in inverno. Credo che questa stagione mi venga in mente in relazione alla canzone perché è il momento dell’anno più in sintonia con le sue atmosfere e per il sentimento di cui si parla, che è di quelli che rimangono in piedi anche alla fine di una – metaforica – tempesta di neve, un momento in cui la vita è più aspra e resistono solo le cose forti. Il punto di osservazione è quello dell’età adulta: sia io che Gino e Niccoló non siamo più dei ragazzi e credo che queste parole siano arrivate perché, pur avendo età diverse, tutti e tre abbiamo varcato una soglia. Scegliere una persona vuol dire, nel momento in cui la scelta si fa, prenderla tutta e a prescindere da tutto, perché si sta immaginando il futuro insieme a lei. Questo è l’amore di cui volevamo parlare, che poi è quello delle promesse che si scambiano gli sposi. Infine, la dimensione “adulta”, “pubblica” (perché essere adulti vuol dire anche esporsi al mondo esterno) arriva fino all’affollato titolo del brano, dove i personaggi sembrano tre ma in realtà sono ben cinque perché questo padre, questa madre e questa Lucia (che è il nome di mia figlia) sono solo spettatori di una storia e non esisterebbero nemmeno senza i suoi veri protagonisti: i due componenti di una coppia».

Annunciata anche la cover che Giovanni Truppi canterà sul palco dell’Ariston venerdì 4 febbraio: si tratta di “Nella mia ora di libertà” di Fabrizio De André, eseguita insieme a Vinicio Capossela.

Un piccolo salto indietro nel tempo, ora.

Giovanni Truppi (Napoli 1981) si forma musicalmente al pianoforte, strumento al quale però preferisce, sul palco, la chitarra. Cresce con un forte amore per la letteratura, ma prevale presto in lui la voglia di scrivere canzoni e di farsi conoscere e apprezzare come musicista e interprete. Il trasferimento a Roma è fondamentale per iniziare a testare le prime composizioni davanti a un pubblico e per la realizzazione del disco d’esordio, “C’è un me dentro di me” (2010, CinicoDisincanto), prodotto artisticamente da Giovanni stesso e sintesi degli anni di apprendistato alla scrittura.

Nel 2013 arriva “Il mondo è come te lo metti in testa” (I Miracoli – Jaba Jaba Music), registrato interamente dal vivo da Giovanni Truppi e Marco Buccelli (batterista e produttore storico di Giovanni) e portato in giro dai due in un lungo tour dello stivale. È qui che Giovanni inizia a farsi conoscere e a riscuotere consensi e attenzione: la sua fisicità è carismatica, la sua carica regala una dimensione intima ed energica che letteralmente accende il pubblico.

L’apice di questa prima fase artistica arriva in occasione del terzo album, “Giovanni Truppi” (2015, Woodworm) – all’interno del quale collabora anche con lo scrittore Antonio Moresco per la scrittura della canzone “Lettera a Papa Francesco I” – e del tour con cui viene presentato in pubblico. Segue una fortunata serie di concerti piano e voce per i quali smonta interamente un pianoforte acustico per segarlo e ricostruirlo in una dimensione più ridotta, dotarlo di pick-up, e rendendolo collegabile all’amplificatore come una chitarra elettrica. I live in solo piano confermano la sua forza, seguiti con entusiasmo da un pubblico ancora crescente.

Dall’esperienza del tour nasce “Solopiano” (2017, Woodworm), disco che mostra le canzoni contenute nei tre album precedenti in una nuova veste: scarna, ma non per questo meno potente.

Nel 2017 firma la prima canzone per un film: si tratta di “Amori che non sanno stare al mondo”, per la pellicola omonima diretta da Cristina Comencini, per cui verrà candidato nel 2018 ai Nastri d’argento per la migliore canzone originale. L’anno precedente la compagnia teatrale Deflorian/Tagliarini ha incentrato il plot narrativo del proprio spettacolo “Il cielo non è un fondale” (2016) sulla sua canzone “La domenica”.

“Poesia e civilità” (2019, Universal) è il disco frutto di un lavoro lungo e consapevole, la cui pubblicazione, oltre a coincidere con il passaggio ad una major discografica, gli permette di ricevere il premio PIMI come miglior artista indipendente dell’anno dal MEI “per la sua capacità di rinnovare la canzone d’autore”. L’album viene indicato dalla stampa e dai media come uno dei dischi italiani dell’anno, mentre il quotidiano francese “Le Monde” ne celebra musica e qualità artistiche anche Oltralpe.

A breve distanza segue un progetto decisamente originale: si tratta dell’EP “5” (2020, Universal), prodotto da Giovanni Pallotti, che contiene tre brani di “Poesia e civiltà” riletti con la complicità di altrettanti ospiti (Calcutta per “Mia”, Veronica Lucchesi de La Rappresentante di Lista per “Due segreti” e Niccolò Fabi per “Conoscersi in una situazione di difficoltà”), più due inediti: “Procreare”, registrata con Brunori Sas, e “Il tuo numero di telefono”, che esegue il solo Giovanni. L’EP è concepito in sinergia con un libro a fumetti dal titolo “Cinque” (Coconino Press 2020) che contiene una rilettura degli stessi brani a cura di Fulvio Risuleo e Antonio Pronostico, Pietro Scarnera, Cristina Portolano, Mara Cerri, Zuzu.

Il 2021 vede invece l’uscita del primo libro di Giovanni Truppi intitolato “L’avventura” (La Nave di Teseo) e accompagnato dalla pubblicazione di una nuova canzone che ne porta lo stesso titolo. Il libro, diario di più di un mese di viaggio, è una fotografia dell’Italia colta durante l’estate del 2020, ritratta percorrendone il perimetro costiero dal confine con la Francia a quello con la Slovenia (passando da Calabria e Puglia) e mette in mostra un’ulteriore sfaccettatura del talento del musicista napoletano.

Il periodo di forzata lontananza dal palco coincide con l’inizio di una nuova fase di scrittura musicale, per la quale Giovanni cerca un contatto con due autori stimati da tempo, Gino De Crescenzo “Pacifico” e Niccolò Contessa, già titolare del progetto I Cani. Con loro e con i suoi fidati collaboratori Marco Buccelli e Giovanni Pallotti inizia a scambiarsi una serie di idee, tra cui un brano che in poco tempo giunge a compimento: si tratta di “Tuo padre, mia madre, Lucia”. La canzone, prodotta da Marco Buccelli e Taketo Gohara con la collaborazione di Stefano Nanni a cui è affidata la scrittura degli archi, viene selezionata dalla direzione artistica del 72esimo Festival di Sanremo e vale a Giovanni la partecipazione al Festival.

“Tuo padre, mia madre, Lucia” verrà accompagnata, a febbraio 2022, dalla pubblicazione di una raccolta intitolata “Tutto l’universo” (Universal), un ritratto d’artista attraverso quindici canzoni tra le più rappresentative della carriera di Giovanni Truppi.

Tags: Festival di SanremoGiovanni Truppimusica
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