L’anatomia di un momento secondo gli Ardours

Le magnifiche sorti e progressive dell’alternative metal: “Anatomy of a moment” è il nuovo Lp del duo alt-goth-metal

Ardours "Anatomy of a Moment"

“Mi piace comunque mischiare gli stili e credo fermamente nell’importanza di conservare la propria originalità e identità”

(Mariangela Demurtas, intervista a S&H Magazine n. 255, Dicembre 2017)

È probabile che per essere definito “alternative metal” un disco si trovi davanti a un bivio: incamerare elementi che col metal non c’entrano nulla, oppure abbandonarne alcuni che ne sono il cardine. Forse in realtà tutte e due le opzioni sono valide, o forse nessuna delle due lo è.

Mentre noi ci interroghiamo sulle magnifiche sorti e progressive dell’alternative metal è uscito “Anatomy of a moment”, secondo album per gli Ardours, aka Mariangela Demurtas (voce, già frontwoman dei Tristania) e Kris Laurent/ Christian Scarponi (polistrumentista e producer).

Pubblicato l’8 luglio per Frontiers Music Srl, arriva dopo il debutto del 2019 “Last place on Earth” e un Ep di cover dell’anno successivo, “Eu4ria”. Casse dritte, un ampio uso dell’elettronica area kraut e synth robotici tanto cari al gigantesco calderone del goth e della new wave convivono con cavalcate epiche e una grande, enorme vocalità.

“Epitaph for a spark” è in un colpo solo un’ottima traccia di apertura ed epitome di questi elementi oltre a mostrare il grande gusto per le melodie (che qua e là sembrano buttare un occhio a un certo pop-rock novantino tutt’altro che underground) presente in tutti i dieci brani del Lp. La perizia compositiva c’è tutta: belle aperture nei ritornelli — uno su tutti quello del singolo “Secret Worlds”, dove la voce di Demurtas raggiunge vette estreme di estensione — intermezzi strumentali smaniosi che fanno andare su e giù la testa, chitarre distorte ma mai fuzzose e colpi di rullante che sembrano fucilate.

Ciò che funziona di più è l’interplay tra la voce di Mariangela Demurtas (mixata molto fuori) e i funambolismi percussivi di Kris Laurent che passa in un amen da episodi più compatti a drumming slegati. Si ascoltino “Cold revenge” e la più distesa “Given” per credere. La formula compositiva riesce a schivare il proiettile del rischio ripetitività: gli Ardours si dimostrano abili nel mescolare le carte rimanendo compatti e credibili nella loro proposta di pad incantati e soli di chitarra aguzzi con picchi creativi decisamente ispirati (“Unannounced” è un vero momento di grazia musicale insieme alla title track che ci sbatte in faccia pennellate di vernice elettronica).

“Anatomy of a moment” è un bel disco metal anche per i non avvezzi al genere, e chi scrive fa parte di questa schiera. È un Lp che trasuda voglia di raccontare e di mettere insieme tanti codici comunicativi. La cosa molto bella è che questa voglia non tracima mai: resta sempre quel sacrosanto passo indietro evitando di perdersi nell’epicità a volte eccessiva dei cliché metallari. Forse perché in fondo si tratta di alternative metal, forse perché gli Ardours sanno scrivere pezzi che funzionano, o forse tutte e due le opzioni. Nel dubbio, ascoltate l’album: saranno 46 minuti ben spesi della vostra giornata, e non è cosa da poco.

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