Le prime due puntate della serie dedicata al Cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi, interpretato da Ewan McGregor, sono state rilasciate il 27 maggio sulla piattaforma streaming Disney Plus e già il fandom della saga, a cui George Lucas ha dato inizio nel 1977 con Guerre Stellari: Episodio IV – Una nuova speranza, si è diviso nel giudicare lo show, che arricchisce il vasto universo narrativo di Star Wars di un nuovo, importante capitolo.
Se è certo, però, che per una valutazione complessiva occorrerà attendere di vedere tutti gli episodi della mini-serie, da questa settimana in onda per 4 mercoledì fino al 22 giugno, non c’è d’altro canto da stupirsi se Obi-Wan Kenobi sia oggetto di grandi attenzioni, trattandosi di uno dei personaggi più importanti della mitologia di Guerre Stellari, presente fin dal primo film della saga; allora era Sir Alec Guinness, attore shakespeariano di primaria grandezza, a interpretare il ruolo del Jedi in incognito sul pianeta Tatooine, chiamato ad aiutare la principessa Leia Organa (Carrie Fisher), prigioniera del temibile Darth Vader, e a introdurre alle vie della “Forza” -per semplificare, l’energia che permea l’universo e che opportunamente incanalata dona grandi poteri- il giovane Luke Skywalker (Mark Hamill). Se dunque il personaggio, nella trilogia cinematografica originaria (Episodi IV, V e VI), è soprattutto un anziano mentore -scherzosamente definito dal pilota del Millennium Falcon Han Solo (Harrison Ford) “vecchio fossile”-, custode di un credo mistico ormai considerato superstizione e depositario di importanti segreti circa il passato dei protagonisti, nella trilogia cronologicamente precedente (Episodi I, II e III) Obi-Wan, interpretato ora da Ewan McGregor, è dapprima un giovane “padawan”, “allievo” di Qui-Gon Jinn (Liam Neeson), quindi a sua volta un Maestro incaricato del difficile compito di addestrare Anakin Skywalker (pima il piccolo Jake Lloyd, poi Hayden Christensen) dotato di una predisposizione naturale alla Forza e destinato a portarvi, in qualche modo, equilibrio.
Sfortunatamente, però, Anakin viene sedotto dal Lato Oscuro della Forza, istigato dal Cancelliere e futuro Imperatore Palpatine (Ian McDiarmid); le visioni in cui sua moglie Padmé Amidala (Natalie Portman), incinta, muore di parto, e la frustrazione per le incomprensioni con il Consiglio degli Jedi conducono alla rovina Anakin, che finisce per macchiarsi di crimini terribili e ridurre in fin di vita la stessa Padmé: Obi-Wan si vede costretto a uccidere l’amico, fallendo dunque nella sua missione di Maestro. Gli eventi narrati nella serie ora su Disney Plus si collocano esattamente 10 anni dopo questi drammatici accadimenti; i Jedi, decimati con l’ascesa dell’Impero galattico, sono ricercati, braccati dal Grande Inquisitore (Rupert Friend) e dai suoi accoliti, e Obi-Wan si nasconde su Tatooine, conducendo un’esistenza simile a quella di un reduce di guerra, in preda a incubi che provengono da un passato traumatico: sopravvive grazie a un modesto lavoro, non fa più uso della Forza e la sua unica consolazione risiede nel vegliare da lontano sulla vita del piccolo Luke Skywalker, il figlio di Anakin affidato in segreto agli zii Owen e Beru, dopo la morte di Padmé in seguito a un difficilissimo parto.








Rassegnato, solitario, un “uomo spezzato”, così Ewan McGregor -tra i produttori dello show- ha definito il suo personaggio nelle interviste, incapace di perdonarsi e di superare il senso di colpa per la morte di Anakin; perfino quando un Jedi chiede il suo aiuto per sfuggire agli Inquisitori giunti su Tatooine e, in particolare, a Reva (Moses Ingram) interessata a trovare proprio Kenobi, Obi-Wan sceglie di restare nell’ombra. A riportare il Cavaliere sulla via della Forza è Bail Organa (Jimmy Smits), principe del pianeta Alderaan e padre adottivo della piccola Leia (Vivien Lyra Blair), futura principessa e sorella gemella di Luke, adottata dagli Organa e separata dal fratello per tutelarne la vera identità ed evitare così che entrambi i figli di Anakin, eredi delle sue capacità, possano diventare preda dell’Imperatore: Leia è stata rapita in circostanze misteriose e Bail chiede a Obi-Wan di mettersi sulle sue tracce. Seppur riluttante, il Cavaliere Jedi decide di partire alla ricerca della bambina e l’incontro tra questi iconici personaggi è particolarmente emozionante; Leia è una piccola, irresistibile ribelle, intelligente e sagace, e la sua schiettezza pare finalmente risvegliare in Obi-Wan le attitudini sopite, di essere umano e Maestro Jedi.
Le premesse dello show, dunque, sono avvincenti: la serie si uniforma allo stile narrativo dei primi tre episodi cinematografici e si colloca armonicamente dopo di essi; rispetto ai grandi successi di “The Mandalorian” e “The Book of Boba Fett” infatti, che pur attenendosi al canone dei film sono caratterizzate da una scrittura e da ritmi vicini alla serialità moderna, “Obi-Wan Kenobi”, con la regia di Deborah Chow, le scenografie di Jan Pascale e le musiche di Natalie Holt, possiede una potenza evocativa differente, vicina alla firma di George Lucas, in cui il fandom più tradizionalista non faticherà a riconoscersi. In definitiva, la galassia di Star Wars sarà pure “lontana lontana”, ma è ancora ricca di storie da raccontare e, tra i tanti personaggi che la animano, questo Obi-Wan Kenobi è certamente scritto e interpretato con grande profondità: comunque la si pensi sullo show, infatti, la fragilità del protagonista, il panico che traspare dai suoi occhi per la rivelazione, pur annunciata, che lo travolge alla fine del secondo episodio, raccontano e trasmettono un’emozione autentica, in cui chiunque potrà riconoscere la propria lotta per non cedere alla paura, “la via per il Lato Oscuro”.
































