Per il suo esordio come regista di un lungometraggio, Drew Hancock -già creatore di serie di successo come “Suburgatory” e “My Dead Ex” – sceglie di giocare con i generi cinematografici: “Companion” esce nelle sale il 30 gennaio e di certo non mancherà di suscitare giudizi contrastanti.
Il film, di cui Hancock firma anche la sceneggiatura, è stato infatti annunciato lo scorso autunno da un teaser molto breve e enigmatico, che ha acceso la curiosità, in particolare, degli utenti in rete: senza svelare quasi nessun dettaglio della trama, si prometteva “un nuovo tipo di storia d’amore”, condita da elementi decisamente splatter. Il trailer di contro, diffuso a tre settimane dall’uscita della pellicola, in un minuto e mezzo mette a fuoco forse troppi dettagli della trama e punta decisamente allo shock, rinunciando almeno in parte all’effetto sorpresa.
Il film si colloca tra horror fantascientifico e thriller, con incursioni piuttosto grottesche nel romance: si racconta infatti la storia d’amore “da sogno” tra Josh (Jack Quaid) e Iris (Sophie Thatcher), entrambi giovani e belli, oltre che spaventosamente devoti l’uno all’altra; Iris, in particolare, si dice convinta di aver trovato l’uomo della sua vita, con un trasporto che ricorda più il classico “angelo del focolare” degli anni Cinquanta -anche nei look dai colori pastello- che non una ragazza del 21° secolo.
La coppia perfetta ha in programma di trascorrere un weekend fuori città, in una meravigliosa villa convenientemente isolata dal mondo; insieme a loro, ci sono anche Eli (Harvey Guillén) e Patrick (Lukas Gage), innamoratissimi amici di Josh, spassosi ma un po’ stralunati, Sergey (Rupert Friend), prepotente padrone di casa, oltre che miliardario, e la sua fidanzata Kat (Megan Suri).
Cosa può succedere a un gruppo di persone così assortite, riunite in un luogo isolato in mezzo al bosco? Chiunque abbia un po’ di dimestichezza con il genere horror saprebbe rispondere, ma al cliché della “cabin in the woods” il regista e sceneggiatore Hancock aggiunge una rivelazione dal sapore fantascientifico: Iris non è una vera donna, ma un robot, o meglio una sex-bot, programmata per esaudire i desideri sessuali di chi l’ha comprata. Col progredire della trama, dunque, le dinamiche tra i vari personaggi si svelano, così come i loro reali obbiettivi: Iris si ritrova al centro di un complotto che la vuole vittima predestinata, ma com’è facile immaginare non si arrenderà facilmente alle macchinazioni dell’amato Josh.
Il film si muove in territori cinematografici ben noti, ma non risparmia agli spettatori colpi di scena che si susseguono con ritmi serrati: in poco più di un’ora e mezza, sono tanti, forse troppi, gli spunti di riflessione che si propongono agli spettatori; Iris è un robot estremamente sofisticato, ma il futuro in cui si muove appare tanto vicino da risultare ancora più perturbante, soprattutto alla luce degli accesi dibattiti sull’utilizzo AI, l’Intelligenza Artificiale applicata ad ambiti sempre più numerosi della nostra vita quotidiana.
Tra i produttori del film, non a caso, c’è Zach Cregger, giovane regista balzato all’attenzione di pubblico e critica con uno degli horror più riusciti degli ultimi anni, “Barbarian”; proprio come questa pellicola, “Companion” pone l’accento sul fatto che il male scaturisca innanzitutto dagli abissi dell’animo umano, piuttosto che essere una prerogativa dell’altro, del “diverso”, che sia un modernissimo robot o un antico mostro dei racconti popolari.
A incarnare efficacemente questo concetto è proprio il personaggio di Iris, a cui presta il volto un’attrice -Sophie Thatcher, già protagonista di “The Boogeyman” e di “Heretic” – esperta del genere horror: non solo un sofisticatissimo sex-bot, ma anche una donna vittima di violenza, che deve trovare il modo di salvarsi. Riuscirà a trovare un alleato, un vero “companion” in questa sua battaglia?
La risposta non è scontata e potrebbe anzi riservare uno dei colpi di scena più interessanti del film.