Bellissima, algida e implacabile: è questo l’aspetto della giudice Maddox, AI coprotagonista del film “Mercy: Sotto accusa”, in uscita nelle sale italiane il prossimo 22 gennaio. A prestare il volto a questa speciale intelligenza artificiale è Rebecca Ferguson, le cui fattezze dovrebbero contribuire a rendere meno severo il programma “Mercy”, studiato per gestire e accelerare gli iter giudiziari nei processi penali: se, tuttavia, la giudice appare particolarmente efficiente e rapida nella valutazione dei casi, d’altra parte l’empatia sembra non appartenerle, in particolare quando a venire giudicato è il detective Chris Raven, protagonista del film interpretato da Chris Pratt.
La vicenda si svolge a Los Angeles, in un futuro prossimo: è il 2029 e il sistema giudiziario americano viene gestito con l’apporto di un’intelligenza artificiale evoluta, che lo stesso Raven ha contribuito a perfezionare, in modo che il suo operato sia il più preciso e corretto possibile. Quando il detective, tuttavia, si ritrova davanti a Maddox con l’accusa di aver ucciso sua moglie (Annabelle Wallis), comincerà a dubitare dell’effettiva validità del programma Mercy, che ha avvallato con la propria consulenza e il proprio lavoro.
La valutazione dell’imputato, infatti, è spietata: a Raven sono concessi appena 90 minuti per dimostrare la propria innocenza; in questo intervallo di tempo il detective, legato a una sofisticatissima postazione, dispone di tutti i mezzi di indagine che l’AI può fornirgli – documenti audio e video per esempio – per ripercorrere ed esaminare le ore in cui sua moglie è stata assassinata e ricostruire i fatti che lo hanno portato davanti alla giudice Maddox.
Scritto da Marco Van Belle e diretto da Timur Bekmambetov, il film sfrutta in pieno il conto alla rovescia a cui è sottoposto il protagonista per tenere il pubblico incollato allo schermo: il calcolo della colpevolezza dell’imputato, che viene effettuato man mano che l’indagine procede, non dovrà superare il 92% al termine dei 90 minuti, pena la condanna a morte. Gli appassionati di cinema di fantascienza riconosceranno in questo film l’eco di pellicole come “Minority Report” o “Judge Dredd”, ma il focus di “Mercy”, in particolare, è sul tema dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni verosimilmente più prossime: da qui, la scelta dello sceneggiatore e del regista di ambientare il film in un futuro che fosse avvertito come vicino, riconoscibile e, perciò, ancora più inquietante dal pubblico.
Del resto, Timur Bekmambetov, cineasta kazako naturalizzato russo divenuto famoso in patria grazie alla saga vampiresca de “I guardiani della notte”, rappresenta una garanzia quanto a ritmo della narrazione e soluzioni visive innovative: il regista, non a caso, raggiunge la notorietà a Hollywood nel 2007 con “Wanted – Scegli il tuo destino”, pellicola tratta dall’omonimo fumetto con James McAvoy e Angelina Jolie, apprezzato da pubblico e critica proprio per l’originalità dell’approccio narrativo.
Non è dunque la prima volta che Bekmambetov e Pratt lavorano insieme: l’attore, infatti, interpretava un piccolo e sgradevole ruolo anche in “Wanted”. Il regista, nelle interviste che stanno accompagnando il tour promozionale del film, ha più volte scherzato su come negli anni Pratt si sia evoluto come interprete, sia fisicamente che dal punto di vista della recitazione, pur mantenendo sempre il suo approccio positivo e gioviale verso il lavoro. Del resto, non deve essere stato facile per colui che ha prestato il volto agli intrepidi protagonisti de “I Guardiani della Galassia” e “Jurassic World” affrontare un film in cui per la maggior parte del tempo il suo personaggio resta seduto e bloccato su una sedia; Pratt ha dichiarato di essersi preparato a lungo per il ruolo, trascorrendo del tempo in spazi ristretti, in cui i movimenti fossero ridotti al minimo.
Tra sequenze mozzafiato, che nel montaggio mescolano riprese effettuate con bodycam, robo-dog (cani robot) e droni di ultima generazione, il film promette un alto tasso di spettacolarità: resta da stabilire se riuscirà anche ad apportare un contributo significativo alla riflessione sull’impatto dell’AI nella società prossima futura.
