“Ci serve una barca più grossa!”
Basterebbe questa frase, o forse anche solo due note musicali –MI e FA– che si alternano a intervalli sempre più ravvicinati, a evocare le immagini di un film che nel 2025 compie 50 anni: era il 1975 e dai cinema di mezzo mondo si affacciava la creatura destinata a cambiare per sempre la vita di un regista poco meno che trentenne e, contemporaneamente, a rivoluzionare l’industria cinematografica.
“Jaws – Lo Squalo” è il terzo lungometraggio di Steven Spielberg e arriva dopo l’acclamato esordio con “Duel” (1971) e “The Sugarland Express” (1974); le riprese del film, tratto dal romanzo omonimo di Peter Benchley, sono segnate da una serie di inconvenienti che certo non fanno presagire il successo a cui l’epopea dei tre protagonisti -Martin Brody (Roy Scheider), capo della polizia dell’isola di Amity, Matt Hooper (Richard Dreyfuss), biologo marino, e Quint (Robert Shaw), rude pescatore, è destinata.
La trama è nota: l’isoletta di Amity è sconvolta dalla presenza di un enorme squalo bianco, che infesta le sue acque; le spiagge della località balneare rappresentano una fonte di sostentamento per la comunità, così il sindaco Larry Vaughn (Murray Hamilton) decide di lasciarle aperte a beneficio dei turisti in occasione del 4 luglio, scontrandosi duramente con il capo della polizia Brody. Dopo l’ennesimo attacco, Brody parte a caccia dello squalo bianco insieme a Hooper e Quint, a bordo dell’Orca.
Spielberg comincia le riprese senza un copione definito: la sceneggiatura, infatti, prende forma giorno dopo giorno a causa di numerosi intoppi tecnici. Per conferire maggiore realismo alla vicenda, il regista ha scelto di girare in pieno Oceano Atlantico, ma è impreparato ad affrontare le difficoltà legate al vento e alle maree; come se non bastasse, uno dei robot con le fattezze dello squalo si danneggia e costringe Spielberg a escogitare delle soluzioni alternative per girare le scene in cui l’animale sarebbe dovuto comparire in tutta la sua terribile maestosità.
In parte, sono proprio queste difficoltà a rendere “Jaws” un capolavoro: il budget sale alle stelle, i giorni di lavorazione si triplicano, ma il fatto che il vero protagonista del film, anche per cause di forza maggiore, non compaia fino al minuto 82, ma se ne percepisca la presenza con stratagemmi sempre diversi, contribuisce a mantenere viva la suspense in una modalità “hitchcockiana” destinata a fare scuola. Se lo squalo non si vede, infatti, sono i barili gialli legati agli arpioni che l’hanno trafitto a sfrecciare sul pelo dell’acqua e a segnalarne i movimenti; ancora, è l’incalzare della colonna sonora di John Williams, e in particolare di “quelle” due note, a suggerire al pubblico che la creatura si sta avvicinando alle sue vittime.
Il film coniuga al genere avventuroso le sottigliezze del thriller e alcune mirate concessioni all’horror, con una cesura netta tra la prima parte, ambientata sull’isola e ricca di scene di massa tipiche delle pellicole catastrofiche degli anni ‘70, e la seconda parte, che vede Brody, Hooper e Quint isolati in alto mare e costretti a fare i conti con se stessi e con una creatura quasi sovrannaturale, tra citazioni storiche, bibliche e letterarie da Herman Melville a Ernest Hemingway.
Negli Stati Uniti, il film esordisce nell’estate del 1975 e viene distribuito in oltre 400 sale; all’epoca, le nuove uscite si proiettavano in prima battuta nelle grandi città, contando sulle recensioni dei giornali e sul passaparola per ampliare successivamente la platea. “Lo Squalo” segna un cambiamento epocale dal punto di vista delle strategie di distribuzione, così come del marketing, con i trailer rilasciati sui principali network televisivi per catturare l’attenzione del pubblico. Il successo al botteghino è immediato, sostenuto anche dall’apprezzamento della critica: nel 1976 “Lo Squalo” si aggiudica tre Oscar (Montaggio, Colonna sonora e Sonoro) e proietta definitivamente Spielberg nell’Olimpo di Hollywood.
Per i 50 anni di questo cult movie, l’Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles ha organizzato una grande mostra celebrativa: “Jaws: The Exhibition” unirà a una coinvolgente sezione interattiva l’esposizione di materiali originali utilizzati durante le riprese; sarà inoltre possibile trovarsi faccia a faccia con “Bruce the Shark”, uno dei modelli originali dello squalo, che fa parte della collezione permanente del Museo. La mostra aprirà il prossimo 14 settembre, ma i biglietti sono già disponibili sul sito dell’Academy Museum, a questo link: pronti a salire a bordo dell’Orca?