“Another End”: l’amore ai confini tra vita e morte nel nuovo film di Piero Messina

Fantascienza e dramma sentimentale, Gael García Bernal e Bérénice Bejo in un’opera che esplora le possibilità della tecnologia in un futuro distopico, interrogandosi sul significato di amore e perdita

Gael García Bernal in “Another End”. ? Matteo Casilli | Indigo Film

Gael García Bernal in “Another End”. ? Matteo Casilli | Indigo Film

Arriva oggi nelle sale il secondo lungometraggio di Piero Messina, “Another End”, e non tradisce le aspettative, alimentate dal titolo d’esordio del regista, “L’attesa”, che nel 2015 è stato candidato a numerosi riconoscimenti, oltre che premiato con il Globo d’Oro come Miglior opera prima; a suo tempo il film, con protagonista Juliette Binoche, ha infatti svelato la cifra stilistica di Messina, capace di elaborare la materia letteraria di partenza, il dramma di Luigi Pirandello “La vita che ti diedi”, proponendone una rilettura accattivante, permeata dallo spirito dei luoghi in cui la storia si consuma, un’antica e decadente villa siciliana, e fortemente introspettiva.

Formatosi al Centro sperimentale di cinematografia di Roma e autore della seconda stagione di “Suburra” e della serie “L’Ora – Inchiostro contro piombo”, il regista siciliano sviluppa con “Another End” alcuni temi che hanno segnato la sua prima pellicola, mescolando dramma romantico e distopia per una storia di fantascienza “soft”, ambientata in un futuro non troppo diverso dal nostro presente, in cui innovazioni oggi solo prefigurate dal progresso tecnologico sono divenute realtà. Così il lutto, l’elaborazione del dolore e l’amore nelle sue più oscure sfaccettature, argomenti cari a Messina, in questo film vengono declinati secondo il presupposto, inquietante ma non privo di fascino, che esista la possibilità di trasferire su un nuovo corpo la coscienza di una persona defunta.

La pellicola, la cui sceneggiatura vede tra gli autori, oltre Messina, il fumettista Giacomo Bendotti, racconta la storia di Sal (Gael García Bernal), privato del grande amore della sua vita, Zoe, da un fatale incidente stradale; l’uomo, preda di dolore e disperazione, sembra incapace di reagire alla perdita e si trascina, giorno dopo giorno, in un’esistenza apatica, rimpiangendo in particolare di non aver potuto scambiare con Zoe delle parole di commiato. La sorella di Sal, Ebe (Bérénice Bejo), gli suggerisce così di ricorrere alla tecnologia denominata Another End, sviluppata dalla società Aeterna, per cui la stessa Ebe lavora come scienziata: “un’altra fine” è infatti concessa a chi faccia uso di questa sofisticata pratica, che consente di caricare la coscienza di una persona morta su un corpo ospite, che ne assume i ricordi e la personalità, per il tempo necessario all’ultimo saluto.

Inizialmente scettico e, in parte, spaventato da questa opportunità, Sal decide di fare un tentativo: quando Zoe si risveglia nel corpo di Ava (Renate Reinsve), l’uomo appare confuso, finché non riconosce in quella donna estranea il suo unico amore; la felicità si affaccia ancora una volta nell’esistenza di Sal, una gioia inebriante, ma non priva di ombre, dal momento che le regole di Another End sono chiare: il tempo concesso all’addio, alla “seconda possibilità”, è limitato. Mentre in quel corpo femminile, territorio straniero e inesplorato, il protagonista ritrova i segni di ciò che ha amato, l’esperienza di altre persone che hanno fatto uso di Another End -come Juliette (Olivia Williams), che se n’è servita per avere ancora una volta al suo fianco marito e figlio- porta nuove domande e consapevolezze.

L’anima di un individuo è davvero scindibile dal suo corpo? È Zoe, che Sal sta amando, o il suo desiderio di lei sta alimentando un nuovo amore? Il dilemma etico di Another End spinge a interrogarsi sulla reale natura del sentimento che, in un futuro non troppo lontano, potrebbe portarci a scegliere di avere un’ultima possibilità per stare insieme a una persona che ci è stata strappata: amore o egoismo? L’ambientazione fantascientifica della storia narrata in “Another End” rappresenta senza dubbio un aspetto affascinante del film, che tuttavia resta, soprattutto, una storia d’amore, in cui si esplora l’affinità intellettuale e quella dei corpi e in cui la tecnologia rappresenta un mezzo rivoluzionario per sondare il vero significato del concetto di umanità.

Di certo sono numerosi gli interrogativi che Messina pone in questa pellicola e gli amanti del genere riconosceranno alcune tra le più recenti fonti d’ispirazione, dalla serie “Altered Carbon” ad alcuni episodi di “Black Mirror”; anche solo questi titoli basterebbero a evidenziare che il film, ma in generale il modo d’intendere l’arte del racconto cinematografico da parte di questo regista, si distingue dalla maggior parte delle produzioni italiane: i semi piantati ne “L’attesa”, che già risultavano speciali pur in una messinscena più canonica, soprattutto per il pubblico poco avvezzo a immaginare mondi fantascientifici, sono sbocciati, valorizzati anche in questo caso da un cast internazionale.

Proprio a Bérénice Bejo, candidata all’Oscar per “The Artist”, spetta il compito di interpretare un personaggio chiave del film, che riserva agli spettatori un inatteso colpo di scena finale; è possibile vedere in anteprima i primi minuti di “Another End” sul sito di My Movies.

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