I bambini e gli adolescenti degli anni Novanta ricorderanno l’invasione dei “Piccoli Brividi” nelle librerie: una serie quasi infinita di volumi di piccolo formato, con copertine dai soggetti misteriosi e inquietanti, che promettevano ai giovani lettori storie del terrore “pronte all’uso”, brevi, autoconclusive e di immediato impatto.
Autore delle collane dei “Goosebumps” -questo il titolo originale, letteralmente “pelle d’oca” – edita in Italia da Mondadori, è Robert Lawrence Stine, nato nel 1943 in una fattoria dell’Ohio e appassionato di storie fin dalla tenera età; leggenda vuole che abbia iniziato a scrivere a soli 9 anni, dopo aver trovato in soffitta una vecchia macchina da scrivere, tra innumerevoli cianfrusaglie dei suoi genitori.
Lo scrittore è ancora oggi uno degli autori più letti al mondo, secondo solo a Stephen King, con circa 400 milioni di copie vendute e tradotte in oltre 30 lingue: di certo, la longevità di queste opere, capaci di appassionare generazioni diverse di lettori, è dovuta sia alle particolari caratteristiche delle storie, sia al successo degli adattamenti realizzati per la televisione, il cinema e, più recentemente, le piattaforme streaming.
I racconti di Stine sono di facile fruizione, difficilmente arrivano alle 150 pagine e di solito i protagonisti sono adolescenti alle prese con avvenimenti spaventosi, tra luoghi infestati e creature della migliore tradizione horror. La collana ha avuto inizio nel 1992 con “Welcome to Dead House”, edito da Scholastic Press con la copertina di Tim Jacobus, storico illustratore delle cover: Stine vi racchiude gli elementi che ricorrono in tutte le sue storie, caratterizzate da frequenti colpi di scena, con “twist” finali che le rendono affini alle moderne narrazioni seriali.
Pur trattandosi di racconti autoconclusivi e nella maggior parte dei casi indipendenti l’uno dall’altro, non mancano i personaggi ricorrenti; tra i più famosi, Slappy, crudele marionetta da ventriloquo che compare anche nei vari adattamenti per il piccolo e grande schermo. A partire dal 1995 è stata infatti prodotta per 4 stagioni la serie antologica “Goosebumps”, trasmessa nel nostro paese su Italia 1; con la popolarità di Stine e dei “Piccoli Brividi” ormai consolidata, l’idea di un film per il cinema prende corpo e Tim Burton viene opzionato come regista dalla 20th Century Fox.
La brevità dei libri, tuttavia, rende complessa la scrittura di una sceneggiatura per il grande schermo; il progetto viene accantonato fino ai primi anni Duemila, quando gli sceneggiatori Scott Alexander e Larry Karaszewski maturano l’idea di un film in cui il protagonista sia lo stesso Stine. Nel 2015 esce nelle sale “Goosebumps – Piccoli Brividi” con la regia di Rob Letterman e Jack Black nei panni dello scrittore: il film, per cui lo sceneggiatore Darren Lemke sviluppa l’idea dei colleghi Alexander e Karaszewski, vede Stine alle prese con Slappy e una serie di creature dell’orrore materializzatesi dai suoi libri; ad aiutarlo nella “caccia al mostro”, la figlia Hannah (Odeya Rush) e il giovane vicino di casa Zach Cooper (Dylan Minnette).

Il film è un successo, seguito nel 2018 da “Piccoli brividi 2 – I fantasmi di Halloween” di Ari Sandel, in cui Black compare solo in un cameo; questo capitolo non riscuote l’apprezzamento del precedente, ma prelude alla realizzazione delle serie targate Disney+: nel 2023, esce dunque “Piccoli Brividi”, 10 episodi in cui si racconta di un gruppo di ragazzi che evoca delle creature soprannaturali con conseguenze nefaste; dal 10 gennaio scorso è invece disponibile “Piccoli Brividi – La misteriosa avventura”, con il protagonista, interpretato da David Schwimmer, e i suoi figli alle prese con un mistero che riguarda la loro casa.
Dalle serie si torna ai libri: il successo di queste moderne narrazioni ha portato, a partire dal 2022, alla ristampa dei volumi, con nuovi formati e copertine; particolarmente interessante, per chi voglia approcciarsi alla lettura di Stine, “La raccolta mostruosa” (Mondadori, 2024), oltre 800 pagine che racchiudono le storie più iconiche della collana. Il cerchio si chiude, dunque, tra le pagine dei libri, anche al tempo dello streaming.