Dopo la presentazione in anteprima alla Berlinale, arriva nelle sale italiane “L’Ombra del corvo”, distribuito da Adler Entertainment. Il film segna l’esordio nella finzione del regista e documentarista britannico Dylan Southern, conosciuto per i lavori “Shut Up and Play the Hits” e “Meet Me in the Bathroom”, e vede come protagonista Benedict Cumberbatch. L’opera è tratta dal romanzo di Max Porter “Il dolore è una cosa con le piume”, pubblicato in Italia da Guanda.
Ambientato in una dimensione sospesa tra il reale e il simbolico, “L’Ombra del corvo” affronta il tema del lutto e della possibilità di rinascita attraverso l’immaginazione e l’affetto reciproco. La trama segue un padre e i suoi due figli piccoli alle prese con la perdita improvvisa della madre. Nella loro quotidianità, segnata dal vuoto e dall’assenza, fa la sua comparsa un enigmatico corvo parlante, creatura tanto minacciosa quanto guida spirituale, che li costringe a misurarsi con il dolore e a ritrovare un equilibrio attraverso la memoria e la parola.
Benedict Cumberbatch offre un’interpretazione intensa e misurata di un uomo sospeso tra disperazione e ricerca di senso. Al suo fianco, i giovanissimi Henry e Richard Boxall, al loro debutto cinematografico, interpretano i figli con naturalezza e autenticità, rappresentando l’incertezza e la capacità di adattamento tipiche dell’infanzia.
La presenza del corvo, figura chiave del romanzo di Porter, viene resa sullo schermo con una scelta stilistica precisa. Il personaggio prende corpo attraverso la performance fisica di Eric Lampaert e la voce di David Thewlis. L’assenza di effetti digitali contribuisce a conservare un senso di materia e concretezza, facendo emergere l’aspetto più viscerale e simbolico della storia.
L’adattamento cinematografico è stato realizzato in stretta collaborazione con Max Porter, che ha seguito l’intero percorso creativo e compare anche in un breve cameo. Il dialogo tra autore e regista ha permesso di mantenere lo spirito poetico e sperimentale dell’opera letteraria, pur trasformandolo in una nuova esperienza visiva e narrativa, autonoma e coerente con il linguaggio del cinema.
“L’Ombra del corvo” si presenta come un racconto sul dolore e sulla sua trasformazione, capace di esplorare la fragilità umana senza retorica. Attraverso la parola, il ricordo e la condivisione, il film riflette sul modo in cui la perdita può diventare spazio di continuità emotiva e possibilità di rinnovamento.
































