“4 mosche di velluto grigio” di Dario Argento torna al cinema in versione restaurata 4K

Dal 14 luglio nelle sale italiane il thriller del 1971 diretto da Dario Argento, con la colonna sonora di Ennio Morricone, torna sul grande schermo in versione restaurata grazie a CG Entertainment e Cineteca di Bologna

Bud Spencer e Michael Brandon in “4 mosche di velluto grigio” di Dario Argento

Bud Spencer e Michael Brandon in “4 mosche di velluto grigio” di Dario Argento

A oltre cinquant’anni dalla sua uscita, “4 mosche di velluto grigio”, film cult diretto da Dario Argento, torna nelle sale italiane il 14 luglio in una versione restaurata in 4K. Distribuito da CG Entertainment in collaborazione con Cat People e Surf Film, il film sarà proiettato nell’ambito dell’iniziativa “Cinema Revolution”, che propone il biglietto a prezzo ridotto di 3,50 euro. In Sardegna, l’opera sarà in programmazione il 14, 15 e 16 luglio al Multiplex Prato di Nuoro e nelle sale The Space Cinema di Quartucciu e Sestu.

Uscito nel 1971, “4 mosche di velluto grigio” è il terzo capitolo della cosiddetta “trilogia degli animali”, che comprende anche “L’uccello dalle piume di cristallo” (1970) e “Il gatto a nove code” (1971). Il film fu scritto da Argento con Luigi Cozzi e Mario Foglietti e accompagnato dalla colonna sonora firmata da Ennio Morricone. La versione restaurata è stata curata dalla Fondazione Cineteca di Bologna in collaborazione con Surf Film e con il contributo del MiBACT. Le lavorazioni si sono svolte presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, partendo dai materiali originali forniti da Reel One. La color correction è stata supervisionata dal direttore della fotografia Luciano Tovoli.

Il film è stato a lungo considerato il “titolo perduto” di Argento, scomparso dalla circolazione per problemi legati ai diritti di distribuzione e recuperato solo a partire dai primi anni Duemila. Oggi torna in sala con un nuovo trailer costruito sulla base della versione restaurata, in cui le immagini e la musica di Morricone immergono lo spettatore in un’atmosfera sospesa tra sogno e incubo.

“4 mosche di velluto grigio” è un thriller che mescola diversi generi – dal giallo alla commedia, dalla fantascienza alla musica – anticipando quella commistione stilistica che avrebbe trovato compimento in “Profondo Rosso” e “Suspiria”. In un’intervista del 1996, Argento dichiarò di aver voluto raccontare la storia di una coppia che condivide la stessa casa ma vive realtà separate, colpita da silenzi, incomunicabilità e segreti. Alcuni elementi del film – come i sogni premonitori o le lettere minatorie – richiamano le ossessioni personali del regista, come lui stesso ammise nel volume “Paura, Dario Argento” (Einaudi, 2014).

Il protagonista del film è Roberto Tobias (Michael Brandon), batterista rock perseguitato da uno sconosciuto. Dopo una colluttazione culminata con l’uccisione del suo inseguitore, Tobias scopre di essere stato fotografato durante il gesto. Inizia così per lui una spirale di paranoia e angoscia che lo porta a confidarsi con la moglie Nina (Mimsy Farmer), con un amico filosofo soprannominato “Dio” (Bud Spencer), e infine con un investigatore privato (Jean-Pierre Marielle), nel tentativo di ricostruire i fili di una vicenda sempre più ambigua.

Restituito oggi al pubblico con una nuova veste visiva, il film rappresenta un tassello centrale nella filmografia di Argento. Il ritorno in sala di “4 mosche di velluto grigio” offre l’occasione di riscoprire un’opera in cui i confini tra realtà e allucinazione si confondono, lasciando spazio a un linguaggio cinematografico libero, instabile, capace di sorprendere ancora.

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